La sconfitta di ieri con la Fiorentina ha fatto riflettere molti, juventini e non. Ecco spiegata in tre punti la disastrosa serata bianconera
Eguagliare un record non è mai un risultato scontato. É frutto del lavoro quotidiano, della qualità della rosa o dell'atleta e anche in alcuni casi, della fortuna. Bisogna ricordare però di annoverare tra questi traguardi anche quelli negativi, e la Juve ieri sera lo ha fatto. Ha infatti eguagliato il numero di sconfitte, quattro, dell'anno 2015-16, quello della Remuntada. Le prime tre, contro le milanesi e il Genoa, seguivano tutte un turno di Champions, e per questa ragione ci poteva essere l'alibi della stanchezza. Ma stavolta no, la sconfitta di Firenze non prevede nessuna scusa, perché la capolista è stata "maltratta" da una Fiorentina capace di fare un gran match, vinto anche grazie ad un pressing altissimo che ha mandato in confusione la Vecchia Signora, che a quel punto è stato stritolata. Ecco in tre punti la sconfitta bianconera.
1. Squadra che vince si cambia
Esiste nel calcio il detto "Squadra che vince non si cambia", e la maggior parte degli allenatori vi si attiene. Allegri invece, nella serata di Firenze ha preferito fare di testa sua, e stavolta ha sbagliato. Perché tenere Pjanic in panchina per 90 minuti, farebbe infuriare chiunque, e il tecnico bianconero avrebbe dovuto capire che il bosniaco è talmente indispensabile che qualsiasi modulo si utilizzi, lui deve essere in campo. Poi, la mancanza di terzini ha fatto la sua parte, ma questo può giustificare solamente in parte l'errore di Allegri.
2. BBC hackerata
Il 2016 e l'inizio del 2017 sono stati influenzati da una gran quantità di attacchi hacker a personalità di spicco nel mondo della politica. Ieri invece è stato il turno della BBC, la difesa più forte del camapionato, e in certe situazioni d'Europa. La Fiorentina ha trovato la situazione migliore possibile: tutti e tre non al top, con Bonucci che rientrava dall'infortunio, Chiellini dall'influenza, e Barzagli che non veniva da un gran momento di forma. É lecito quindi pensare come mai Allegri non abbia messo in campo il migliore del reparto difensivo in quel momento, Daniele Rugani. Il coach juventino ha voluto affidarsi a coloro che gli avevano regalato due scudetti consecutivi, non pensando che avrebbero potuto soffrire l'aggressività della "Viola". Lezione imparata.
3. Dybala e Lebron
Al minuto 89 si é capito che il Dybala visto a Firenze era quello di Doha. Per come ha calciato il pallone, per come ha gettato al vento un occasione che avrebbe potuto portare alla sua squadra un punto, abbiamo tutti capito che ieri con la testa la Joya non c'era. Un campione come lui non può sbagliare i tiri e i passaggi che ha sbagliato al Franchi, soprattutto se vuole diventare il numero 1.
L'altro di cui si è definitivamente sentita l'assenza è Pogba. L'ha ammesso anche Chiellini nel post-partita: il francese è un Lebron del calcio, uno che con la sua prepotenza fisica, e con il suo estro, cambia la partita a favore del suo team. E ieri sera l'assenza del Polpo si é fatta sentire. Veramente tanto.

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