La leggenda svizzera, fresca vincitrice del secondo Australian Open di fila, pare regnare incontrastata. Ecco due motivi utili per comprendere la situazione.
Chissà se il tennis sarebbe mai diventato quello che é oggi senza Joseph Guillotin (1738-1814), medico e politico francese del 18º secolo. Il riferimento, pur sembrando casuale, non lo é, perché quest'uomo ha davvero avuto un'importanza cruciale nello sviluppo dell'attuale sport. Per comprendere meglio il tutto dobbiamo tornare indietro di più di due secoli, per l'esattezza al 20 giugno 1789. In Francia la situazione politica non era delle migliori già da qualche anno: i problemi economici, tra cui la caduta dei prezzi agricoli della viticoltura e la conseguente carestia, avevano causato più di qualche danno al popolo francese, che si ritrovava a vivere ormai in un grave stato di povertà. Ad aumentare ancor di più il malcontento, ci fu nel 1788 la crisi del pane, che arrivò a costare quattro soldi per libbra nella capitale. Popolo in rivolta, famiglia reale rintanata nel Palais de Tuileries, rappresentanti del Primo Stato in fuga. La Rivoluzione Francese vera e propria non era ancora cominciata, ma la "Presa della Bastiglia" era ormai in avvicinamento.
Il 20 giugno dell'anno 1789, l'Assemblea Nazionale si stava per riunire in una sala di un hotel di Versailles, quando giunse la notizia che il re l'aveva chiusa per manutenzione. Tra borghesi in preda al panico e contadini indemoniati, si levò dal coro la potente voce di Guillotin che con grande solennità gridò: "Alla Pallacorda!". Quel giorno, in cui i partecipanti giurarono di creare una Costituzione francese che potesse liberarli dall'ancien régime, il tennis assunse per la prima volta una certa rilevanza.
Con il tempo, come accade a ogni elemento della realtà che ci circonda, anche lo sport conosciuto come jeu de paume si é evoluto, ed ha anch'esso conosciuto varie rivoluzione. Una di quelle più impetuose, se non la più funesta, é stata quella di Roger Federer. La "RF Revolution" ha qualche tratto in comune con quella del 18º secolo tra cui la necessità di ribaltare un potere ormai monotono (Sampras e Agassi) e una certa violenza nello spazzar via le sicurezze dei sovrani.
Federer in realtà é andato oltre il semplice passaggio di testimone, cambiando il tennis in maniera radicale e totale. L'innata eleganza, la maestria mostrata nel colpire la pallina, la tecnica sopraffina che si nota a ogni giocata, unite al killer instinct di un freddo calcolatore (capace di lasciar intravedere le emozioni quando necessario), hanno reso il campione svizzero l'archetipo del tennista perfetto. In chimica, l'aumento di temperatura scioglie il ghiaccio. Nello sport, vedere Federer scioglie tutti i cuori, anche quelli di pietra.
Tuttavia, nonostante la giovinezza sia passata da qualche anno, RF sembra che stia vivendo una rinascita professionale, dopo un momento di declino, tanto da far pensare che in realtà Federer stia vivendo in un momento di eterno presente. Questo é perché da un lato i fenomeni della sua generazione, más o menos, tra cui Djokovic e Murray sono tormentati continuamente dagli infortuni, mentre i talenti della NextGen non sono ancora abbastanza maturi per competere ad altissimi livelli. Ecco perché Roger Federer, in questo momento é ancora irraggiungibile.
Gli acciacchi fermano anche i migliori
26 luglio 2016. Il campione svizzero annuncia che a causa dei problemi fisici, la sua stagione si può considerare terminata. Niente Olimpiadi, niente Us Open, né ATP World Finals: un incubo senza fine. Nel frattempo anche Nadal é in una situazione molto simile, dato che il polso ha fatto da poco crac. Per Rafa non é la prima volta, visto che ha avuto la bellezza di 16 infortuni nel corso della sua carriera che hanno inficiato non di poco le sue possibilità di dominio. Mentre due giganti cadono, altri due accedono al paradiso. Novak Djokovic e Andy Murray sono al settimo cielo. Il serbo si può vantare di aver messo in bacheca l'Australian Open e il Roland Garros, completando il famoso Grande Slam a cui tutti i tennisti aspirano. Tuttavia, la sconfitta nell'ultimo torneo della stagione, non permette a Nole di raggiungere il primo posto nel ranking. Il tennista scozzese invece ha conquistato il tanto ambito Wimbledon e le ATP World Finals, chiudendo in maniera fantastica un anno che gli assegna il primo posto nella classifica tennistica mondiale.
Due anni più tardi, la situazione é completamente capovolta. Murray e Djokovic sono fermi ai box, mentre i due "anziani" del circuito si spartiscono i trofei. Federer ha appena vinto l'Australian Open (due di fila), mentre Nadal si trova ancora in cima alla classifica, nonostante proprio lo svizzero si trovi a soli 200 punti di distanza.
Quello che però sorprende tutti é il fatto che Federer non abbia mai avuto, dopo il tormentato 2016, nessun infortunio rilevante, al contrario degli altri tre "big", che sono stati traditi rispettivamente dal gomito (Djokovic), dal ginocchio (Nadal) e dall'anca (Murray). Una costanza e un livello di salute incredibili per il campione elvetico, che da sempre ha avuto qualche acciacco che gli ha impedito di affrontare al massimo tutte le stagioni. Quest'anno pare invece avere un'integrità fisica inscalfibile, come un vero e proprio diamante. Una similitudine non casuale, dato che la tecnica sopraffina fa brillare RF come la più luccicante tra le pietre preziose. Se Federer dovesse reggere a questi livelli per tutto l'anno e presentarsi a livelli ottimali per i tornei più importanti, ecco che allora sarebbe tra i favoriti in ognuno di essi e potrebbe anche pensare di concludere l'anno solare davanti a tutti nel ranking ATP.
Quello che però sorprende tutti é il fatto che Federer non abbia mai avuto, dopo il tormentato 2016, nessun infortunio rilevante, al contrario degli altri tre "big", che sono stati traditi rispettivamente dal gomito (Djokovic), dal ginocchio (Nadal) e dall'anca (Murray). Una costanza e un livello di salute incredibili per il campione elvetico, che da sempre ha avuto qualche acciacco che gli ha impedito di affrontare al massimo tutte le stagioni. Quest'anno pare invece avere un'integrità fisica inscalfibile, come un vero e proprio diamante. Una similitudine non casuale, dato che la tecnica sopraffina fa brillare RF come la più luccicante tra le pietre preziose. Se Federer dovesse reggere a questi livelli per tutto l'anno e presentarsi a livelli ottimali per i tornei più importanti, ecco che allora sarebbe tra i favoriti in ognuno di essi e potrebbe anche pensare di concludere l'anno solare davanti a tutti nel ranking ATP.
La maturità non é ancora arrivata
Dall'altro lato della medaglia ci sono i ragazzi in rampa di lancio della NextGen, la prossima generazione di fenomeni che invaderà i campi da tennis. I tre più quotati a seguire le orme dei grandi di quest'epoca sono il tedesco Alexander Zverev, il canadese Denis Shapovalov e il sudcoreano Chung Hyeon. L'aspetto che permette a RF di dominare é il fatto che questi tre futuri assi del tennis non sono ancora in grado di competere ad altissimi livelli, pur avendo vinto qualche torneo ATP o comunque pur avendo fatto una gran figura in uno di questi.
Il più esperto e affermato dei tre, nonché #4 del ranking, é Zverev, baby prodigio e figlio d'arte (suo padre Aleksandr rappresentò l'URSS in Coppa Davis) si é fatto conoscere al mondo nel corso dell'ultimo anno, quando si é messo in luce battendo prima Nole Djokovic agli Internazionali di Roma, tra l'altro vincendo, e poi il suo idolo d'infanzia Roger Federer, sconfitto in finale a Montréal.
Shapovalov é invece il miglior tennista canadese sulla piazza dopo il gigante Milos Raonic, e si é fatto un nome proprio nel torneo di casa a Montréal, sconfiggendo Rafa Nadal al terzo turno e arrendendosi in semifinale al coetaneo Zverev. Dotato di un ottimo rovescio a una mano, preso dalla madre ex tennista, e di un eccellente servizio, il canadese é uno di quei tennisti "completi a tutto campo", alla Sampras per intenderci, capace di rispondere in maniera eccellente sia da fondo campo che a rete.
L'ultimo enfant prodige é Chung Hyeon, che si é conquistato il palcoscenico internazionale in ben due occasione. Nella prima vincendo l'edizione numero 1 della "NextGen ATP Finals", l'equivalente delle World ATP Finals per i giovani in rampa di lancio, sconfiggendo il russo Rublev. Nella seconda invece ha battuto Nole Djokovic, non il primo che passa per strada, accedendo così alle semifinali in Australia, dove poi é stato sconfitto da Federer.
É proprio Chung che si collega al discorso del titolo. Il fatto é che questi giovani fenomeni, pur avendo tutte le carte in regole per dominare in futuro, non sono ancora pronti mentalmente ad affrontare le sfide dove la posta in palio é parecchio alta. Lo si é potuto notare molto banalmente nelle semifinali all'Australian Open, quando RF stava conducendo 6-1, 5-2 nel secondo set, prima del ritiro del sudcoreano. Aver battuto Djokovic significava che sicuramente il talento e la determinazione ci sono, ma probabilmente la mente non é ancora pronta per dominare a livelli eccelsi, e la facilità con cui Federer stava distruggendo l'avversario lo dimostra. Una volta compiuto questo necessario step, allora potremmo iniziare a considerare questi tre giovani tra i possibili candidati alla vittoria finale in ognuno dei quattro slam.
Ricordarsi delle sconfitte, fare tesoro di ciò che abbiamo appreso dalle cadute, é una delle cose più importanti per risalire più forti di prima, per rialzarsi e dominare chiunque dovunque. Freud diceva che "niente di ciò che abbiamo posseduto nella mente una volta può andare completamente perduto".
Speriamo che i fenomeni della NextGen, un'occhiata a Freud ogni tanto la diano. Le parole di un uomo austriaco morto 79 anni fa non fanno mai male soprattutto ai giovani d'oggi, erranti come il miglior Ulisse in un mondo che fa di nome incertezza.
Il più esperto e affermato dei tre, nonché #4 del ranking, é Zverev, baby prodigio e figlio d'arte (suo padre Aleksandr rappresentò l'URSS in Coppa Davis) si é fatto conoscere al mondo nel corso dell'ultimo anno, quando si é messo in luce battendo prima Nole Djokovic agli Internazionali di Roma, tra l'altro vincendo, e poi il suo idolo d'infanzia Roger Federer, sconfitto in finale a Montréal.
Shapovalov é invece il miglior tennista canadese sulla piazza dopo il gigante Milos Raonic, e si é fatto un nome proprio nel torneo di casa a Montréal, sconfiggendo Rafa Nadal al terzo turno e arrendendosi in semifinale al coetaneo Zverev. Dotato di un ottimo rovescio a una mano, preso dalla madre ex tennista, e di un eccellente servizio, il canadese é uno di quei tennisti "completi a tutto campo", alla Sampras per intenderci, capace di rispondere in maniera eccellente sia da fondo campo che a rete.
L'ultimo enfant prodige é Chung Hyeon, che si é conquistato il palcoscenico internazionale in ben due occasione. Nella prima vincendo l'edizione numero 1 della "NextGen ATP Finals", l'equivalente delle World ATP Finals per i giovani in rampa di lancio, sconfiggendo il russo Rublev. Nella seconda invece ha battuto Nole Djokovic, non il primo che passa per strada, accedendo così alle semifinali in Australia, dove poi é stato sconfitto da Federer.
É proprio Chung che si collega al discorso del titolo. Il fatto é che questi giovani fenomeni, pur avendo tutte le carte in regole per dominare in futuro, non sono ancora pronti mentalmente ad affrontare le sfide dove la posta in palio é parecchio alta. Lo si é potuto notare molto banalmente nelle semifinali all'Australian Open, quando RF stava conducendo 6-1, 5-2 nel secondo set, prima del ritiro del sudcoreano. Aver battuto Djokovic significava che sicuramente il talento e la determinazione ci sono, ma probabilmente la mente non é ancora pronta per dominare a livelli eccelsi, e la facilità con cui Federer stava distruggendo l'avversario lo dimostra. Una volta compiuto questo necessario step, allora potremmo iniziare a considerare questi tre giovani tra i possibili candidati alla vittoria finale in ognuno dei quattro slam.
Ricordarsi delle sconfitte, fare tesoro di ciò che abbiamo appreso dalle cadute, é una delle cose più importanti per risalire più forti di prima, per rialzarsi e dominare chiunque dovunque. Freud diceva che "niente di ciò che abbiamo posseduto nella mente una volta può andare completamente perduto".
Speriamo che i fenomeni della NextGen, un'occhiata a Freud ogni tanto la diano. Le parole di un uomo austriaco morto 79 anni fa non fanno mai male soprattutto ai giovani d'oggi, erranti come il miglior Ulisse in un mondo che fa di nome incertezza.
