A Manchester il calcio é (praticamente) l'unico sport praticato. E chiunque segua il football, quest'anno ha dovuto sposare una e una sola filosofia: o sostieni il calcio di Mourinho, fatto di molte individualità da cui ci si aspetta la giocata, o abbracci l'idea di gioco di Guardiola, costituita da calcio champagne sotto forma di tiki-taka.
Dopo una campagna estiva per entrambi roboante, fatta di grandi arrivi, le squadre sono scese in campo: due vittorie di fila, poi la vittoria Citizen nel derby ha ribaltato tutto. Il Man City ha continuato la sua marcia, con otto vittorie in altrettante partite, mentre lo United ha perso le due partite post-derby, contro Feyenoord e Watford. Analizziamo quindi a raggi X i due team.
Una macchina da gol, una squadra che gioca (probabilmente) il miglior calcio del mondo, una squadra che fino ad ora sa solo vincere. Questo é il riassunto del club che ad ora guida la Premier. Lo avevano avvisato, Pep, che l'Inghilterra sarebbe stata la sfida più difficile della sua carriera. A vedere le performance dei suoi, il catalano sembra essersi adattato subito, e considerando che l'ultima partita l'ha giocata senza Agüero, Kompany e altri, se l'inizio é questo il futuro non può che essere migliore.
A proposito di squadra: tutti gli uomini impiegati sembrano aver capito subito gli schemi di Guardiola in un battibaleno. Il possesso palla é diminuito (60% nell'ultimo match), le verticalizzazioni e i triangoli sono aumentati in modo sproporzionato, così come le accelerazioni improvvise, punto chiave della vittoria nel derby con lo United.
Alcuni giocatori sono stati revitalizzati tra cui Sterling e Fernandinho, che con Pellegrini non avevano mai mostrato tutto il loro potenziale, ma soprattutto Kolarov che domenica scorsa ha toccato 104 palloni, trovando anche il gol. Uno dei due calciatori chiave é invece De Bruyne che per Guardiola é il "secondo al mondo solo dietro Messi", uno che si trova sempre nel posto giusto al momento giusto.
L'altro é il Kun Agüero, l'uomo che dovrebbe essere la star di questo City e che, sentendo le sue parole é migliorato molto sotto porta grazie all'arrivo del catalano.
Insomma, Guardiola é passato dal rischio flop (per l'allontanamento di Yaya Touré e Hart), alla standing ovation contro il Bournemouth. E pensando che in Champions ha dato un 4-0 al Mönchengladbach, non certo la cenerentola del girone, e in campionato guida a punteggio pieno, chissà che a Cardiff, distante quattro ore dalla sua nuova città, non troveremo proprio lui, il Da Vinci catalano.
QUI UNITED
Eccolo lì Ibra, deluso, che si interroga sul avvenire del suo Manchester. Il nuovo fenomeno affianco alla bandiera del club, affianco a Wayne Rooney che guarda da qualche parte sperduto. Questi sono i due simboli di una squadra che, camminava felice fino alla sosta per le nazionali, e che ora scende con l'ascensore verso l'inferno. Un ascensore che qualcuno prima o poi deve mettere a posto, prima che arrivi all'ultimo piano verso il basso, che nel calcio si chiama fallimento.
Dei 186 milioni spesi quest'anno, paradossalmente l'unico che ha ripagato le aspettative é stato Ibrahimovic, l'unico dei nuovi pagato zero. Ibra ha segnato all'esordio in Community Shield, si è ripetuto con una doppietta alla prima di Premier, e ha poi raggiunto quota tre gol in campionato nel derby contro il City.
L'altro a fare bene é stato Bailly, che per ora in fase difensiva non ha mostrato alcuna lacuna, mentre Mkhitaryan, pagato ben 42 milioni ha giocato poco e non ha colpe.
Ma l'uomo più atteso era sicuramente Pogba, diventato con i suoi 105 milioni quest'estate il calciatore più pagato della storia. Sembrava il ritorno del figliol prodigo, del ragazzo che se n'era andato per crescere e ritornare da uomo, invece per ora é stato tutto fumo e niente arrosto.
All'esordio ha fatto vedere qualcosina, ha continuato il trend contro l'Hull City, per poi toccare il fondo contro City e Feyenoord, dove non é mai stato pericoloso. E mentre Mourinho gli dice di non pensare a quanto é stato pagato, Carragher consiglia a Mourinho di affiancargli Carrick, e Scholes gli dice di tornare quello della Juve, il "polpo" Paul gioca male e litiga con i compagni in spogliatoio.
Mourinho o non Mourinho, arbitri o non arbitri, lo United, malgrado gli acquisti, non ha ancora trovato la sua identità. Un po' come un puzzle a cui manca il pezzo finale per completarlo.
Attenti però che se ci si impiega troppo tempo a trovarlo, giocarci diventa stancante, e la voglia diminuisce di volta in volta.


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