Ogni 12 anni una sorpresa. Così recitano gli Europei. Prima la Danimarca nel 1992, poi la Grecia nel 2004 e ora il Portogallo nel 2016. Laudrup, Charisteas, Ronaldo. Tre protagonisti, tre maglie diverse (due rosse e una bianca), tre numeri diversi (11, 9, 7), ma con una vittoria europea in comune. Rispetto alla sconosciuta Grecia e alla ripescata Danimarca, il Portogallo non era la favorita, visto che era quotata a 20, ma comunque qualche remota chance di vittoria ce l'aveva. Un girone non troppo complesso, una star circondata da alcuni giocatori di qualità. Ma prima di arrivare a Saint Denis e alle doppie lacrime di Ronaldo, ripercorriamo tutte le yard che hanno portato al touchdown.
Il percorso inizia alle 21 del 14 giugno, presso Saint-Etienne dove i portoghesi affrontano la "presunta" cenerentola del torneo, l'Islanda. Ronaldo non è in partita e lo si capisce quando sbaglia lo stop davanti ad Halldorsson. A sbloccarla ci pensa Nani su cross di Vieirinha al 30' e da lì il match pare in discesa. Dico pare perché Bjarnason ci impiega venti minuti a pareggiare, sfruttando un errore incomprensibile dello stesso terzino autore dell'assist del vantaggio lusitano. Il match finisce così con l'Islanda che sfiora il colpaccio a tre minuti dalla fine e con il Portogallo che si porta un punto a casa che sa di sconfitta. Con l'Austria un altro pareggio, con Ronaldo protagonista in negativo, dato che il suo rigore sbatte sul palo. Al terzo ed ultimo esame CR7 si fa trovare pronto e con due gol ed un assist trascina i compagni, per il rotto della cuffia, agli ottavi. Ottavi che di nome fanno Croazia, una nazionale capace di battere la Spagna e chiudere il proprio girone in testa. Una partita molto sofferta, che va ai supplementari dove i portoghesi sono capaci di sfruttare l'unica loro grande disattenzione degli avversari per mettere la partita in ghiaccio: palo di Perisic di testa, ripartenza, cross di Nani per Ronaldo che tira, se la fa parare, e attende che Quaresma la spinga in porta. I quarti contro la Polonia sono lì ad aspettarli. Nel quarto entrambe le squadre, arrivate ai supplementari ed oltre, sentono la stanchezza e sull'1-1 vanno dagli undici metri: trionfa ancora Cristiano, che batte il primo rigore. Trionfa anche Quaresma che batte l'ultimo. In semifinale la sorpresa, il Galles, che fino a quel momento aveva fornito più di una solida prestazione, battendo Irlanda del Nord e soprattutto Belgio. La partita viene risolta tra il 50' e il 53': apre Ronaldo di testa, chiude Nani che segna su un tiro del capitano ribattuto. Pur essendo arrivati in finale, nessuno pensa che il Portogallo possa vincere. Perché è finito nella parte "facile del tabellone", perché è Ronaldo-dipendente, perché vincere una partita su sei al novantesimo ha dell'incredibile. Insomma nessuno ci crede, e neanche i bookmakers, che lo quotano a 4,50. Ma la finale è una partita a sé, e anche questa lo dimostra. La Francia arriva coi favori dei pronostici, viene dalla vittoria contro la sempre odiata Germania, viene da un cammino in crescendo. Eppure la pressione c'è ed è molta. Troppa dopo l'abbandono del campo di Ronaldo, al 24' del primo tempo. Tutta su Pogba e Griezmann, le stelle da cui ci si aspettava un colpo di genio mai arrivato. Il potenziale eroe poteva essere Gignac, con il suo volto da "puro delinquente", ma il palo all'ultimo gliel'ha negato. L'eroe è stato Eder, entrato al posto di Renato Sanches, uno che nella sua carriera ha giocato nel Braga e nello Swansea prima di approdare a Lille a gennaio. Al 109' l'ha decisa con un poderoso destro all'angolo. Un gran gol, un inaspettato protagonista. La coppa l'ha sollevata lui, lo "zoppo" Cristiano, ma il protagonista di questa notte di mezz'estate, sotto il cielo di Parigi è un altro. Nella città dell'amore per antonomasia, un uomo ha fatto innamorare di sé stesso un popolo. Eder e Charisteas. Due storie diverse, due nazionalità diverse, due maglie diverse, lo stesso medesimo destino.
Non, je ne regrette rien, firmato Éderzito António Macedo Lopes.

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