Il 16 dicembre 1993, l'ottavo re di Roma é stato incoronato. L'uomo, la leggenda, il simbolo di una città intera ha preso il posto che gli spettava, a fianco agli altri sette, tra cui probabilmente é il più importante. Ha dato tutto alla sua città, eterna quanto lui, e lei le ha dato tutto ciò che aveva, forse anche di più. L'ha difeso sempre e comunque, sia che avesse ragione sia che non l'avesse, forse perché l'amava così tanto da proteggerlo come se fosse suo figlio. Ha allontanato allenatori, rei di non farlo giocare, ha insultato presidenti che non gli rinnovavano il contratto. Molti dei suoi tifosi hanno chiamato i loro figli Francesco, gli hanno dedicato striscioni, maglie. Tutta la voce che avevano l'hanno usata per gridare il suo nome. 250 volte in 605 partite.
Totti fa parte di una cerchia, quella delle bandiere, una cerchia che ormai si é ridotta ad un solo nome, il suo, il nome di un uomo infinito, di un calciatore unico, di un professionista che a quarant'anni é ancora capace di segnare. Non importa se giochi una partita intera, un tempo, mezz'ora o quindici minuti, Francesco é decisivo in qualsiasi modo: di testa, di piede, con un pallonetto da fuori area, con una rovesciata. L'amore degli italiani per il dieci giallorosso é così forte che si é addirittura pensato di mettere la sua "chilena" nel derby dell'11 gennaio 2015, come copertina dell'album Panini.
Quando bacia la maglia sembra che Francesco sia banale, ma non lo é mai. Baciare quel pezzo di stoffa, non significa solamente esprimere amore per la Roma, ma significa ribadire che la Roma é stata più importante dei soldi, della fama, del successo internazionale, dei trofei. Come racconta a The Players' Tribune, prima il Milan nell'89 poi il Real Madrid nel 2003, hanno provato a strappare Totti alla sua città. Francesco ha ringraziato, ma ha risposto no, influenzato da sua mamma, il "Boss". In verità, come lui stesso ha ammesso, i Blancos lo stavano per convincere, ma poi amici e famiglia l'hanno convinto a rimanere nella città che l'ha amato e che lo ama ancora.
E lui l'ha fatto: ha preferito l'Olimpico al Bernabeu, la Coppa Italia alla Champions, Sensi e Pallotta a Florentino Perez.
La standing ovation riservatagli domenica dai tifosi granata fa capire, quanto Totti sia amato oltre la maglia. Un campione unico, che difficilmente potrà essere eguagliato da qualcun altro. Forse qualcuno lo supererà a livello tecnico, a livello acrobatico, magari anche come leader, ma mai come uomo. In un calcio in cui ormai contano i soldi più delle persone, in cui lo show é lo scopo di tutti, Er Pupone rappresenta il "Concetto Spaziale", un concetto che solo i veri amanti del calcio conoscono.
Spaziale, come quest'uomo, che quando gioca si diverte come fosse un ragazzino. Quel ragazzino che da 23 anni incanta tutti, sia dentro che fuori dal campo.
Er Pupone, Er Capitano. Questi sono stati i soprannomi dell'ottavo re di Roma. Tu invece, Francé, preferisci che sia il campo, e non altro, a parlare.
E con questo dimostri cosa sei.
Unico.

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