venerdì 22 aprile 2016

FLOYD MAYWEATHER: L'ESEMPIO PERFETTO DI COME SOLDI E SPORT VADANO DI PARI PASSO


22 Aprile 2016- Miami, FL




Ordinare una Bugatti alle tre di notte, non è cosa da tutti, ma per Floyd Mayweather, il cui soprannome è non a caso "Money", è all'ordine del giorno.
Si è ritirato da nove mesi, dopo aver eguagliato a settembre lo score di 49-0 appartenente a Rocky Marciano, e dal 2006 ha guadagnato, disputando solo tredici incontri, la bellezza di $630 milioni.
Con i suoi soldi ci fa di tutto, ormai per lui sono un'ossessione. Li guadagna, li spende, li mostra e talvolta li perde. Nel suo ultimo soggiorno italiano a Milano, con a seguito quindici guardie del corpo, ha speso 35.000 € e dato 500€ di mancia ad un giocoliera al semaforo.
Tra le sue passioni più sfrenate c'é quella per le auto: possiede una Ferrari 599 GTB Fiorano (200.000$), una Porsche 911 Turbo (150.000$), una Lamborghini Aventador (300.000$), due Ferrari 458 Spider (200.000$ ciascuna), due Bugatti Veyron (1.500.000$ ciascuna), una Ferrari Enzo (650.000$) e molte altre per un totale di 40 milioni solo in automobili. Ah dimenticavo, ha tra i suoi giocattoli anche un "Gulfstream V" dal valore di 38 milioni$, usato per i vari spostamenti. Colleziona orologi tra cui un Piaget Galaxy da 1.000.000$, un Jacob&Co. da 2 milioni e un Audemar da 1.5 milioni, per un totale di 6.5 milioni. Oltre ad indossare gioielli per un valore di 3.5 milioni, compie a volte scommesse azzardate, vincendole spesso: celebri quelle sui Miami Heat, grazie a cui ha vinto 6 milioni, e su Oregon (college football) grazie a cui ha guadagnato un milione.
Per chiudere alcune curiosità:
- è capace di svegliarsi in piena notte ed allenarsi (Kobe Bryant docet)
- spende 6.500 dollari all'anno in boxer
- indossa un paradenti d'oro dal valore di 25.000 dollari
- è stato capace di uscire di casa all'una di notte e tornarci solo dopo aver acquistato dodici paia di scarpe
- parte del suo staff vola su un altro aereo perché Floyd teme che ci sia troppo peso in cabina
- porta sempre con sé una valigia piena di banconote
- il suo ultimo estratto conto pubblico era pari a $123 milioni
- ha guadagnato dal "match del secolo" contro Pacquiao, la bellezza di $220 milioni
- un giorno ha depositato in banca ben 1.2 milioni

Facendo due rapidi calcoli, credo la bancarotta non sia plausibile.

Marco Ghilotti




giovedì 14 aprile 2016

L'ULTIMO MORSO DEL MAMBA. STORIA DEL SERPENTE PIÙ VELENOSO DI TUTTA L'NBA


14 Aprile 2016- Los Angeles, CA




In matematica il 24 viene dopo il 23. Nell'NBA, quei due numeri rappresentano due uomini, due campioni, due leggende: Michael Jordan e Kobe Bryant, il maestro e l'allievo. Uno scolaro sfacciato che non ha paura di provocare chi è sopra di lui, tanto che al primo scontro gli dice:" Sai anche tu che posso farti il culo in uno contro uno." Per chi non lo conoscesse ancora, "this is Kobe, this is Black Mamba".
Kobe Bean Bryant nasce a Philadelphia il 23 agosto 1978, figlio del cestista Joe Bryant. Trascorre l'infanzia in Italia seguendo il padre e nel 1991 ritorna nella madrepatria, vincendo il titolo nazionale con la Lower Marion School di Philadelphia. 
Nel 1996 si dichiara eleggibile per il Draft pur non avendo frequentato il college: questa scelta è poco diffusa all'epoca, ma col tempo diventerà comune. Kobe viene scelto dagli Hornets, che lo vendono ai Lakers nello scambio con Vlade Divac. 
Nella prima stagione conclude la regular season con 7.6 punti di media e la vittoria allo Slam Dunk Contest, ma nei playoff non gioca all'altezza, venendo criticato da stampa e compagni. Nella stagione successiva raddoppia la media punti e gioca il suo primo All-Star Game.
Tra il 2000 ed il 2004, Kobe vive gli anni migliori della sua carriera, compiendo il three-peat (2000-2002). Nel 2003 perde le Finals contro San Antonio e l'anno dopo contro Detroit.
Dopo un biennio di attesa, in cui la franchigia fallisce l'appuntamento con i Playoffs, Kobe torna sulla scena. 
Perde il primo anno contro i Boston Celtics, rivali di sempre, 4-2, tuttavia si rifá l'anno dopo vincendo il suo quarto titolo ai danni degli Orlando Magic, mettendo a referto più di 25 punti in ogni gara della seria. Vince il suo quinto ed ultimo titolo la stagione seguente ai danni dei "Verdi" di Boston, portandosi a casa anche il premio di Mvp delle Finals. Nel 2012 il suo ultimo ruggito
strozzato però  dagli Oklahoma City Thunder in semifinale. 
Nell'aprile del 2013 la rottura del tendine d'Achille lo tiene fermo per due anni. Nel 2014-15 torna e riesce, seppur la stagione dei Lakers sia difficile, a sorridere, visto che diventa il terzo miglior marcatore della storia dell'Nba superando Jordan. 
Il 29 novembre 2015 annuncia il ritiro, e da quel momento sono ovazioni e tributi ogni partita. Nell'ultima, ieri notte, in quella che doveva essere una festa, Bryant fa impazzire la folla dello Staples e i Vip presenti (Beckham, Del Piero, Jack Nicholson e tanti suoi ex compagni) con una prestazione monstre da 60 punti. 
Per un uomo ossessionato dalla perfezione, questa non può che essere la ciliegina sulla torta. 
5 anelli, 2 ori olimpici, 18 All-Star Game e tanto altro. 
You Loved him or hated him, but now Mamba is out.

Marco Ghilotti





domenica 10 aprile 2016

ORGOGLIO MILAN, CINISMO JUVE: IL RACCONTO DEL CLÁSICO ITALIANO


10 Aprile 2016- Milano




La Vecchia Signora che non invecchia mai. Sempre le stesse abitudini. Sempre vincenti. Pogba&Co vincono soffrendo in rimonta 2-1, in un San Siro gremito, che comunque applaude un Milan convincente.
I rossoneri si presentano con pochi cambi rispetto al match contro l'Atalanta, con Balotelli che prende il posto di Luiz Adriano. Anche i bianconeri non cambiano molto: Rugani al posto di Chiellini, con Asamoah e Alex Sandro sulle fasce nel 3-5-2.
La partita inizia subito con un ritmo elevato: Balotelli su punizione fermato solo da un prodigioso Buffon sfiora il vantaggio, che però non tarda ad arrivare.
Al 18' infatti, sugli sviluppi di un calcio d'angolo, Alex non sbaglia e con un colpo di testa poderoso, porta avanti i rossoneri. La Juve non si fa attendere e risponde nove minuti dopo, sfruttando un errore della coppia centrale milanista: rinvio di Buffon, uno-due tra Mandzukic e Morata, con il croato che non sbaglia a tu per tu con Donnarumma. Finisce il primo tempo con tutta Italia ad apprezzare finalmente una partita con un gran ritmo.
I padroni di casa iniziano bene anche il secondo tempo: dopo un tiro di Bacca respinto da Buffon, che ferma anche la ribattuta di Balotelli, quest'ultimo cerca di fare il furbo, tentando di spingendola di mano in porta. Maradona docet... SuperMario ci prova ancora, ma il suo tiro finisce di poco alto sopra la traversa. Anche suo "fratello", Pogba va vicino al gol, ma la sua punizione si stampa sul palo.
Al 65' Paul finalmente gioisce: calcio d'angolo di Marchisio e gol del francese, che fa rimbalzare la palla, scavalcando il portiere rossonero.
Vince la Juve, vince il cinismo, vince la squadra oggettivamente più forte. Il Milan non perde, anzi dimostra che un'identità ce l'ha. Berlusconi dovrebbe esserne contento.

Formazione Milan: Donnarumma; Abate, Romagnoli, Alex, Antonelli; Kucka, Montolivo, Honda, Bonaventura; Balotelli, Bacca

Formazione Juventus: Buffon; Rugani, Barzagli, Bonucci; Pogba, Marchisio, Asamoah, Lichsteiner, Alex Sandro; Morata, Mandzukic

Marco Ghilotti