Con il campionato conclusosi ieri, è tempo di dare i voti alle varie squadre. Una per una, tutte e venti.

Si avvicina la fine di maggio ed è tempo di calcoli, per chiunque stia concludendo l'anno. Tra situazioni incerte, medie già sicure e rischio debiti, sembra di essere a fare la spesa al bazar di Marrakech nell'ora di punta, in un pomeriggio di caldo apocalittico. E invece ci si ritrova seduti su un divano, a discutere di calcio (come se in Italia sia una novità), e ad analizzare la stagiona appena terminata. E dopo qualche giorno di relax, ecco che l'ansia rientra, in concomitanza con l'arrivo delle pagelle. Di pagelle calcistiche se ne contano all'infinito, ma quelle che più valgono sono quelle di fine stagione. Come quelle che seguono, ad esempio.
ATALANTA 8.5
Se vogliamo parlare di sorprese, la vera sorpresa dell'anno. Una squadra da decimo posto portata da un maestro di lunga data, come Gian Piero Gasperini, al definitivo quarto posto nella giornata di sabato. I complimenti e gli elogi all'Atalanta sono ormai stati fatti da tutto l'Occidente cristiano, perché quest'anno calcistico sarà ricordato come il migliore della Dea da quando è stata fondata. Il migliore perché il "Papu" Gomez si è definitivamente preso la scena che aspettava da molto tempo (oltre che la Nazionale), perché i vari Petagna, Caldara, Kessie e Coti sono stati tutti (escluso Petagna), cresciuti in uno dei settori giovanili migliori d'Italia, ma anche probabilmente d'Europa. Migliore, infine, perché dopo 26 anni rivediamo una squadra nerazzurra, che non sia di Milano, che torna a giocarsi le sue carte in Europa. E questo, oltre che essere un bene per i tifosi e per la città, è un bene per tutta l'Italia, per riportare in auge l'idea che anche i giovani possono fare grandi cose.
BOLOGNA 5
Non una delle migliori stagioni per la squadra del cuore di Gianni Morandi, che tra infortuni e digiuni dal gol (soprattutto di Destro), non è riuscita ad esaltare come sperava e voleva i suoi tifosi.
CAGLIARI 6.5
Con 15 vittorie Rastelli è riuscito a salvare la sua squadra al primo anno dopo la promozione dalla B, qualcosa che non è riuscito a tutti gli allenatori. Guidato in avanti dalla coppia Sau-Boriello, dall'esperienza di Dossena, dalla tecnica di Joao Pedro e dalle parate di Rafael, l'allenatore di Torre del Greco ha assicurato ai suoi tifosi almeno un altra stagione nella massima divisione.
CHIEVO 6
Come ogni stagione il Chievo ha un andamento decrescente. L'inizio è sempre promettente, con la squadra che riesce sempre a stupire nel corso delle prime giornate, poi verso la fine del girone d'andata qualcosa s'inceppa e da quel momento in poi la squadra scaligera non riesce più a tenere il ritmo dei primi match.
CROTONE 8
Davide Nicola l'aveva promesso ad inizio stagione: nel caso il suo Crotone si fosse salvato, avrebbe fatto il tragitto che separa la città calabrese da Torino in bicicletta. E ora che il miracolo è concluso, l'allenatore dei rossoblù potrà godersi i bellissimi panorami italiani su due ruote non motorizzate. 20 punti nelle ultime nove giornate, e un Falcinelli da 13 gol totali in campionato hanno contribuito a rendere reale un miracolo che ad inizio anno sembrava più che utopico.
EMPOLI 4.5
La stagione, i toscani l'hanno maledettamente buttata via. L'hanno sprecata a Palermo, sul campo che in teoria più semplice di tutta la Serie A assieme a Pescara, banalmente perché i rosanero domenica erano già retrocessi da tempo. Invece no, i ragazzi di Martusciello hanno deciso di perderla, con un atteggiamento scialbo, a cui è conseguita una reazione avvenuta troppo tardi. Una stagione deludente, conclusa nel peggiore dei modi. La contestazione dei tifosi, una conseguenza logica.
FIORENTINA 6
Che la stagione non sarebbe stata esaltante, lo si era capito dall'ambiente. I Della Valle che iniziano a stufarsi di impegnarsi nel mondo del pallone, Paulo Sousa che medita il posto dove andare il prossimo anno, Pasqual che cambia aria e vai dai cugini dell'Empoli, il mercato che si rivela povero di acquisti. Tutti questi fattori hanno contribuito ad influenzare il morale e l'aspetto psicologico della squadra, che ha reagito di conseguenza, il più delle volte sfornando prestazioni lontane dalle aspettative. La vittoria sulla Juve l'unico grande acuto di una stagione grigia.
GENOA 5.5
Il rischio di concludere la stagione con la retrocessione è svanito a due giornate dalla fine, ma fino a quel momento era stato realmente un incubo di quelli seri. Anche in questo caso, un presidente che non ha più entusiasmo di investire (si vocifera che voglia vendere il club all'amico Berlusconi), e un mercato di poco valore. Tra gli aspetti positivi della stagione appena conclusa, la scoperta del "Cholito" Simeone e la riconferma di Juric.
Una stagione iniziata male e finita bene, quando ormai però vincere non contava più. La stagione interista può essere sostanzialmente definita in tre parole: un grande caos. Perché l'estate è iniziata con Mancini, intenzionato a pedir (chiedere per ottenere, in spagnolo) giocatori di altissimo livello quali Reus e altri. La società si è sentita offesa dal comportamento altezzoso dell'allenatore di Jesolo, e per questo l'otto agosto del 2016, l'ha rimpiazzato con Frank de Boer. FDB si è ritrovato catapultato in una situazione ai limiti dell'incredibile, in un campionato mai conosciuto a fondo e mai frequentato, con dei capi poco conoscenti in materia calcistica italiana. Le sue idee ha provato a portarle, in primis il 3-5-2 ma non è riuscito a radicarle nelle menti dei suoi calciatori, che fino all'uno di novembre hanno giocato praticamente in materia autonoma. Poi è arrivato Pioli, e con l'ex allenatore laziale l'Inter sembrava tutta un'altra squadra. L'esordio, come quello del ritorno di Mancini, è avvenuto nel derby, pareggiato in extremis. Dall'otto dicembre in poi, 9 vittorie consecutive hanno trasformato l'ex difensore in una sorta di Conte senza Scudetto, con l'Inter che ha agganciato il quarto posto. La vittoria di San Siro per 7-1 contro l'Atalanta è stato il manifesto della Milano nerazzurra firmata Pioli. Da quel momento un blackout totale, con soli 11 punti in 10 partite, e soprattutto con eclatanti sconfitte contro squadre quali Crotone e Genoa. I due intermezzi di Vecchi non sono serviti a molto. Servono investimenti, organizzazione, e testa, per ripartire con grandi ambizioni.
JUVENTUS 9
La stagione perfetta fino a dicembre, la stagione straordinaria da gennaio in poi. Perché fino alla pausa natalizia tutti gli schemi avevano funzionato bene, come un'auto nuova di zecca: Higuain che da sostituto di Mandzukic si prende a suon di gol il posto da titolare, Pjanic che in poco tempo prende in mano le redini del centrocampo, la BBC che praticamente non sbaglia un colpo. Domenica 22 gennaio la svolta con Allegri decide di spostare Mandzukic sull'esterno e affiancarlo a Dybala e Cuadrado, che agiscono dietro a Higuain. Pjanic e Khedira in medina, Dani Alves e Alex Sandro che fanno i terzini di un 4-2-3-1 che convince subito tutti. Il cambio di modulo, che diventa uno schieramento a cinque stelle, non fa che giovare alla Juve, che così acquisce l'aggressività in più che in certi casi le mancava. Il campionato, vinto alla penultima giornata, non riflette il vero andamento del campionato, dominato in lungo e in largo dai bianconeri, che nonostante ciò hanno avuto la matematica certezza della vittoria solo due domeniche fa. In Coppa Italia, lo strapotere juventino si è visto ancor di più, con i ragazzi di Allegri che hanno stravinto senza faticare molto. In Champions, sebbene escluso il Barcellona il cammino non è stato così complicato, alla finale i bianconeri ci sono arrivati, e se la giocheranno a viso aperto.
LAZIO 8
Simone Inzaghi è stato l'allenatore rivelazione dell'anno, la sua Lazio la squadra. I giocatori hanno completato l'allenatore, lui i suoi giocatori. Credo basti questo per definire più che buona la stagione laziale targata 2016-2017.
MILAN 7
La stagione di Montella è stata più che discreta. Iniziata in pompa magna nel girone d'andata, continuata non nel migliore dei modi nella parte centrale, chiusa male alla fine. Donnarumma si è riconfermato, Montella ha fatto un mezzo miracolo con la squadra a disposizione, Suso e Bonaventura i due assi di una squadra che non ha fatto della tecnica una delle sue migliori armi. I cinesi hanno iniziato a investire, e i rossoneri, dopo anni duri, sperano di proseguire su quest'onda.
NAPOLI 8
Il calcio di Sarri è alla lunga il migliore del nostro campionato. Merito suo e dei giocatori. Merito suo perché inventare Mertens falso nueve per sopperire all'assenza di Milik, è più di una mossa geniale, una mossa che pochi avrebbero voluto rischiare. I moduli, i movimenti ormai li conosciamo a memoria, ma nonostante ciò non riusciamo ancora a capacitarci di come i tre "nani" là davanti riescano ancora a stupirci. I misteri del calcio.
PALERMO 4.5
Il presunto cambio di proprietà, che non si sa ancora se sia avvenuto o meno, non ha portato gli effetti sperati, e molti infatti sospettano ancora che il reale proprietario sia Zamparini. Fatto sta che non definire disastrosa la stagione rosanera è molto, veramente molto difficile.
PESCARA 4
Una stagione disastrosa, iniziata già male a giugno, quando alla giusta riconferma di Oddo non erano seguiti i giusti acquisti per definire la squadra adatta alla categoria. Zeman ha tentato di portare i suoi concetti alla squadra, che però già prima dell'arrivo del tecnico boemo era già in crisi, con la prima vittoria arrivata solo a febbraio.
ROMA 7.5
L'anno ha avuto sostanzialmente tre grandi temi, ovvero l'eliminazione dalla Champions, Totti, ed infine Spalletti. Il tutto è iniziato nel peggiore dei modi, con l'eliminazione dall'Europa che conta da parte dei portoghesi del Porto, che all'Olimpico hanno schiantato la Roma per 3-0. Il cammino europeo è quindi proseguito in Europa League, con i giallorossi che hanno trovato un girone tutto sommato semplice (Viktoria Plzen, Austria Vienna e Astra Giurgiu). L'eliminazione con il Lione, venuta successivamente alla convincente vittoria nel turno precedente con il Villareal, ha mostrato tutti i limiti della Roma, una squadra capace di buttarsi via dopo aver concluso il primo tempo in vantaggio. Il secondo topic è Spallettti, uomo da una parte amato per i risultati ottenuti in questi tre anni e per gli accorgimenti tattici (Nainggolan trequartista su tutti), dall'altro lato odiato per come ha gestito il minutaggio di una figura sacra a Roma quale quella dell'ex capitano (dispiace dirlo) Francesco Totti. Proprio l'eterno capitano è il terzo ed ultimo argomento legato alla Roma. Capitano che ieri ha ammainato le vele per l'ultima volta dopo 25 interminabili e emozionantissimi anni. 25 anni a capo di una sola squadra, con una sola maglia. Il calciatore l'hanno già celebrato tutti, l'uomo non ancora. Perché Francesco, non si è mai lamentato pubblicamente dei minuti che Spalletti gli concedeva. Anche questi atteggiamenti lo rendono diverso dalla maggior parte degli altri calciatori di tutto il mondo. Il passaggio di fascia al più piccolo capitano della Roma (classe 2006), soprattutto.
SAMPDORIA 6
La stagione non è stata un granché, fatta eccezione per la grande rivelazione Schick e per i bomber Muriel e Quagliarella.
SASSUOLO 6
La stagione europea ha influito in maniera enorme sulle prestazioni nazionali della squadra emiliana, che però dall'Europa League è stata eliminata ai gironi. L'assenza di Berardi per infortunio è stato l'altro grande peso che ha gravato sulle performance della squadra di Eusebio Di Francesco. Perché il più delle volte, le pecore senza padrone si perdono, smarrite.
TORINO 6.5
Belotti, Hart e Mihajlovic sono stati i tre attori principali dell'annata 2016-17 del Torino. Il "Gallo" perché si è definitivamente affermato a livello italiano e continentale, con una grande stagione da 28 gol complessivi in 38 partite totali, che gli hanno permesso di ricevere un clausola da 100 milioni di euro. Hart, il gran portiere inglese che arriva in una piazza storica ma poco vincente, che conquista subito la curva granata, che compie poche delle sue solite papere, che dà l'addio al Toro con un post carico di emozioni su Instagram. E infine Mihajlovic, che da un lato carica chiunque per i derby contro la Juve, mentre dall'altro spacca i cartelloni delle interviste, dopo partite buttate all'aria. Un allenatore che si adatta in maniera perfetta, che calza a pennello con l'identità e lo spirito tipici dei granata. Un atteggiamento che dei tifosi sentimentali come quelli torinesi, piace eccome.
UDINESE 6
Stadio nuovo, stesso pubblico, stessa anonima stagione.

