mercoledì 18 gennaio 2017

CHIESA D'ORO

Nonostante sia figlio d'arte, non conosce il termine pressione e sembra il solito bravo ragazzo. Ma in campo si trasforma e mentre lo fa, Firenze sogna.



Essere figli d'arte non è mai semplice. La pressione che si ha addosso, le aspettative da soddisfare, le orme del padre da seguire e se possibile da migliorare. Crescere in un ambiente come questo non è mai semplice, ma molti nel passato hanno dimostrato di esserci riusciti senza problemi. Ci sta riuscendo, almeno fino ad ora, Federico Chiesa, figlio di Enrico, che a Firenze dove gioca il figlio, ricordando soprattutto per la grande passione per l'arte del fare gol (34 reti in 59 presenze con i Viola).

L'inizio di carriera
Nato a Genova il 25 ottobre 1997 ma cresciuto calcisticamente alla Settignanese, squadra in provincia di Firenze, Federico è fin da subito attaccato al pallone 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tanto da attirare le attenzioni della Fiorentina, con la quale fa tutta la trafila nelle giovanili. Mentre lui cresce, il padre continua a giocare fino al 2010, quando dopo l'esperienza in Eccellenza toscana con il Figline decide di dire basta al calcio giocato. Intanto il figlio diventa sempre più importante nella Primavera, e perciò Paulo Sousa decide di azzardare e convocarlo per il ritiro estivo di Moena con la prima squadra.

L'esordio e la conferma
Giocare allo Juventus Stadium non è per nulla facile, esordirci poi ancora meno. A 18 anni, il 20 agosto 2016 esordisce alla prima di campionato a Torino, e per il primo gol tra i professionisti attende solamente l'8 dicembre, contro il Qarabag in Europa League. Per ora manca solo il gol in campionato, dopo 15 presenze totali, ma siamo certi che nonostante questo, Sousa voglia prima o poi metterlo al centro del progetto assieme all'altro Federico, Bernardeschi.

Rinnovo e futuro
Lo spazio in città se l'è ritagliato, e ora tutti lo conoscono come Federico e non più solamente come "figlio di Enrico Chiesa". Che poi sia più o meno simile al padre, forse un po' meno attaccante ci sta, ma siamo sicuri che il gene paterno in futuro non tradirà le nostre aspettative. Intanto a Firenze gli hanno rinnovato il contratto fino al 2021, cosa da vero "pro". Il ragazzo dal viso angelico, tutto casa, calcio e Chiesa, è stato presentato. Che poi diventi famoso al pari di Santa Maria Novella o di Santa Maria del Fiore, questo è tutto da vedere. Dategli tempo e pensate che uno come Brunelleschi ha dovuto attendere sedici anni prima che vedesse terminata la sua spettacolare cupola.


lunedì 16 gennaio 2017

BATTIBILI

La sconfitta di ieri con la Fiorentina ha fatto riflettere molti, juventini e non. Ecco spiegata in tre punti la disastrosa serata bianconera



Eguagliare un record non è mai un risultato scontato. É frutto del lavoro quotidiano, della qualità della rosa o dell'atleta e anche in alcuni casi, della fortuna. Bisogna ricordare però di annoverare tra questi traguardi anche quelli negativi, e la Juve ieri sera lo ha fatto. Ha infatti eguagliato il numero di sconfitte, quattro, dell'anno 2015-16, quello della Remuntada. Le prime tre, contro le milanesi e il Genoa, seguivano tutte un turno di Champions, e per questa ragione ci poteva essere l'alibi della stanchezza. Ma stavolta no, la sconfitta di Firenze non prevede nessuna scusa, perché la capolista è stata "maltratta" da una Fiorentina capace di fare un gran match, vinto anche grazie ad un pressing altissimo che ha mandato in confusione la Vecchia Signora, che a quel punto è stato stritolata. Ecco in tre punti la sconfitta bianconera.

1. Squadra che vince si cambia
Esiste nel calcio il detto "Squadra che vince non si cambia", e la maggior parte degli allenatori vi si attiene. Allegri invece, nella serata di Firenze ha preferito fare di testa sua, e stavolta ha sbagliato. Perché tenere Pjanic in panchina per 90 minuti, farebbe infuriare chiunque, e il tecnico bianconero avrebbe dovuto capire che il bosniaco è talmente indispensabile che qualsiasi modulo si utilizzi, lui deve essere in campo. Poi, la mancanza di terzini ha fatto la sua parte, ma questo può giustificare solamente in parte l'errore di Allegri.

2. BBC hackerata
Il 2016 e l'inizio del 2017 sono stati influenzati da una gran quantità di attacchi hacker a personalità di spicco nel mondo della politica. Ieri invece è stato il turno della BBC, la difesa più forte del camapionato, e in certe situazioni d'Europa. La Fiorentina ha trovato la situazione migliore possibile: tutti e tre non al top, con Bonucci che rientrava dall'infortunio, Chiellini dall'influenza, e Barzagli che non veniva da un gran momento di forma. É lecito quindi pensare come mai Allegri non abbia messo in campo il migliore del reparto difensivo in quel momento, Daniele Rugani. Il coach juventino ha voluto affidarsi a coloro che gli avevano regalato due scudetti consecutivi, non pensando che avrebbero potuto soffrire l'aggressività della "Viola". Lezione imparata.
3. Dybala e Lebron
Al minuto 89 si é capito che il Dybala visto a Firenze era quello di Doha. Per come ha calciato il pallone, per come ha gettato al vento un occasione che avrebbe potuto portare alla sua squadra un punto, abbiamo tutti capito che ieri con la testa la Joya non c'era. Un campione come lui non può sbagliare i tiri e i passaggi che ha sbagliato al Franchi, soprattutto se vuole diventare il numero 1.
L'altro di cui si è definitivamente sentita l'assenza è Pogba. L'ha ammesso anche Chiellini nel post-partita: il francese è un Lebron del calcio, uno che con la sua prepotenza fisica, e con il suo estro, cambia la partita a favore del suo team. E ieri sera l'assenza del Polpo si é fatta sentire. Veramente tanto.


domenica 1 gennaio 2017

#TOP20 DEL 2016: 10º-1º

Con il 2016 che sta per concludersi, sono pronto a svelarvi la mia (personale) top 20 di quest'anno. Un'anno ricco di emozioni: qualcuno si è confermato, altri hanno sorpreso.


# 10 Sergio Ramos (SPA/Real Madrid)



Ha vinto la Champions da capitano con il Real aprendo le marcature, ma che segnasse nei match chiave non era una novità. Il livello che mantiene è sempre lo stesso, altissimo. L'unica gran pecca dell'anno rimane l'ottavo di Euro 2016 contro l'Italia. Ma una prestazione negativa capita sempre ai campionissimi.

#9 Alexis Sanchez (CHI/Arsenal)


Alexis Sanchez del 2016 proprio non si può lamentare. I suoi 13 gol in Premier hanno aiutato l'Arsenal ad arrivare alla fine in seconda posizione. Nonostante l'ennesima delusione in Champions, la ciliegina sulla torta è stato il back-to-back in Nazionale, dove ha vinto per la seconda volta consecutiva la Copa America, battendo in finale l'Argentina.

#8 Lionel Messi (ARG/Barcellona)


Ok, lo so: vedere Messi all'ottavo posto in classifica potrebbe far storcere il naso a molti. Ma guardando alla sua stagione non si può rimanere per nulla estasiati. Ha vinto la Liga (che novità) e la Coppa del Re, ha superato i 300 gol in campionato, ma dall'altro lato ha fallito sia in Champions sia con l'Argentina, sbagliando anche il rigore in finale. Per Leo, un anno più o meno da dimenticare.

#7 Pepe (POR/Real Madrid)


Pochi sicuramente si aspettavano di vedere Pepe al settimo posto. É perlopiù dovuto alle sue vittorie, in campo continentale e internazionale, ma anche ad una solidità difensiva e ad una leadership ritrovata, che hanno fatto si che venisse eletto miglior difensore della competizione ad Euro 2016.

#6 Luis Suarez (URU/Barcellona)


40 gol in Liga e la Scarpa d'Oro sono il bottino del 2016 del "Pistolero" Luis Suarez. Che alla fine è arrivato quarto nella classifica del Pallone d'Oro. Il grande rimpianto? Anche per lui la Copa America.

#5 Gareth Bale (GAL/Real Madrid)


Quello che è stato fino a quest'anno l'uomo più costoso del calcio, si è trasformato in key man tra maggio e luglio, vincendo la Undécima con il Real, ma soprattutto portando il Galles fino alla semifinale di Euro 2016. Eroe in patria, eroe pure a Madrid. 

#4 Riyad Mahrez (ALG/Leicester)


Era arrivato al Leicester per 400.000 euro, stava rischiando di andarsene per più di 30 milioni. Questo è stato l'anno perfetto: vittoria incredibile della Premier, vittoria del premio come migliore giocatore dell'anno per la Football Association. Ha deciso di rimanere, nonostante già sapesse che quest'annata non sarebbe stata facile. E di questo i tifosi gliene devono essere grati.

#3 Jamie Vardy (ING/Leicester)


Il vero protagonista della bellissima favola Leicester. 24 gol in 35 partite, l'hanno fatto diventare il simbolo di una squadra che ha compiuto una vera e propria impresa. Considerando il suo passato, a 30 anni è riuscito finalmente a prendersi la sua rivincita.

#2 Antoine Griezmann (FRA/Atletico Madrid)


Il folletto francese è arrivato in fondo a tutte e due le competizione più importanti dell'anno, ma sfortunatamente non è riuscito a vincerne neanche una. Con 40 gol, sicuramente il primo degli umani di questa stagione. Avrebbe potuto essere primo, ma il Fato ha deciso in modo diverso.

#1 Cristiano Ronaldo (POR/Real Madrid)


Il primo non poteva che essere lui. Un anno praticamente perfetto, con la vittoria sia della Champions sia dell'Europeo con il suo Portogallo. Poi sono arrivati il Pallone d'Oro da France Football, il Mondiale per Club, ed il premio come migliore dell'anno in occasione dei Globe Soccer Awards. Una stagione migliore di questa, anche ad essere dei più ottimisti era difficile da sperare. Bé CR7, invece, ce l'ha fatta.