Dalla Germania arriva una vera e propria
bomba: Abramovich sarebbe in rotta di collisione con Conte, a causa del caso
Costa, degli ultimi risultati e dell’insistenza sul mercato. Nonostante ciò, un
cambio in panchina è inutile
Si
dice di Abramovich che quando qualcuno non gli va a genio, non attenda molto a
licenziarlo o comunque a mandarlo lontano dalla sua vista. Questo è dovuto al
fatto che il miliardario russo è un uomo molto esigente, che però talvolta
esagera e smette di ragionare. Nei tredici anni da supreme leader del Chelsea, molti allenatori sono già passati
attraverso questo periodo, che il più delle volte era poi coinciso con il loro
licenziamento. Ancelotti fu il primo, nella stagione 2010-11, a subire il
comportamento poco ortodosso del patron, che lo cacciò ad un solo anno di
distanza dalla vittoria del double (Premier
+ FA Cup), con l’accusa di non aver vinto la Champions. Un anno più tardi fu il
turno di André Villas-Boas, il “nuovo Mourinho”, che venne esonerato a marzo
dopo una prima parte di campionato deludente. A sostituirlo venne chiamato il
suo assistente nonché ex calciatore Blues, Roberto di Matteo, che in soli tre
mesi portò la squadra alla vittoria della Champions ai danni degli avversari e
ospitanti del Bayern Monaco, sconfitto ai rigori. L’idillio tra il russo e il
manager italiano però non durò moltissimo e, a causa degli inizi in campionato
e in Europa non brillanti, il nativo di Sciaffusa fu licenziato, appena cinque
mesi dopo aver alzato nel cielo di Monaco la coppa “dalle grandi orecchie”.
In
questi giorni, il tema del difficile rapporto tra Abramovich e i suoi coach sta
riemergendo prepotentemente. Come afferma SportBild,
noto quotidiano sportivo tedesco, in questi ultimi giorni la tensione tra Conte,
il miliardario russo e i dirigenti del Chelsea sta aumentando in maniera
esponenziale e la probabilità di un addio del tecnico leccese sta aumentando
ogni ora di più, con l’ex allenatore del Dortmund Tuchel pronto a sostituirlo.
Il
cambio in panchina non è qualcosa d’inaspettato, inatteso e nemmeno di
clamoroso perché è dall’inizio della sessione di mercato che in casa Blues
l’ambiente è tossico e la stabilità di Conte non poteva che non risentirne. I
motivi, o per meglio dire le cause del possibile e probabile licenziamento
dell’ex allenatore della Nazionale sono sostanzialmente tre: il caso Costa, gli
ultimi deludenti risultati e l’insistenza sul mercato del tecnico salentino. In
questo pezzo vi spieghiamo come un cambio di panchina sia inutile.
1.
Il difficile rapporto Antonio-Diego
Tutto
inizia il 13 gennaio. Il quotidiano britannico Daily Mail riporta che tre
giorni prima, durante la sessione di allenamento, Conte e il suo attaccante di
punta avrebbero litigato. La causa scatenante della lite sarebbero stati dei
problemi fisici del brasiliano, che si sarebbe lamentato di un forte mal di
schiena, problema non condiviso però dall’equipe dei fisioterapisti del
Chelsea, che lo ha subito riferito all’allenatore, il quale è ovviamente andato
su tutte le furie. Il litigio porta alla fine a due importanti conseguenze:
Diego Costa non viene convocato per il match successivo, mentre i suoi agenti
volano in Cina per trattare la cessione del loro assistito al Tianjin Quanjin
di Fabio Cannavaro. Da lì a pochi giorni la questione viene risolta, i due fanno pace, lo spagnolo rimane in squadra e aiuta il club a mettere in bacheca la seconda Premier in quattro anni.
Il 9 luglio, come un fulmine a ciel sereno, l'ex attaccante dell'Atletico Madrid, svela che il suo manager gli ha comunicato via sms che non lo considera più parte del progetto dei Blues. L'azione intrapresa dal tecnico leccese provoca un polverone nel mondo calcistico, con i tifosi di tutto il mondo che si dividono in due fazioni, i "pro-Conte" e i "pro-Costa". La società inglese condanna il comportamento del tecnico italiano, mentre nelle sedi dei top club europei si inizia a ragionare su quale possa essere la destinazione adatta per il centravanti. Si va avanti il Milan, che arriva ad offrire una cifra pari a 56 milioni di euro, ma più che il club é il giocatore a rifiutare, affermando di aspettare la proposta dell'Atletico, destinazione più che gradita sebbene possa giocarci solo per sei mesi dato il blocco del mercato imposto agli spagnoli. Nonostante le continue pressioni provenienti proprio da Costa, al 99.9% l'attaccante ritornerà in quella Madrid che l'ha lanciato nel grande calcio.
A mio parere, lo scontro Antonio-Diego era pressoché inevitabile, per il semplice motivo che tutti e due sono due persone che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno, e il litigio di inizio anno chiaramente lo dimostra. Con il probabile addio di Costa, la squadra perde un grande attaccante, con carattere forte (a volte un po' troppo) e con una vena realizzativa invidiabile, uno capace di segnare più di venti gol a stagione: un trascinatore nel vero senso della parola.
Nessun commento:
Posta un commento