martedì 6 febbraio 2018

QUESTO FEDERER É IRRAGGIUNGIBILE

La leggenda svizzera, fresca vincitrice del secondo Australian Open di fila, pare regnare incontrastata. Ecco due motivi utili per comprendere la situazione.




Chissà se il tennis sarebbe mai diventato quello che é oggi senza Joseph Guillotin (1738-1814), medico e politico francese del 18º secolo. Il riferimento, pur sembrando casuale, non lo é, perché quest'uomo ha davvero avuto un'importanza cruciale nello sviluppo dell'attuale sport. Per comprendere meglio il tutto dobbiamo tornare indietro di più di due secoli, per l'esattezza al 20 giugno 1789. In Francia la situazione politica non era delle migliori già da qualche anno: i problemi economici, tra cui la caduta dei prezzi agricoli della viticoltura e la conseguente carestia, avevano causato più di qualche danno al popolo francese, che si ritrovava a vivere ormai in un grave stato di povertà. Ad aumentare ancor di più il malcontento, ci fu nel 1788 la crisi del pane, che arrivò a costare quattro soldi per libbra nella capitale. Popolo in rivolta, famiglia reale rintanata nel Palais de Tuileries, rappresentanti del Primo Stato in fuga. La Rivoluzione Francese vera e propria non era ancora cominciata, ma la "Presa della Bastiglia" era ormai in avvicinamento. 
Il 20 giugno dell'anno 1789, l'Assemblea Nazionale si stava per riunire in una sala di un hotel di Versailles, quando giunse la notizia che il re l'aveva chiusa per manutenzione. Tra borghesi in preda al panico e contadini indemoniati, si levò dal coro la potente voce di Guillotin che con grande solennità gridò: "Alla Pallacorda!". Quel giorno, in cui i partecipanti giurarono di creare una Costituzione francese che potesse liberarli dall'ancien régime, il tennis assunse per la prima volta una certa rilevanza. 

Con il tempo, come accade a ogni elemento della realtà che ci circonda, anche lo sport conosciuto come jeu de paume si é evoluto, ed ha anch'esso conosciuto varie rivoluzione. Una di quelle più impetuose, se non la più funesta, é stata quella di Roger Federer. La "RF Revolution" ha qualche tratto in comune con quella del 18º secolo tra cui la necessità di ribaltare un potere ormai monotono (Sampras e Agassi) e una certa violenza nello spazzar via le sicurezze dei sovrani. 
Federer in realtà é andato oltre il semplice passaggio di testimone, cambiando il tennis in maniera radicale e totale. L'innata eleganza, la maestria mostrata nel colpire la pallina, la tecnica sopraffina che si nota a ogni giocata, unite al killer instinct di un freddo calcolatore (capace di lasciar intravedere le emozioni quando necessario), hanno reso il campione svizzero l'archetipo del tennista perfetto. In chimica, l'aumento di temperatura scioglie il ghiaccio. Nello sport, vedere Federer scioglie tutti i cuori, anche quelli di pietra.

Tuttavia, nonostante la giovinezza sia passata da qualche anno, RF sembra che stia vivendo una rinascita professionale, dopo un momento di declino, tanto da far pensare che in realtà Federer stia vivendo in un momento di eterno presente. Questo é perché da un lato i fenomeni della sua generazione, más o menos, tra cui Djokovic e Murray sono tormentati continuamente dagli infortuni, mentre i talenti della NextGen non sono ancora abbastanza maturi per competere ad altissimi livelli. Ecco perché Roger Federer, in questo momento é ancora irraggiungibile.

Gli acciacchi fermano anche i migliori
26 luglio 2016. Il campione svizzero annuncia che a causa dei problemi fisici, la sua stagione si può considerare terminata. Niente Olimpiadi, niente Us Open, né ATP World Finals: un incubo senza fine. Nel frattempo anche Nadal é in una situazione molto simile, dato che il polso ha fatto da poco crac. Per Rafa non é la prima volta, visto che ha avuto la bellezza di 16 infortuni nel corso della sua carriera che hanno inficiato non di poco le sue possibilità di dominio. Mentre due giganti cadono, altri due accedono al paradiso. Novak Djokovic e Andy Murray sono al settimo cielo. Il serbo si può vantare di aver messo in bacheca l'Australian Open e il Roland Garros, completando il famoso Grande Slam a cui tutti i tennisti aspirano. Tuttavia, la sconfitta nell'ultimo torneo della stagione, non permette a Nole di raggiungere il primo posto nel ranking. Il tennista scozzese invece ha conquistato il tanto ambito Wimbledon e le ATP World Finals, chiudendo in maniera fantastica un anno che gli assegna il primo posto nella classifica tennistica mondiale.

Due anni più tardi, la situazione é completamente capovolta. Murray e Djokovic sono fermi ai box, mentre i due "anziani" del circuito si spartiscono i trofei. Federer ha appena vinto l'Australian Open (due di fila), mentre Nadal si trova ancora in cima alla classifica, nonostante proprio lo svizzero si trovi a soli 200 punti di distanza.

Quello che però sorprende tutti é il fatto che Federer non abbia mai avuto, dopo il tormentato 2016, nessun infortunio rilevante, al contrario degli altri tre "big", che sono stati traditi rispettivamente dal gomito (Djokovic), dal ginocchio (Nadal) e dall'anca (Murray). Una costanza e un livello di salute incredibili per il campione elvetico, che da sempre ha avuto qualche acciacco che gli ha impedito di affrontare al massimo tutte le stagioni. Quest'anno pare invece avere un'integrità fisica inscalfibile, come un vero e proprio diamante. Una similitudine non casuale, dato che la tecnica sopraffina fa brillare RF come la più luccicante tra le pietre preziose. Se Federer dovesse reggere a questi livelli per tutto l'anno e presentarsi a livelli ottimali per i tornei più importanti, ecco che allora sarebbe tra i favoriti in ognuno di essi e potrebbe anche pensare di concludere l'anno solare davanti a tutti nel ranking ATP.

La maturità non é ancora arrivata
Dall'altro lato della medaglia ci sono i ragazzi in rampa di lancio della NextGen, la prossima generazione di fenomeni che invaderà i campi da tennis. I tre più quotati a seguire le orme dei grandi di quest'epoca sono il tedesco Alexander Zverev, il canadese Denis Shapovalov e il sudcoreano Chung Hyeon. L'aspetto che permette a RF di dominare é il fatto che questi tre futuri assi del tennis non sono ancora in grado di competere ad altissimi livelli, pur avendo vinto qualche torneo ATP o comunque pur avendo fatto una gran figura in uno di questi.

Il più esperto e affermato dei tre, nonché #4 del ranking, é Zverev, baby prodigio e figlio d'arte (suo padre Aleksandr rappresentò l'URSS in Coppa Davis) si é fatto conoscere al mondo nel corso dell'ultimo anno, quando si é messo in luce battendo prima Nole Djokovic agli Internazionali di Roma, tra l'altro vincendo, e poi il suo idolo d'infanzia Roger Federer, sconfitto in finale a Montréal.

Shapovalov é invece il miglior tennista canadese sulla piazza dopo il gigante Milos Raonic, e si é fatto un nome proprio nel torneo di casa a Montréal, sconfiggendo Rafa Nadal al terzo turno e arrendendosi in semifinale al coetaneo Zverev. Dotato di un ottimo rovescio a una mano, preso dalla madre ex tennista, e di un eccellente servizio, il canadese é uno di quei tennisti "completi a tutto campo", alla Sampras per intenderci, capace di rispondere in maniera eccellente sia da fondo campo che a rete.

L'ultimo enfant prodige é Chung Hyeon, che si é conquistato il palcoscenico internazionale in ben due occasione. Nella prima vincendo l'edizione numero 1 della "NextGen ATP Finals", l'equivalente delle World ATP Finals per i giovani in rampa di lancio, sconfiggendo il russo Rublev. Nella seconda invece ha battuto Nole Djokovic, non il primo che passa per strada, accedendo così alle semifinali in Australia, dove poi é stato sconfitto da Federer.

É proprio Chung che si collega al discorso del titolo. Il fatto é che questi giovani fenomeni, pur avendo tutte le carte in regole per dominare in futuro, non sono ancora pronti mentalmente ad affrontare le sfide dove la posta in palio é parecchio alta. Lo si é potuto notare molto banalmente nelle semifinali all'Australian Open, quando RF stava conducendo 6-1, 5-2 nel secondo set, prima del ritiro del sudcoreano. Aver battuto Djokovic significava che sicuramente il talento e la determinazione ci sono, ma probabilmente la mente non é ancora pronta per dominare a livelli eccelsi, e la facilità con cui Federer stava distruggendo l'avversario lo dimostra. Una volta compiuto questo necessario step, allora potremmo iniziare a considerare questi tre giovani tra i possibili candidati alla vittoria finale in ognuno dei quattro slam.

Ricordarsi delle sconfitte, fare tesoro di ciò che abbiamo appreso dalle cadute, é una delle cose più importanti per risalire più forti di prima, per rialzarsi e dominare chiunque dovunque. Freud diceva che "niente di ciò che abbiamo posseduto nella mente una volta può andare completamente perduto".
Speriamo che i fenomeni della NextGen, un'occhiata a Freud ogni tanto la diano. Le parole di un uomo austriaco morto 79 anni fa non fanno mai male soprattutto ai giovani d'oggi, erranti come il miglior Ulisse in un mondo che fa di nome incertezza.

domenica 21 gennaio 2018

I "PREMIER LEAGUE GLOBAL GAMES" SONO FATTIBILI?

E se ci fossero i "Premier League Global Games"? Tentiamo di capire la fattibilità di questo show, che nascerebbe sulla falsariga di ciò che già fa l'NBA



In questi mesi in Italia si é aperto un vero e proprio dibattito linguistico, che ha come oggetto di discussione l'apparente eccessivo utilizzo di parole inglesi. L'azione di usare nella propria lingua parole che provengono da altre ha un nome ben preciso, "prestito linguistico". Di esempi se ne possono trovare in quantità, dall'anglosassone baby-sitter al francese chef, ma quello che é importante sottolineare é come questi lemmi entrino successivamente a far parte della lingua che li ha presi in prestito in maniera del tutto naturale. Al giorno d'oggi, poche persone si sognano di chiamare il garage "autorimessa", o la baby-sitter "bambinaia". Questo é perché l'uomo tende ad usare più frequentemente le parole che trova più semplici. 

Anche nel calcio la situazione non é poi così differente, dato che noi italiani diciamo corner al posto di calcio d'angolo oppure manager al posto di allenatore. Volendo poi essere ancora più colti in materia ricorriamo all'uso dello spagnolo, sostituendo "trequartista" con "enganche" e "veronica" con "ruleta". Allontanandosi da questioni linguistiche, ma rimanendo sempre nel campo dei prestiti, si é diffusa da qualche tempo l'idea che la Premier League possa gentilmente copiare un evento creato dai loro cugini d'oltreoceano dell'NBA, vale a dire i "Global Games". 
Che il progetto americano abbia successo già lo si sa, per la partita a Londra i biglietti sono spariti in un'ora, ma avrà la stessa accoglienza se organizzato dagli uomini della Football Association? Tentiamo di capirlo. 

Premier League, un brand globale 
Se andassimo indietro nel tempo di 30 anni, troveremmo uno scenario completamente diverso. Un'Inghilterra calcistica devastata dalle conseguenze dell'Heysel, cinque anni senza competizioni europee, con un appeal europeo ed internazionale pressoché nullo. Pochi giocatori stranieri (di qualità), poca merce da vendere, poche entrate: semplice ragionamento logico. Poi negli anni '90 la nascita della Premier League e i primi grandi contratti con le televisioni permettono al campionato d'oltremanica di iniziare a spiccare il volo. Agli inizi del 2018, la lega inglese si ritrova ad essere il torneo più seguito del mondo, un brand globale la cui affermazione internazionale sembra non volersi arrestare. 8 miliardi di entrate per i diritti tv nazionali, altri 5 per quelli in tutti il mondo. 80 broadcaster in 212 nazioni differenti, con una media spettatori mondiale pari a 12 milioni circa (per intenderci quella del Clasico é di 2 milioni). La maggioranza degli spettatori esteri arriva dalle ex colonie, India e Malesia in testa, ma anche gli Stati europei non si vergognano a guardare la Premier, un marchio che si é ricostruito la nomea nel giro di soli 25 anni. 

Una parata di stelle 
L'altro aspetto che c'é da considerare é la presenza di giocatori di qualità che con la loro popolarità e fama possano attirare l'attenzione degli stranieri, anche di coloro che magari non conoscono fino in fondo il campionato in questione. Di questo aspetto, la Football Association non deve preoccuparsi, dato che le prime sei squadre hanno giocatori e tecnici di fama internazionale. Ibrahimovic, Pogba, Agüero, Hazard, Ozil, Salah e Kane sono tutti calciatori top, che giocano le competizioni internazionali da protagonisti. Per non parlare poi degli allenatori, a cominciare dal trio Guardiola-Mourinho-Conte, tre dei grandi coach del quadro calcistico europeo e non solo. Uno conosciuto per la sua rivoluzione (Guardiola), l'altro per i suoi titoli e per il trash-talking (Mourinho), e l'ultimo per il suo carisma (Conte). Uno discreto insieme di luce stellare, direi. 

L'interesse é reciproco?
L'ultima questione che la FA si deve porre riguarda l'interesse degli americani per il soccer, e se l'attenzione che hanno gli europei per il basketball può essere paragonata a quella degli statunitensi per il calcio. La crescita di questo sport nella Trumpland é nota in tutta Europa: l'MLS ha più spettatori medi della Serie A (21.692 vs 21.069), ha franchigie le cui entrate sono aumentate del 400% negli ultimi 10 anni, con ricavi incrementati del 25% nelle ultime tre annate. I diritti tv, nonostante non siano stati venduti a peso d'oro (solo 800 milioni in 8 anni), sono un primo passo verso l'espansione della lega al di fuori della madrepatria. Ciò che però manca al calcio negli Stati Uniti é l'interesse generale, anche da parte dei tifosi sportivi non esperti in materia di futbol: se vogliamo fare un esempio, 3 americani su 4 tra una partita di poco conto di baseball e una di calcio di grande livello sceglierebbero la prima opzione, non tanto per il livello, ma per la cultura sportiva che c'é nel Paese. In Inghilterra, sebbene la basketball culture sia pressoché nulla, c'é un certo interesse per l'NBA, soprattutto tra i giovani, qualcosa che oltreoceano avviene raramente. 

Insomma ciò che potrebbe frenare l'avvento dei "Premier League Global Games" potrebbe essere lo scarso appeal del calcio internazionale all'interno dei confini statunitensi. Il progetto, che nascerebbe sulla falsariga di quello che già il basket fa, non é per nulla brutto, e ha più di una possibilità di essere preso in considerazione dal pubblico americano, che in fatto di sport é molto esigente. L'idea di fare un pre-sondaggio, magari a livello nazionale, per vedere quale sarebbe l'impatto di un tale evento sulle menti degli americani sarebbe una buona azione da compiere. 
Speriamo che i vertici della FA lo capiscano prima di mettere in moto la macchina. 







lunedì 1 gennaio 2018

THE BEST OF THE YEAR: 10º-1º

Come tutti gli anni, a fine stagione spunta sempre la classifica dei migliori calciatori: in questo caso dalla 10º alla 1º

#10 Lewandowski


53 gol in 54 partite e 16 reti nelle qualificazioni mondiali sono il suo bottino di quest'anno, a cui si aggiunge la solita Bundesliga. Robert Lewandowski é una macchina da gol e qualsiasi allenatore ci sia, lui il suo mestiere lo farà dando il 100%. 

#9 Buffon


Un anno completo, quello di Gigi, fatto di più di una delusione ma anche di molte gioie. Il sesto scudetto consecutivo lo aveva consacrato tra i più grandi a livello nazionale, malgrado poi la consacrazione europea con la sconfitta a Cardiff, e quella mondiale con la vergognosa eliminazione contro la Svezia. Sarebbe stato il suo sesto mondiale consecutivo. Non lo sarà, ma la leggenda rimarrà scolpita nella storia di questo sport. 



#8 Modric


Con che regalo CR7 l'avrà ringraziato per l'assist valevole per l'1-3 in finale di Champions? Magari un orologio, o forse qualcosa di più, fatto sta che il croato ha avuto un ruolo significativo nella conquista dell'accoppiata Liga-Champions. Se a questo aggiungiamo che si é qualificato anche per i Mondiali, ecco che otteniamo il ritratto di un top player. 


#7 Hazard


Si racconta che l'ultima partita al Lille, Hazard la giocò da ubriaco. Quest'anno gli unici ad essere ubriachi erano i suoi avversari, quelli che scherniva con il pallone. 16 gol in Premier hanno dato il là alla cavalcata di Conte per la conquista della Premier. Questa volta, a tentare Eden c'é il Real, sogno di una vita. Vedremo come andrà a finire.

#6 Kane


Il vero bomber dell'anno é lui. Non Messi, non Ronaldo, ma Harry Kane, uomo copertina di quella macchina chiamata Tottenham. 56 reti nell'anno solare l'hanno consacrato come uno dei centravanti più prolifici del panorama europeo, mentre altre 39 come il miglior 9 d'Inghilterra. Per ascendere a livello mondiale, manca solo un ultimo tassello, che si chiama Russia 2018. 



#5 Mbappé


Una delle più importanti sorprese di quest'anno é un ragazzo che a 18 anni punta a conquistare il mondo. Qualcosa che ha già conquistato sono la Francia, prendendosi la Ligue 1 da protagonista col Monaco, e le attenzioni delle big, in particolare del Psg che se lo é assicurato per 180 milioni. 38 reti in 65 partite sono un bottino importante, notevole se parliamo di uno che é appena maggiorenne. Il futuro é suo e dei suoi coetanei, ma soprattutto é in buone mani. 


#4 De Bruyne


Che fosse un talento di livello mondiale ce n'eravamo accorti da un paio di stagione. Che Mourinho avesse fatto un gran errore a mandarlo via dal Chelsea pure. Il 2017 é stato l'anno della definitiva consacrazione di KDB a livello mondiale. Merito in parte suo, ma soprattutto di quel genio di Guardiola che, adattandolo a mezz'ala lo ha fatto rendere come non mai. Giocatore completo, tecnica sublime, umiltà invidiabile. Il perfetto genero. 

#3 Neymar


In due dei più emozionanti momenti dell'anno c'é lui protagonista. Prima guida la rimonta catalana ai danni del Psg, poi in estate decide di trasferirsi lì, a Parigi, per un cifra incredibile, cioè 222 milioni di euro. Riscrive il calcio dal punto di vista tecnico, perché il Psg diventa una potenza, ma soprattutto da quello economico, perché mai il calcio si era spinto oltre. Solo che Neymar non é il primo che passa: é una stella, é l'uomo che dominerà il mondo negli anni a venire. E ai fenomeni é concesso tutto. 

#2 Messi 


Il secondo posto é solamente dato dalla mancanza di trofei in bacheca. L'anno di Messi é un mix tra un 6.5 nella prima metà e un 8.5 nella seconda. Umano e battibile negli ultimi mesi di Luis Enrique al Barça, divino e infermabile nella seconda metà, rigenerato dal lavoro di un sant'uomo di nome Valverde. Ha steso il Real due volte, entrambe a casa sua, esultando sotto la curva blanca solo come una divinità si può permettere. Ha portato l'Argentina ai Mondiali, segnando una tripletta a 3000 metri d'altezza, quando tutto sembrava perduto. Ci ha reso ancora una volta partecipi di uno show che ci incanta da 12 anni a questa parte. 

#1 Ronaldo


Sua Maestà Cristiano Ronaldo, Cristiano o CR7, decidete voi come chiamarlo. Per il secondo anno consecutivo si ritrova in cima a questa classifica, e anche stavolta come nel 2016 non poteva essere altrimenti. Champions League, Liga, Mondiale per Club, Supercoppa UEFA, Supercoppa Spagnola, The Best, Pallone d'Oro: questo é il ricchissimo bottino di uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Un altro anno magnifico per un ragazzo che partito da Madeira ha conquistato tutti, anche i più scettici, anche quelli che non avrebbero scommesso un euro su di lui. A suon di gol, di doppi passi e di record li ha fatti inchinare tutti. Ave Cristiano, mi rey.