sabato 31 dicembre 2016

#TOP20 DEL 2016: 20º-11º

Con il 2016 che sta per concludersi, sono pronto a svelarvi la mia (personale) top 20 di quest'anno. Un'anno ricco di emozioni: qualcuno si è confermato, altri hanno sorpreso.


#20 - Dimitri Payet 



L'abbiamo scoperto tutti questa stagione con la maglia del West Ham, ma soprattutto con la casacca della sua nazionale. Ha risolto la prima uscita dei Bleus contro la Romania al minuto 89 con una fucilata sotto l'incrocio, ma soprattutto ha stupito tutti con le sue fenomenali doti balistiche. I suoi calci di punizioni sono pura magia per molti, sicuramente non per gli avversari. 

#19 - Jan Oblak


Grande stagione quella dell'estremo difensore sloveno. 18 gol incassati in tutto il campionato, uniti a un'eccellente Champions disputata, ma per poco persa. L'unica pecca sono i rigori di quella finale: su 5 penalty non è riuscito a neutralizzarne nemmeno uno.

#18 - Zlatan Ibrahimovic


L'ultimo anno a Parigi si è concluso con la vittoria di tutti i trofei disponibili in campo nazionale, ma soprattutto con 50 gol in 51 partite. L'avventura allo United si è aperta allo stesso modo, con la vittoria in Community Shield. Ora, dopo un breve periodo di magra, sta ritornando ai suoi livelli abituali, stratosferici se si pensa che ormai ha 34 anni.

#17 - Aaron Ramsey


Sarà stato il biondo, sarà stata l'astrologia, il 2016 di Ramsey non é stato affatto male. E se in Premier l'apporto é stato normale, agli Europei si é rivisto il vero Aaron, che con ben 4 assist ha trascinato assieme a Bale il Galles in semifinale. Se non fosse fermato in continuazione dagli infortuni potrebbe essere uno dei migliori a livello europeo.

#16 Manuel Neuer


Il gigante tedesco non ha passato male l'anno. Ha vinto il campionato (più che scontato), ha parato due rigori in un quarto di finale europeo, ha incassato solamente 2 gol nelle 58 partite giocate. Ha tentato di fare la doppietta Europeo-Champions ma non ci è riuscito. Quel ch'è certo é che é uno dei più forti, se non il più forte, portiere al mondo. Bravo coi piedi, rigorista, difficile da superare. Se questo è dire poco...

#15 N'Golo Kanté


Protagonista della favola Leicester, uomo dai sette polmoni, recupera-palloni infermabile; il paragone con Gattuso non stona. É uno che porta una gran quantità di punti alle sue squadre, e non a caso per lui il Chelsea ha sborsato 30 milioni quest'estate.

#14 Paul Pogba


Dopo un'ottima stagione alla Juve, quella che poi si sarebbe rivelata la sua ultima in bianconero, conclusasi con la vittoria dello Scudetto e della Coppa Italia, il Polpo era andato all'Europeo pronto per prendersi la scena, cosa che alla fine non ha fatto. Il trasferimento record allo United, tutto ad un tratto, lo ha fatto risaltare. I 110 milioni sborsati sono stati, per ora, quasi per niente ripagati.

#13 Gianluigi Buffon


Avere 38 anni non significa essere finito. O almeno non lo é per Gigi Buffon, uno che ormai da 10 anni è pilastro di Juve e Nazionale. Nonostante abbia già un posto nella Hall of Fame del calcio, il numero 1 italiano continua a divertirsi. Quando smetterà di farlo, probabilmente sarà il momento dell'addio.


#12 Gonzalo Higuain


In Italia assieme a Pogba è stato l'uomo più discusso dell'ultimo mercato. Perché puoi fare pure 36 gol, puoi avere pure l'affetto di una città intera, puoi pure entrare nella storia della Serie A, ma la fama di gloria, come ci insegnano i Greci, mai va rifiutata. Ed é quello che ha fatto Gonzalo. Che alla Juve, per ora, non sembra assomigliare alla macchina da gol che era a Napoli.

#11 Robert Lewandowski



Probabilmente il vero artefice dell'ultima Bundesliga dell'era Guardiola. Chiude l'anno con 42 gol totali, di cui 30 solo in campionato. Memorabili le 5 reti in 9 minuti al Wolfsburg. Un po' meno l'Europeo francese, che lo ha visto andare a segno una sola volta in cinque match. Poco per un attaccante del suo calibro.








sabato 24 dicembre 2016

SUPER-PAGELLE

É il Milan a trionfare nella Supercoppa giocata a Doha, grazie ad un Suso fenomenale. Nella Juve bene Chiellini e Buffon, male Lichsteiner




PAGELLE MILAN

Donnarumma 7.5 : fa almeno 4 grandi parate. Ricompie il salvataggio all'incrocio su Khedira come in precedenza aveva già fatto a San Siro. Para il rigore a Dybala. Un predestinato con un grande futuro davanti.

Abate 6.5 : chiude ottimamente nel primo tempo su Sturaro. Per il resto discreta partita sia sul fronte difensivo che su quello offensivo.

Antonelli (sostituisce Abate) 6 : sostituisce Abate, fuori per crampi. Non fa niente di speciale.

Romagnoli 7 : rischia di trovare il gol del 2-1, ma il suo gol si spegne sulla traversa. Gran partita, in cui concede pochissimo a Higuain e Mandzukic.

Paletta 7 : bel match anche per l'ex Atalanta. Concede poco o nulla all'attacco juventino, non fa neanche poi così male in fase di impostazione.

De Sciglio 6 : non brillantissimo, come invece lo è stato in altre serate, ma gioca un match sufficiente, nel quale non gli si può recriminare molto. 

Kucka 6 : meno incisivo del solito, lotta come un guerriero ma questa non è una novità. Bene anche alla lotteria dei rigori.

Locatelli 6 : visto il periodo non proprio positivo che sta attraversando, partita discreta. Esce stremato lasciando il posto a Pasalic.

Pasalic (sostituisce Locatelli) 6.5 : tenta il gol con un destro a giro, che però finisce di molto fuori. Il penalty invece non lo sbaglia, facendo esultare il mondo Milan, e regalando il trofeo nº29 a Berlusconi.

Bertolacci 6 : rispetto allo scorso anno, in cui era insicuro, gioca il match con calma e sangue freddo, che gli permettono di non essere tra i peggiori. 

Suso 8 : il vero incubo della Juve. Deride in due tempi sia Alex Sandro sia Evra. Da un suo cross nasce il gol di Bonaventura, e da un suo angolo la traversa di Romagnoli. Imprescindibile.

Bacca 5 : si mangia a porta vuota il gol della possibile vittoria rossonera nei tempi regolamentari. Il grande assente di questo big match.

Lapadula (sostituisce Bacca) 5 : entrato per migliorare ciò che aveva fatto Bacca, sbaglia il primo rigore. Una nota stonata in un bel periodo.

Bonaventura 7.5 : l'altro grande talento del Milan montelliano. Sempre decisivo, in qualunque partita. Insostituibile é dire poco.

All. Montella 7 : Sfrutta le armi che ha, e l'assenza di pressione sui suoi per mettere pressione alla Juve, riuscendo a riportare un trofeo a Milano dopo ben 5 anni.

PAGELLE JUVENTUS

Buffon 7 : assieme a Chiellini il grande protagonista in positivo della Juve. Para su Bacca, su Bonaventura e anche un rigore. Nelle grandi occasioni non stecca mai.

Lichsteiner 4 : Bonaventura è stato il suo incubo. Lo perde sul gol, lo perde negli uno contro uno, rischia anche un rosso tirandogli una gomitata. Peggio di così è complicato. 

Rugani 6 : non così brillante come nelle ultime uscite, ma nel complesso sufficiente. Fanno il loro anche le espressioni della fidanzata in tribuna.

Chiellini 7 : segna il suo secondo gol in Supercoppa, dopo quello siglato alla Lazio. L'unico che respinge i molti cross del Milan. Senza di lui i bianconeri avrebbero sofferto di più.

Alex Sandro 6 : per aver giocato mezz'ora non così male. Poi esce per un problema al flessore, e la sua assenza si nota.

Evra (sostituisce Alex Sandro) 4 : Suso ha praticamente giocato contro un invalido. Lo perde sempre, o meglio non lo affronta mai. La peggior prestazione da quando è alla Juve.

Khedira 6.5 : impegna Donnarumma come già aveva fatto due mesi fa. Non sbaglia dal dischetto, e sta sempre attento in entrambe le fasi.

Marchisio 6 : uno dei pochi positivi tra le fila dei ragazzi di Allegri. Sempre con i tempi giusti.

Sturaro 5.5 : nel primo tempo uno dei più attivi. Nel secondo tempo, tutto il contrario. Non aiuta mai Evra in fase di copertura, manco se lo pagassero.

Lemina (sostituisce Sturaro) 5.5 : doveva dare quello sprint e quella fisicità utile a spaccare la partita. Allegri lo sposta da destra a sinistra, ma non cambia nulla. 

Pjanic 5 : il Pjanic che ci si immaginava non è mai apparso, per quanto riguarda la Supercoppa. Lento in fase di impostazione, soprattutto nel verticalizzare.

Dybala (sostituisce Pjanic) 5 : il coro di accoglienza al momento del cambio fa capire quanto i tifosi bianconeri aspettassero l'entrata di Dybala. Che invece li delude: gol sbagliato praticamente a porta sguarnita, rigore che finisce sulla mano di richiamo di Donnarumma. 

Higuain 5 : il più atteso. Anche lui invece stecca. Si propone poco, tira quindi poco. Annebbiato.

Mandzukic 5.5 : lotta sempre, ma stavolta perde la sfida con i centrali rossoneri. Anche lui sottotono rispetto alle ultime uscite.

All. Allegri 5.5 : non azzecca i cambi, si infuria con Marotta e Paratici a fine partita. La squadra non reagisce nel migliore dei modi dopo il gol del vantaggio segnato da Chiellini, adagiandosi sugli allori. Sicuramente non il miglior atteggiamento per un club che punta alla vittoria della Champions League, dove il livello è nettamente più alto.










martedì 20 dicembre 2016

SACCO CINESE ATTO 2º

Se prima compravano calciatori a fine carriera, e in questi anni buoni giocatori, ora fanno sul serio e vogliono i top player nel loro campionato. Il saccheggio cinese parte 2 è impaziente di cominciare.




Roma, caput mundi, è stata saccheggiata ben cinque volte : la prima nel 390 a.C. per opera dei Galli e l' ultima volta dai lanzichenecchi di Carlo V d'Asburgo. E in entrambe le occasioni i danni principali sono stati fatti alle opere più importanti e significative, chiese e monumenti ricche di storia. 
Ebbene, da un anno a questa parte in Europa, é iniziato un nuovo saccheggio, stavolta di tipo calcistico, da parte dei cinesi, che a suon di milioni stanno comprando giocatori che militano nelle squadre del Vecchio Continente. 
Tutto era iniziato nel 2015: calciatori come Jackson Martinez, Alex Teixera, e due ex del calcio italiano come Gervinho e Lavezzi avevano deciso di trasferirsi nel Paese del dragone, seguendo la via dei soldi, che tanto attira in questi anni. La campagna di conquista estiva del 2016 non é stata da meno: Hulk, Roger Martinez e Pellé hanno lasciato l'Europa per accasarsi nella Chinese SuperLeague, un campionato pieno di denaro ma in realtà abbastanza povero tecnicamente.
Fatto sta che i 40 milioni per Jackson, o i 16.5 milioni all'anno per l'attaccante italiano non sono bastati, ed ora i tycoon orientali proprietari del calcio sono pronti a sborsare cifre ancora più astronomiche per giocatori stavolta di alto livello.

TEVEZ E L'ASSALTO AI TOP PLAYER DELLA PREMIER
Non è notizia di oggi che Tevez andrà a giocare in Cina. Per la precisione si accaserà allo Shanghai Shenua, dove percepirà 735.000 euro a settimana, ovvero 3 milioni al mese, ossia 38 milioni all'anno diventando così, per distacco, il giocatore più pagato di sempre. Molti hanno gridato allo scandalo, accusando l'argentino di aver tradito il Boca, dove aveva promesso di chiudere la carriera, e dove molti lo considerano una sorta di divinità. L'addio da brividi, riservatogli nella sua ultima partita, spiega quanto il loro rapporto non verrà per nulla scalfito, nonostante questo passaggio legato ovviamente alla sete di denaro. Un altro protagonista del calcio europeo che volerà sotto la Muraglia, per 52 milioni di euro, è Oscar che in realtà non sta vivendo un gran momento al Chelsea, dato che da molto tempo è uscito dalle rotazioni di Conte, che gli preferisce Willian. Il brasiliano andrà ai rivali cittadini, allo Shanghai SIGP, che lo ricoprirà d'oro, assicurandogli un contratto da 24 milioni all'anno. Non male per uno che da inizio stagione ha giocato solo 35 minuti.
Ma l'assalto cinese non finisce qui: i tabloid parlano di offerte per Terry, che per una cifra tra gli 8 e i 12 milioni a stagione si unirebbe all'Apache, per Fabregas, per cui Scolari (allenatore del Guangzhou Evergrande) offrirebbe 40 milioni, per Sanchez, che sarebbe il primo obiettivo di Pellegrini e del suo Hebei Fortune. El niño maravilla, si unirebbe a Gervinho e Lavezzi, e andrebbe a guadagnare circa 26 milioni annui.

IL SOGNO MESSI
Sky Sports rivela però che quest'ultimi sarebbero interessati a far firmare niente poco di meno che Lionel Messi. Sempre di cifre astronomiche si parla, ma stavolta superano realmente l'ordinario: all'argentino infatti è stato offerto un quinquennale da 100 milioni l'anno. Le probabilità che però si trasferisca in Cina sono poche, per la squadra in cui gioca, per l'età ma anche per la famiglia, che a Barcellona sta più che bene.
Ad ora, la Chinese SuperLeague assomiglia molto ad un generale in attesa di dare l'ordine ai soldati di attaccare: conoscendo la loro fama di gloria, conoscendo le loro risorse, non sorprendetevi se prima o poi dei militari dagli occhi a mandorla accerchieranno i nostri migliori soldati.

domenica 18 dicembre 2016

L'EROE DEI DUE MONDI

Per la sua valanga di gol negli ultimi minuti, é stato già coniato il termine Zona Ramos. Uno che di reti pesanti ne ha fatte, in Europa e non.


Se sei tifoso del Real Madrid, da due anni a questa parte, sai che se stai perdendo a pochi minuti dalla fine un match cruciale di qualsiasi competizione, all'ultimo calcio d'angolo o punizione sbucherà sempre Ramos che ti farà saltare di gioia. Perché ormai il trend é talmente "di moda" che l'antica "Zona Cesarini" é stata ribattezzata "Zona Ramos", o come i colleghi spagnoli di MARCA hanno preferito chiamarla, "NoventayRamos". Ma cosa c'entra il capitano del Real con il titolo? C'entra eccome: è stato proprio lui a mettere in bacheca l'ultimo Mondiale per Club madrileño, datato ormai 2014. All'epoca c'era Ancelotti seduto in panchina, e quella vittoria ai danni degli argentini del San Lorenzo grazie alla doppietta di Ramos, che segnó al 15' e al 37', fu l'ultimo trofeo di "Carletto" alla guida dei Blancos. Per il Madrid, l'anno si chiuse come mai era terminato, ovvero con quattro nuovi trofei da aggiungere alla già ricca collezione: Champions League (la Décima), Copa del Rey, Supercoppa Europea ed appunto Mondiale per Club. A questo si sommò il record di vittorie di fila, 22,  che superò quello di Rjkaard di 18 successi consecutivi. E se il 2014 era stata una stagione fenomenale, l'anno 2015 si aprì con una sconfitta a Valencia, e si concluse con una sconfitta in semifinale contro la Juve, che distrusse il sogno di una finale Barça-Real. 

ROBERTO CARLOS E IL MILAN NEL MIRINO
Il Real e Ramos possono superare entrambi qualcuno in diverse situazioni. Le Merengues possono sorpassare il Milan come numero di "Intercontinentali" vinte, adesso sono entrambi a 4, mentre Ramos può battere il record di gol di Roberto Carlos, 68, essendo solamente a sei reti di distanza. Magari potrebbe già cominciare fra meno di tre ore, in occasione della finale contro i Kashima Antlers. Un altro primato, stavolta personale, che il difensore andaluso può migliorare, é il numero stagionale di reti: é già a 4, ed il massimo a cui é arrivato é stato 7. Irraggiungibili paiono, ad ora, altre due colonne del Real come Pirri e Hierro, che hanno siglato nel corso della loro carriera al Madrid rispettivamente 172 e 127 gol. 

IL NUOVO CESARINI
Sergio Ramos ha ereditato la fascia di capitano nel 2014, ma anche prima di quel momento si era già capito quanto in campo fosse un leader, e soprattutto quanto i suoi gol fossero decisivi in ogni competizione. Iniziando dal 2006-07 quando aprí due volte le marcature nelle ultime sette giornate di campionato, che diedero poi la vittoria al Real. E come non scordarsi del gol vittoria del Clásico del marzo 2013, al minuto 82': per non citare il gol del 2-0 che rischiò di far approdare, il 30 aprile, i Blancos in finale di Champions. Alla fine, reduci comunque da una 4-1 subito a casa Dortmund, i "bianchi di Madrid" non riuscirono nell'impresa, con il Borussia che andò in finale e la perse all'89'. 
Stessa sorte, un anno più tardi, capitò all'Atletico che vide sfumare la sua prima vittoria in campo europeo proprio per il gol di Ramos al minuto 93. Da ricordare però anche la rete che aprì le danze alla vittoria schiacciante in semifinale contro il Bayern, lo stesso anno, e il gol del momentaneo 2-2 in finale di Supercoppa Europea del 9 agosto scorso, trofeo poi vinto ai supplementari con gol di Carvajal. 
Un andaluso capitano di una delle squadre più forti (e ricche) del mondo, poche volte si vede. Ma se costui è devoto alla causa e se è quello che attualmente incarna meglio lo spirito di "Juanito", ovvero il fatto di non mollare mai, tipico madridista, ecco che leader della squadra lo diventa in modo naturale, senza che gli venga imposto da nessuno. 
Anche questo significa chiamarsi Sergio Ramos.





domenica 11 dicembre 2016

IN PASTO AGLI EUROPEI

Un torneo che ormai rappresenta il miglior esempio della disparità tecnica ed economica tra Europa e Sudamerica. Una formula che il nuovo chief della Fifa vuole cambiare



Il calcio diciamo, può assomigliare alla Firenze dantesca, all'epoca di Bonifacio VII, all'era della guerra tra fazioni, tra guelfi bianchi e neri. A dirla tutta, per niente sanguinolenta, ma l'idea di due "partiti" contrapposti persiste. Ed ecco che si parla di risultatisti o giocolieri, ma anche e soprattutto di tradizionalisti e innovatori. Platini é un esponente dei primi; Infantino é un chiaro rappresentante dei secondi. L'ultima grande questione a cui l'attuale presidente della FIFA si é affezionato é stata quella riguardante il Mondiale per Club. Una competizione che dal 2005, ossia da quando ha aperto a tutte le vincitrici continentali, ha visto trionfare le europee 8 volte su 11, che in tutti i casi hanno giocato la finale. Quando, raramente sono state sconfitte, é successo sempre per mano delle sudamericane: il San Paolo ha sconfitto il Liverpool nel 2005, l'Internacional ha battuto il Barça nel 2007, ed infine il Corinthians ha trionfato sul Chelsea di Di Matteo ben tre anni fa.
Solo due volte all'atto decisivo sono arrivate due squadre di altri continenti, più precisamente africane vale a dire il TP Mazembe nel 2010, che prima di essere sconfitto dall'Inter di Benitez aveva battuto un fragile Internacional, e il Raja Casablanca nel 2013, sconfitto in finale dal Bayern ma capace di affossare l'Atletico Mineiro di un Ronaldinho in fase decisamente calante.

Differenze che passione
In undici edizioni neanche le superpotenze messicane, arabe, giapponesi e ultimamene cinesi sono minimamente riuscite ad impensierire i club del Vecchio Continente, contro i quali vincere, é praticamente impossibile, sia dal punto di vista della pecunia sia dal punto di vista sportiva.
Solamente dando un'occhiata al valore della rosa si capisce quanto la differenza sia abissale. L'America, squadra messicana che affronterà il Real in semifinale ha un valore di rosa pari a 40.5 milioni di euro ed il giocatore più costoso, la punta centrale Romero, é valutato 3.5 milioni. La vincitrice della Libertadores, quell'Atletico Nacional una volta di proprietà di Escobar, vale solo 23.5 milioni, e anche le varie "superpotenze" continentali, ovvero River e Boca, non superano gli ottanta.
I Blancos invece hanno una rosa che complessivamente costa 775.8 milioni, con il solo Ronaldo che ne porta con sé ben 110. Per non parlare di ricavi annuali: Madrid guadagna praticamente dieci volte tanto Medellin (630 per le Merengues, 75 per i colombiani).
Passando al lato sportivo, la faccenda non cambia: il Real conta venti nazionali, l'Atletico Nacional 1/5 (4 cafeteros e un venezuelano). E tra i colombiani solo Torres, con 46 presenze, può vantare un numero di cap discreto mentre gli altri, Berrio, Borja e Diaz, non hanno ancora fatto grandi esperienze.

Tra vecchio e nuovo
Prima di tutto ciò, prima del 2005, c'era la semplice ed eterna sfida tra la migliore europea e la migliore sudamericana, con la formula andata-ritorno. Nelle 43 edizioni, 22 volte hanno vinto le squadre dell'Emisfero Sud, dimostrando come l'equilibro, fino agli anni '90 ci fosse eccome. Poi, negli ultimi 10 anni della Coppa Intercontinentale, solo tre successi latinos firmati Boca e Velez Sarsfield. 
Ed ecco che per interrompere la monotonia, arriva l'idea di Infantino, che pensa ad una competizione dal 10 al 30 giugno con le 32 migliori squadre del mondo, con cadenza biennale, in un'unica sede (magari a rotazione). 
Che poi questa formula non entusiasmi tutti i tre miliardi di calciofili sulla Terra, può anche essere giusto. Ma che sia meglio dei continui viaggi interoceanici, e di competizioni stancanti e praticamente inutili, su questo non c'é dubbio. 



sabato 3 dicembre 2016

OTTOVOLANTE BLUES




Dire che questa vittoria all'Etihad non sorprenda é dire il falso. Perché vincere 3-1 in casa del City di Guardiola, ribaltare un match che sembrava avere come risultato una sconfitta, non era da tutti, ma il Chelsea di Conte con grande carattere alla fine il big match l'ha vinto. Per i Blues ottava vittoria consecutiva e +4 sul Liverpool che però deve ancora disputare la 14ª giornata.
I padroni di casa scendono in campo con un insolito 3-4-3 andando ad affrontare gli avversari con lo schema che meglio conoscono. E ad inizio match questo cambio di modulo sembra portare beneficio agli uomini di Pep, visto che prima del gol del vantaggio, arrivato al 45' su cross di Navas deviato in porta da Cahill, Agüero aveva almeno avuto due o tre occasioni per portare in vantaggio i suoi. 
Anche l'inizio di secondo tempo é dominato dal City con De Bruyne che fallisce due occasioni colossali tra cui soprattutto la seconda, dove da due passi colpisce la traversa a porta sguarnita.
E come suggerisce l'antica legge del calcio, "gol sbagliato, gol subito", sbagliare porta al pareggio avversario. In questo caso é Diego Costa, che lanciato perfettamente da Fabregas, stoppa la palla all'interno dell'area e scarica una botta in porta su cui Bravo non può niente.
Cerca subito di reagire il City con il suo nº10 che non riesce a battere Courtois. Ed é a questo punto che, a parer mio, il Chelsea vince il match. Al 69' infatti, Hazard recupera palla a metà campo, la passa a Costa, che a sua volta imbecca Willian in contropiede: il brasiliano entra in aerea e fulmina il portiere Citizen, non proprio incolpevole.
La ciliegina sulla torta arriva al 95' quando ancora una volta da un lancio partito dalla difesa, Hazard brucia Otamendi sullo scatto e sigla il definitivo 3-1. 
Il match, nonostante sia matematicamente concluso, finisce con una rissa molto all'inglese, originata da un "fallaccio" di Agüero su David Luiz: espulso l'attaccante, espulso anche Fernandinho per eccessive e violente proteste.
Anche questo fa parte dello spettacolo, della visione che tutti noi abbiamo del calcio britannico. 
Che per oggi solo Conte ha apprezzato.

venerdì 2 dicembre 2016

CLÁSICO CCLXV




Real Madrid-Barcellona non sarà mai solamente una partita di calcio. Troppa la rivalità tra le due città trainanti della Spagna, troppa la differenza in campo politico che ormai da secoli separa questi due luoghi sacri del fútbol. Se Madrid é il centro da sempre della monarchia, ed il Real era la squadra del "Caudillo" Francisco Franco, Barcellona é mossa da secoli da un sentimento indipendentista che prima o poi sfocerà in un referendum dove i catalani sperano una volta per tutte di separarsi dal resto della nazione. Il sentirsi catalani, e per questo "non spagnoli" si nota appena appena si entra nella capital de Catalunya, dove le bandiere castigliane risaltano meno delle altre, come a dire "noi non siamo parte della Spagna, ma di una comunidad autónoma che può benissimo sopravvivere da sola." Ed é quindi soprattutto l'aspetto politico a fare da sfondo a questo super match. Durante l'epoca della dittatura infatti, le cinque Coppe Campioni ed i numerosi trofei vennero sempre visti con sospetto da los culés, che affermavano e affermano che fossero favoriti dal fatto che lo stesso Capo di Stato facesse il tifoso per la squadra principe della capitale. Dall'altro lato, i madrileñi fanno sempre notare come negli ultimi il Barça non sia stato sempre sanzionato per l'aver esposto bandiere rimandanti alla bandiera catalá. Insomma, continuando di questo passo si entra in un loop continuo che rischia di non aver più fine. Meglio voltare pagina e prepararsi a godersi una delle sfide più belle di tutto il calcio mondiale. Una sfida da 1 miliardo di euro in campo. 

FORMA DELLE SQUADRE: REAL UP, BARÇA DOWN
L'aria che tira tra le due tifoserie é completamente opposta: delusione sotto la Sagrada Familia, euforia alla Puerta del Sol. Il Real non perde da 32 partite, é in forma, viene dalla facile vittoria in Copa del Rey e dal convincente 3-0 al Calderon contro l'Atletico. Pur non avendo a disposizione fenomeni quali Kroos e Bale, la squadra di Zidane ha dimostrato, soprattutto nel derby cittadino, di avere una propria identità, di non dipendere esclusivamente da CR7, anche se a dirla tutta, il portoghese ci mette sempre lo zampino. 
Al contrario il Barcellona viene da tre pareggi in quattro gare, e nell'ultima contro il Malaga ha evidenziato i limiti di una squadra che senza qualche suo pezzo grosso, non "gira" a dovere. Il ritorno del tridentazo dovrebbe far tornare il sorriso ai tifosi.

I PIÚ ATTESI: LÍO E CR7


"Messi é come un bevanda energetica. Serve al Barcellona per rendere al massimo." Questa frase per far capire quanto la mancanza, l'assenza della Pulce influisca sul rendimento collettivo della squadra. Lionel é mancato contro il Malaga ed é finita in pareggio senza reti. Quando il 10, invece, si carica sulle spalle la squadra ecco che i risultati, e soprattutto le vittorie in rimonta arrivano: contro Valencia e Siviglia é stato così. In Champions numeri ancora migliori, con 9 gol in 4 partite. Anche in nazionale, sintomi di miglioramento in quanto a leader. Finalmente direi.
Una tripletta ai cugini dell'Atletico, una doppietta allo Sporting Gijón. Questi é il bottino più recente di Cristiano, che a suon di gol e di ottime prestazioni sta aiutando il Real a tenere a -6 il Barça (33 pt a 27 pt). Aggiungeteci poi le reti segnate in nazionale, il Pallone d'Oro praticamente in mano, e 16 gol nel Clásico, ed otterrete un giocatore pronto a "spaccare".

Il Mundo Deportivo l'ha definita come la sfida tra la Cantera (Barcellona) ed il Portafoglio (Real Madrid). Marca ha analizzato scientificamente i due mostri, quali Ronaldo e Messi. AS l'ha definito "il match capace di paralizzare il mondo e fermare il tempo per 90 minuti". Al di là di queste definizioni, questa sfida é imperdibile, da gustare dal primo all'ultimo secondo, da vivere come se fosse la partita del secolo, perché molte volte lo é. Oppure si può dire che é semplicemente, utilizzando la numerazione di coloro che la Spagna tempo addietro conquistarono, il Clásico CCLXV. 
Ai posteri l'ardua sentenza.