Domenica abbiamo assistito a uno spettacolo che difficilmente scoderemo. Merito delle due squadre sicuramente, ma anche di un Messi alieno.
Il paragone tra Lionel Messi e Rocky Balboa potrebbe suonare strano a qualcuno, quasi certamente utopico alla maggior parte delle persone di questo mondo. Bizzarro per il semplice motivo che Messi non ha né il fisico e né l'altezza per essere un pugile ma nemmeno, a detta di alcuni, il carisma e la determinazione a rialzarsi sempre tipici del boxeur di Philadelphia.
Ieri invece, dopo essere stato steso da una gomitata ricevuta da Marcelo, il nº10 del Barcellona si é rialzato e con una doppietta sontuosa ha permesso alla sua squadra di agganciare il Real Madrid in testa al campionato, riaprendo di fatto la Liga. Ma prima di elogiare l'alieno proveniente da Rosario, ripercorriamo il Clásico 2017, un match che difficilmente sarà dimenticato.
Prepartita: Neymar squalificato, Bale in campo acciaccato
Real e Barcellona arrivano alla partita con due stati d'animo differenti. I Blancos stanno cavalcando l'onda dell'entusiasmo dato che sono primi in Liga e hanno raggiunto, dopo varie polemiche, la semifinale di Champions eliminando il Bayern Monaco. Il Barça viene invece dal pareggio casalingo nel ritorno dei quarti con la Juve, che ha sancito la sua eliminazione dal torneo continentale più prestigioso. Per i blaugrana, Alcácer sostituisce lo squalificato Neymar, con Jordi Alba che riconquista il posto da terzino sinistro. Per il Real, Bale (assente nel ritorno contro i tedeschi) viene schierato titolare nonostante sia rientrato da poco da un infortunio.
1º Tempo: dominio Real, lampo folgorante di Messi
Qualsiasi tifoso, in qualsiasi parte del mondo, mi confermerà che dire che il primo tempo é stato solo a tinte bianche é un eufemismo. Perché minimizzare il dominio madrileño significa dire il falso. Il Real sarebbe potuto passare in vantaggio al 2' se l'arbitro avesse fischiato il contatto netto tra Umtiti e Ronaldo. Ma alla fine l'ha fatto 28 minuti dopo, con Casemiro che é stato il più rapido ad avventarsi sul pallone che, dopo il tiro sul palo di Ramos, danzava sulla linea di porta. In questa quasi mezz'ora di dominio dei padroni di casa, il Barcellona era sostanzialmente spaesato, incapace di reagire e di rispondere colpo su colpo ai ripetuti attacchi dei giocatori indossanti la maglia del Madrid.
L'episodio che ha svegliato il Barça é stato, senza ombra di dubbio, la gomitata di Marcelo sui denti di Messi. Vedere il genio argentino a terra, con la bocca sgorgante di sangue, ha dato la carica agli uomini di Luis Enrique, e soprattutto al suo uomo più intelligente, di nome Leo Messi. Un uomo, che una serpentina tra Modric e Carvajal, e con uno sinistro sotto le braccia di Navas, ha rimesso in carreggiata una squadra spenta e come direbbero in Spagna, desanimada. Negli ultimi 10' il Barcellona ha attaccato, ha creato ma allo stesso tempo sprecato due grandi occasione, tra cui una proprio con l'argentino, a porta vuota dopo un'uscita errata del portiere del Real
2º Tempo: botta Barça, risposta Real, match-winner firmato Leo
Il secondo tempo é stato intensissimo e bellissimo, visto che le due squadre hanno avuto molte occasioni con cui ribaltare a loro favore la partita: ma prima la non freddezza sotto porta, di Piqué al 59' e di Ronaldo al 67', poi le grandi parate dei portieri, Ter Stegen su Benzema al 55' e Navas su Suarez al 69', hanno fatto rimanere bloccata la partita sull'uno pari.
É stato necessario un lampo eccezionale da fuori di Rakitic al 75' per garantirci un finale di gara scoppiettante: per il croato, che non attraversa un periodo e in generale una stagione positiva, un gol importante sia per il morale che per la classifica. Dopo il gol del nº4 del Barcellona, il match sembrava ormai in mano della squadra di Luis Enrique, dato che neanche i cambi avevano fino a quel momento aiutato Zidane. Ma é stato stavolta Sergio Ramos a stravolgere di nuovo la partita, che con il suo rosso, scaturito da un'entrata assassina su Messi, ha obbligato l'allenatore francese a buttare nella mischia anche James Rodriguez. Il colombiano, da molto tempo sul mercato e praticamente con le valigie in mano, ha impiegato solo otto minuti, dal 77' all'85' a far ricredere tutti, sfruttando una disattenzione difensiva del Barcellona e trasformando in rete il cross di Marcelo.
A quel punto tutti, me compreso, credevano che il pareggio sarebbe stato in ogni caso il risultato finale, un risultato che comunque non aveva impedito alle due squadre di offrire un grande spettacolo.
Ma neanche se fossimo stati nel più bel sogno della nostra vita ci saremmo immaginati un'ultima azione del match così emozionante. Da quando Sergi Roberto prende palla nella sua meta campo e inizia l'azione saltando uomo a uomo quelli del Real Madrid, evitando di essere steso da Marcelo, a quando Messi, dopo l'assist di Jordi Alba, confeziona la sua personale doppietta con un tiro spettacolare dove nessun umano può arrivare, ecco in quella manciata di secondi che portano la "Pulce" a mostrare fieramente la sua maglia al Bernabeu, sono rappresentate le emozioni che il calcio é capace di trasmetterci.
Alla fine di tutto, c'é solo un purissimo sentimento di ammirazione per quel "piccoletto" che domenica sera é contemporaneamente diventato il miglior marcatore del Clásico e raggiunto quota 500 gol in carriera. Meglio di lui hanno fatto solamente Pelé, Puskas e Müller, ma c'é da dire che, pur con tutto il rispetto che si può avere per tre leggende di questo sport, fare mezzo migliaio di gol ora come ora é un lavoro sicuramente più complicato.
Ma come ben si sa, le mansione più complicate, quelle che richiedono più sforzo e più ingegno, vengono sempre affidate ai migliori. E la partita di domenica sera ne é un esempio.

