Alla fine, RF ce l'ha fatta: é riuscito a superare il record suo e di Sampras di numero di Slam vinti, diventando a Melbourne il più vincente di sempre.
Sostiene Parmenide, nel suo poema Sulla Natura, che "l'essere é e non può non essere". Per il filosofo greco, l'Essere è una realtà che ha delle caratteristiche ben delineate, tra cui l'immortalità, l'eternità e l'unicità. Appreso tutto ciò, portiamo questi concetti avanti nel tempo di 2500 anni e scopriamo che nell'età contemporanea c'é qualcuno che nella versione moderna della Pallacorda, é riuscito a rappresentare l'Essere in tutta la sua perfezione e in tutto il suo splendore: il soggetto in questione viene da Basilea, ha 35 anni, e domenica ha dimostrato a Policleto che i migliori sono quelli che esprimono le loro emozioni, che si lasciano trascinare dalle lacrime di gioia dopo una vittoria o di amarezza dopo una sconfitta. Come diceva Lawrence, "un re diventa tale solo nel giorno dell'incoronazione", e per quanto riguarda la moderna versione del jeu de paume la finale di Melbourne ha dato il suo verdetto: il re è Roger Federer.
ASCESA ALLA FINALE
L'ascesa alla finale del Re del Tennis inizia con la vittoria su Melzer, nº300 della classifica ATP, in quattro set, e prosegue con l'eliminazione del qualificato Rubin, liquidato in tre set. Il terzo turno gli propone contro Tomas Berdych, testa di serie nº10, che viene inaspettatamente rispedito a casa dallo svizzero, che regala al pubblico australiano una vera e propria lezione di tennis, schiantando 6-2, 6-4, 6-4 il tennista ceco. RF avanza e trova sul suo cammino il giapaponese Nishikori, che secondo i bookmakers può alla lunga battere Federer: anche questa volta, però, il campione 35enne mette tutti a tacere, regalandosi i quarti di finale dopo una battaglia incredibile durata ben 3 ore e 24 minuti. E le sorprese non sono finite, perché ai quarti non lo attende Murray, bensì Misha Zverev, che ha battuto il numero uno al mondo sfoderando una prestazione superlativa. Roger non si fa problemi e annichilisce il tedesco, prendendosi successivamente anche la finale, dopo aver sconfitto il connazionale Wawrinka dopo un'altra maratona conclusasi vittoriosamente al quinto set. Ad aspettarlo c'é il rivale di sempre, per la finale dei sogni: Rafa Nadal.
LA QUINTESSENZA DEL TENNIS
Lo stupóre, dal latino stupor -oris, stupēre, "stupire", è una forte sensazione di meraviglia e sorpresa, tale da togliere quasi la capacità di parlare e agire. Questa sorta di sentimento è da noi percepito quando guardiamo qualcosa che ci lascia di stucco, strabiliati: a tutto ciò aggiungiamo successivamente anche una reazione, spalancando la bocca e dilatando le pupille, in segno di interesse. Ed è questo quello che ci é accaduto domenica guardando la finale tra le due auctoritas del tennis, Roger e Rafa. Perché quando seguiamo le loro partite, i loro scambi, i loro dritti e rovesci, percepiamo un sentimento di gioia e riconoscenza che guardando Djokovic e Murray non abbiamo, come a dire, che i due "vecchietti" rappresentino un'eccezione, due punti bianchi in un mare nero.
Parlare di questo match è come descrivere lo scontro mortale tra Achille ed Ettore: troppo pathos, troppe emozione, troppa la tensione per permettermi di analizzare in modo approfondito lo scontro.
Fatto sta che alla fine ha vinto Federer, in cinque set, dopo aver dominato il primo vincendo 6-4, perdendo malamente il secondo 6-3, vincendo sul velluto il terzo 6-1, perdendo (nuovamente) il quarto 6-3, e vincendo nel modo più insolito possibile l'ultimo e irraggiungibile, in quanto a drammaticità, set. La vittoria e il pianto annesso sono arrivati infatti grazie alla tecnologia, grazie all'Eye Hawk che ha mandato, con la sua sentenza, la Rod Laver Arena in totale delirio. Per Federer, che solo otto anni fa, usciva lacrimante dallo stadio, questa é più che una vittoria, é una rivincita.
LA MIA OPINIONE
Che Roger fosse un campione lo sapevamo già. Che con la sua grazia ed eleganza ci strabiliasse tutti, trasmettendoci emozioni diverse da quelle che ci trasmettono gli altri, di ciò già ne eravamo a conoscenza. Quello di cui eravamo ancora all'oscuro, quello che RF ci aveva tenuto nascosto nella caveau di Fort Knox, é stata la sua capacità di risorgere come la Fenice dopo un quarto set abbastanza disatroso. Pensavo che dopo il 6-3, Nadal avrebbe sollevato il trofeo: questo ce lo insegna la storia recente dello svizzero, che con il tempo e soprattutto con la schiena scricchiolante con cui convive, ha cercato sempre di più di non arrivare al quinto set, di riuscire a chiudere prima la partita, magari anche nel minor tempo possibile. Ciò che ha reso questa un impresa titanica é stato il fatto che Federer, negli ultimi tre incontri del torneo prima dell'atto decisivo aveva vinto ben due volte al giro di boa, al "quinto" come si direbbe in gergo tennistico. Considerando poi, che veniva da sei mesi di stop, post-semifinali di Wimbledon, a causa dell'intervento al ginocchio, e che tra sette mesi compirà 36 anni, questa vittoria diventa ancora più astonishing, meravigliosa, tramutandosi nel simbolo di chi non si fa abbattere dai momenti di difficoltà e che anzi, dalle ceneri di questi problemi, risorge come l'araba fenice. Dispiace informare coloro che ci credono che, il 29 gennaio 2017, questa ha cambiato nazionalità diventando svizzera.

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