Federer batte Cilic e conquista il suo ottavo Wimbledon. Il percorso di King Roger in terra inglese ed il suo 2017 sono la conferma che lo svizzero, nonostante l'età, sia superiore a tutti gli altri big.
Il 1998 é stato realmente un anno ricco di grandi eventi, manifestazioni e imprese da ricordare. Partendo dal 21 gennaio, quando Papa Giovanni XXIII visita l'isola di Cuba, diventando uno dei pochi pontefici ad essere andato nella nazione patria dei sigari. L'ultimo giorno di marzo, al Kodak Theatre di Los Angeles, "Titanic" diventa ufficialmente un colossal, ricevendo ben 11 premi Oscar, mentre il primo giorno di giugno viene istituita la BCE (Banca Centrale Europea), che prende definitivamente il posto dell'Istituto Monetario Europeo. Il #7 dello stesso mese, Marco Pantani si aggiudica il Giro d'Italia, per poi vincere il Tour De France il 2 agosto. Nel settembre dello stesso anno, Larry Page e Sergey Brin fondano Google, destinata a cambiare la nostra vita tecnologica per sempre. Il 16 ottobre viene arrestato in Inghilterra l'ex dittatore cileno Augusto Pinochet, mentre due mesi e quattordici giorni più tardi, Zinedine Zidane riceve il Pallone d'Oro, conseguenza di un Mondiale casalingo da protagonista.
Nello stesso anno, un giovane ragazzo svizzero proveniente da Basilea, figlio di Robert Federer e Lynette Durand, vince il torneo di Wimbledon nella categoria Juniores, sconfiggendo 6-4, 6-4 il tennista georgiano (ora ritiratosi) Iraki Labadze. L'avversario non era sicuramente tra i migliori, il massimo infatti a cui é arrivato é stata la posizione #42 del Ranking ATP, ma già a 17 anni il nativo del cantone Basel-Stadt mostrava grandi capacità tecniche.
Da quel 5 luglio 1998, il feeling tra Roger e l'impeccabile erba britannica del sud-ovest di Londra é andato consolidandosi nel corso degli anni, diventando la superficie prediletta di un uomo che ha forgiato la sua leggenda tra i vicoli dell'All England Lawn Tennis and Croquet Club. Un rapporto talmente speciale e talmente duraturo che ormai i match di Federer sono diventati un bagno di folla, con gli spettatori che nel corso del tempo sono diventati sempre più di parte, tanto da dedicare dei cori personalizzati al "proprietario" del giardino londinese.
Anche quest'anno il pubblico del Centre Court, quando lo svizzero giocava lì, non si é risparmiato nell'offrire il massimo supporto possibile al suo idolo di casa, e questo ha sicuramente dato una mano a Federer nel raggiungere le fasi finali del torneo, dove la spinta del pubblico aiuta sicuramente a giocare meglio e meno under pressure.
Un cammino immacolato
Possiamo dire, ormai che siamo giunti alla fine, che i fan hanno avuto meno importanza quest'anno rispetto agli anni scorsi, perché per come ha giocato RF, il tifo era quasi una componente superflua.
Il torneo di Wimbledon 2017 é stato una vera passeggiata sul red carpet per il campione svizzero, che é riuscito nell'impresa di non concedere neanche un set a tutti gli avversari incontrati lungo il cammino che l'ha portato al trionfo. E d'impresa dobbiamo parlare perché impresa a tutti gli effetti é stata, visto che prima di Federer solo Bjorn Borg, la leggenda svedese del tennis, era riuscito a vincere in questa maniera.
C'é da ammettere però, che la passerella é stata resa possibile da un tabellone a prima vista semplice, che presentava una sola vera insidia, ovvero la possibilità di trovare Djokovic in semifinale. Fortunatamente per RF, ciò non é accaduto, dato che il giocatore serbo si é dovuto ritirare durante il match contro Berdych per un problema al gomito. E Roger dovrebbe anche ringraziare il fato che ha deciso di evitargli un incontro con Djoko, che sarebbe sicuramente stato più complicato di quello che lo svizzero ha avuto contro il tennista ceco. Perché Novak, seppur con i suoi problemi fisici, rimane sempre uno dei migliori tennisti in circolazione, e fino a quel momento aveva mostrato a Wimbledon di poter essere capace di fare grandi cose, tipo di tornare a vincere il torneo britannico a due anni di distanza dall'ultimo successo.
Tralasciando questo, torniamo a parlare del primo turno dello Slam d'Oltremanica, che vedeva RF sfidare l'ucraino Dolgopolov, nº 84 della classifica mondiale. La sfida non é durata molto, in verità solo 44 minuti, dato che l'avversario del tennista svizzero si é ritirato all'inizio del secondo set a causa di un problema fisico, suscitando l'ira e i fischi (pochi a dire il vero) degli spettatori del Centre Court. Ad attendere Federer al secondo turno, dopo aver liquidato Tsitsipas con un triplo 6-4, il serbo Dusan Lajovic, numero 223 della classifica ATP e vincitori di ben 8 tornei minori, tra cui il Challenger di Caltanissetta. Nonostante le difficoltà non fossero molte, Roger ha dovuto sudare soprattutto nel primo set, quando l'avversario ha dato sfoggio delle sue qualità e ha costretto il 35enne a chiudere la pratica nel tie-break. Da quell'istante, Federer ha capito di non potersi più permettere cali di concentrazione, e così ha iniziato a martellare di colpi il povero serbo, che ha vinto solo cinque game nei restanti due set.
L'avversario del terzo turno é Mischa Zverev, mago del serve&volley e capace di battere il nº 1 Murray durante l'Open d'Australia. La partita anche qui é stata veramente insidiosa solamente nel primo set, vinto da RF con il punteggio di 7-6, per poi diventare più semplice man mano che la sconfitta del fratello dell'enfant prodige Alexander si avvicinava. Un doppio 6-4 ha mandato al tappeto Mischa e ha caricato Roger in vista del match contro il suo clone mancato, vale a dire il bulgaro Dimitrov. La differenza tra l'originale e la copia, sta nei dettagli ed in questo caso sono proprio i dettagli che si sono fatti sentire, dato che Federer ha regolato i conti solamente in un'ora e trentasette minuti, mandando a casa l'avversario con il risultato di 6-4, 6-2, 6-4.
Tra la 12esima semifinale di Wimbledon ed il suo Re, il soggetto di mezzo é Milos Raonic, l'uomo che lo scorso anno aveva giustiziato proprio RF in semifinale, sconfiggendolo al quinto set dopo un match estenuante, dal quale Roger era uscito distrutto fisicamente, nel vero senso della parola. Stavolta, ricordandosi della bruciante sconfitta, lo svizzero non ha avuto pietà nei confronti del canadese, che é stato prontamente rispedito alla patria degli alberi d'acero, vincendo in maniera netta con il punteggio di 6.4, 6-2, 7-6. Il quarto di finale di questa edizione aveva anche un significato speciale per RF, visto che si trattava della partita numero 100 dei Championship (89 vinte e 11 perse).
Il semifinalista, precedentemente annunciato, é il ceco Tomas Berdych, testa di serie nº11 del torneo britannico. Berdych arrivava al match sicuramente più fresco, visto che Nole Djokovic si era ritirato anzitempo dal match valevole per i quarti di finale, permettendo al ceco di arrivare preparato se non preparatissimo al quasi impossibile match contro King Roger.
Quel quasi, mentre i minuti sul campo scorrevano, diventava sempre più flebile, debole, fino a scomparire dopo due ore e diciotto minuti di gioco, cancellato da un devastante Roger Federer, che con il punteggio di 7-6, 7-6, 6-4 raggiungeva la sua 11esima finale a Wimbledon, record che mai era stato raggiunto lungo il corso della storia pluricentenaria del torneo tennistico più celebre di tutti i tempi.
Ad attenderlo in finale c'é il gigante croato Marin Cilic, arrivato in fondo dopo aver battuto in semifinale la 24ª testa di serie, l'americano Sam Querrey, in quasi tre ore di match (2h 56 min per l'esattezza). Per Cilic, vincitore allo US Open 2014 ai danni del giapponese Kei Nishikori, si tratta della prima finale sul prato inglese, e come quasi tutti gli avversari incontrati fin lì da RF, parte da sfavorito, come d'altronde recitavano tutti i bookmakers presenti sul globo da venerdì in poi.
Quella di domenica, più che una finale può essere dipinta come una sorta di passerella hollywodiana, un red carpet "Oscars style" dove il protagonista del colossal é il più acclamato, mentre tutti gli altri passano nettamente in secondo piano. Ci é lecito tratteggiarla in questo modo, perché questa é la mera rappresentazione della realtà, in quanto Federer ha preso letteralmente a "pallate" il povero Cilic, che oltre dalla pressione, si é anche fatto devastare dal punteggio. Il croato ha dato il meglio di sé nel primo set, ovvero finché é riuscito a reggere mentalmente ai colpi di RF. Poi, sullo 0-3 del secondo parziale, é definitivamente crollato, abbandonato in primis da una vescica sotto il piede che gli rendeva gli spostamenti laterali qualcosa di puramente teorico, e successivamente anche dalla sua psiche, che non gli permetteva di essere lucido nei momenti probabilmente più importanti della sua carriera. Dopo il rientro in campo, accompagnato dal boato di incitamento del pubblico dell'All England, la partita é diventata una partita a squash, con unico giocatore Federer e con Cilic a fare da muro. Il risultato finale, 6-3, 6-1, 6-4, é lo specchio di un match per lunghi tratti a senso unico, che ha chiaramente incoronato colui che in fin dei conti é risultato il migliore, anche se crediamo che molti tifosi sapessero il verdetto finale già da prima dell'apertura dei cancelli la domenica. Perché quando hai contro un tennista del genere, non affronti solamente la bravura tecniche e le capacità di un giocatore, ma ti scontri anche contro la sua ombra, la sua leggenda, che tra le varie cose é probabilmente quella che ti mette più paura nelle gambe e quella che ti fa sbagliare più facilmente. Già é dura sconfiggere Federer, poi se ti ritrovi contro un Roger in forma smagliante e perlopiù a Wimbledon, nel giardino di casa sua, allora lì vincere diventa impraticabile.
Merita comunque tanti, tantissimi applausi, Marin Cilic, che nonostante tutti i problemi possibili e immaginabili ha giocato un grandissimo torneo, arrivando in finale e mettendoci tutto l'impegno del mondo per onorare il match più importante del trofeo più importante dell'ambito tennistico. Gli applausi sinceri glieli ha fatti anche Federer, ed é proprio di lui che andremo a parlare nel prossimo paragrafo.
Roger, eterno, ringiovanito e vincente
Secondo l'Enciclopedia Treccani, l'aggettivo eterno significa "che si estende infinitamente nel tempo, che non ha né inizio né fine." Solitamente, come aggiunge prontamente l'Istituto della lingua italiana per antonomasia, quest'ultimo é legato a Dio o comunque a una divinità di una qualsiasi religione o credo. Nel corso degli anni, con la Chiesa che ha perso parte dell'autorità che aveva cinquanta o sessant'anni fa, molti personaggi negli ambiti più disparati, dalla tv allo sport, sono stati chiamati "Dio". Nel caso del tennis, il primo nome che salta alla mente senza neanche pensarci é chiaramente Roger Federer. Nessun altro può essere meglio affiancato ad una divinità, per bellezza e luminosità, ma soprattutto perché con il suo gioco é stato superiore a tutti nel passato e anche ora in questo momento. Lo dimostra questo 2017, che fino ad ora fa segnare un record di 25 vittorie e solamente due sconfitte (a Dubai e a Stoccarda) e che fa dilatare le pupille, se si pensa che RF un'anno fa era steso sul prato di Wimbledon distrutto dai suoi soliti problemi fisici alla schiena, che lo avevano martoriato soprattutto negli ultimi anni. Da quel giorno, molte cose sono cambiate: il coach, con Ljubicic (assistito da Ancic) che ha preso il posto di Edberg, il rovescio e la nuova racchetta, che permettono a Federer di giocare colpi vincenti in anticipo, ed infine l'aggressività, che permette al campione svizzero di risparmiare energia utile per un eventuale quinto set.
Da non dimenticare anche, l'imperioso balzo in avanti nel ranking ATP, che l'ha visto passare dalla posizione nº16 di fine 2016 alla terza piazza dopo l'incoronazione a Wimbledon. Ora però, come ammette lo stesso Roger, il terzo posto potrebbe anche essergli stretto, dato che la sua fama di vittorie non si é sicuramente calmata e dato che la possibilità di tornare in cima alla classifica potrebbe essere allo stesso tempo sia una gioia sia uno stimolo in più per allenarsi con ancora più impegno.
E proprio l'impegno, o meglio dire gli impegni, sono alcune delle caratteristiche del nuovo Federer, che ora più che mai lavora sodo in ogni allenamento. Perché quando sei giovane ti é ancora permesso di fare qualche allenamento a ritmi più blandi di un altro, ma all'alba dei 36 anni, ad ogni sessione si deve faticare sempre allo stesso modo, mai di più e mai di meno. Ed é proprio questa la differenza con il passato: prima Roger lavorava tanto, troppo, talvolta in maniera esagerata, e questi eccessivi carichi di lavoro l'hanno torturato fisicamente, mentre ora grazie a Ljubicic riesce a dosare meglio tutto, e questo non può che non essere un suo vantaggio.
Sia il 2016 che parte del 2017 sono stati all'insegna di un unica parola, vale a dire RIPOSO. E non la scrivo in maiuscolo per qualche oscuro motivo, ma perché é stato il contenuto relax che ha permesso allo svizzero di giganteggiare sugli altri tennisti in questo primo semestre. RF ha deciso dopo Wimbledon di prendersi circa metà anno sabbatico, per distogliersi dalle attenzioni dei media e per concentrarsi sul suo totale recupero fisico, nonché mentale. Perché, sì, anche il fattore psicologico ha contato parecchio nella rinascita federeriana: il fatto di convincersi di non essere vecchio, di non essere finito, di non pensare al ritiro, ha fatto sì che l'ex numero 1 al mondo abbia ritrovato tutte quelle motivazioni che gli hanno permesso di vincere tre titoli in tre mesi, tra cui uno Slam. La scelta poi di non partecipare ad alcun torneo sulla terra rossa, da sempre poco favorevole a Federer ma molto a Nadal, ha avuto due ragioni. La prima é stata quella di concedere all'eterno rivale spagnolo due tre mesi di assoluto dominio, che Rafa ha sfruttato alla perfezione il momento vincendo i tre trofei a disposizione, vale a dire Barcellona, Montecarlo ed il Roland Garros, tutte competizioni nelle quali ha trionfato per ben dieci volte. La seconda ragione é stata chiaramente dettata dalla voglia di prepararsi al meglio per la stagione sull'erba, nella quale Federer puntava alla tanto amata doppietta Halle-Wimbledon.
Il flop nel torneo di Stoccarda, nel quale é stato eliminato dal tedesco Haas, non ha fatto tanto clamore perché quello era paragonare ad un'imperfezione in fase di produzione. Alla fine, quando realmente contava, l'auto (Wimbledon) é stata presentata e successivamente applaudita dal pubblico, che ha accolto il produttore con un boato.
E la mossa di marketing, se così vogliamo chiamarla, ha avuto un enorme successo, sorprendendo gli analisti e le loro previsioni, permettendo così alle azioni di King Roger di salire vertiginosamente.
Perché se vogliamo trovare un paragone che realmente sia appropriato al Roger Federer di adesso, più che quello che una divinità, che pur gli calza a pennello, sarebbe migliore quello con una società quotata in borsa nella quale gli investitori hanno fiducia. Chi conosce l'ambiente lo sa: quando la gente crede in una compagnia, e quest'ultima non li delude ma dà loro solo delle gioie, allora il fatto che le azioni salgano non deve per nulla sorprendere. Si chiamano conseguenze. E se King Roger gioca bene ed é superiore agli altri, la conseguenza é una, e una soltanto, ossia l'ottavo titolo a Wimbledon.
Crediate sia abbastanza?

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