25 palloni. Solitamente la quantità presente in un sacco ad un allenamento, non il modo di pagare un bambino di 8 anni. Quel niño, soprannominato El Fideo (lo spaghetto in spagnolo) per via del suo fisico, era stato appena ceduto dal presidente del Torito, Jorge Cornejo, al più blasonato Rosario Central. Alla fine, come ammise più tardi lo stesso Jorge, Di Maria venne venduto senza ricevere alcun pallone.
L'infanzia dell'attuale stella dell'Argentina è stata molto complicata. Cresciuto in uno dei quartieri più difficili di Rosario, di giorno aiutava il padre Miguel a trasportare i sacchi di carbone in miniera, mentre di sera giocava a calcio, tutti i giorni, a volte anche in casa. La madre Diana disse in un'intervista che il più delle volte suo figlio Ángel rompeva oggetti con le pallonate, e per questa presunta iperattività il medico gli consiglio di esprimere tutta questa energia nel calcio.
L'unico campo che la famiglia poteva economicamente permettersi era appunto quello del Torito, dove le divise per i ragazzi erano più o meno un sogno. La leggenda dice che il bambino, che si presentava agli allenamenti con la maglia Oranje in onore dell'Olanda di Cruyff, segnò 64 gol in cinque anni prima di trasferirsi alle Canallas. A 17 anni Di Maria, colui che si presentava in spogliatoio con le mani sporche di carbone, diventa titolare e in un anno si fa notare dalle squadre europee: il Benfica si assicura le sue prestazioni per soli 2 milioni. Tre anni fantastici, 15 gol in 125 presenze, che fanno sì che il CT Batista lo porti all'Olimpiade cinese, dove segna il gol vittoria in finale con la Nigeria. Le" big" non si fanno aspettare e a soli 22 anni, Ángel viene acquistato dalle Merengues per 36 milioni, dove lo aspettano campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, Kaká e Higuain. I paragoni però non lo scomodano, anzi, fa innamorare di sé Mourinho, che lo aveva comprato per la sua completezza in entrambe le fasi. Tre anni, 137 partite, 25 gol. Poi l'arrivo di Ancelotti e la definitiva esplosione con 11 gol nell'anno della Champions. Dopo un buon Mondiale, dove segna il gol del passaggio agli ottavi ma salta la finale per un infortunio, passa allo United di Van Gaal per la cifra record di 78.5 milioni. Il feeling però con l'allenatore non è dei migliori, e la stagione ne risente, con solo 4 gol in 32 partite. In estate dopo un'altra delusione, stavolta in Copa Ámerica, passa al Psg qatarioto per 63 milioni. La stagione è più che buona con 15 gol in 47 partite, e soprattutto con la vittoria sia del campionato sia della Coppa di Lega. Ora la Copa Ámerica Centenario, negli Stati Uniti, dove Ángel ha segnato un gol nella vittoria sul Cile, arrivata nella fase a gironi, prima di infortunarsi contro Panamá. É rientrato in tempo per la finale, la seconda contro la Roja in due anni, ed è pronto stanotte, al MetLife Stadium di East Rutherford, a riportare, assieme a Messi, il trofeo in patria dopo 23 anni d'attesa. Sanchez, Vidal e compagni sono avvisati.

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