giovedì 6 ottobre 2016

ARSÈNE WENGER: VENI, VIDI, VICI





Al suo arrivo era sconosciuto. Nel 1996, quasi nessuno sapeva chi fosse. Il suo palmares sicuramente non lo aiutava. Una Ligue 1 e una Coppa di Francia con il Monaco, un'esperienza particolare con il Nagoya Grampus, condotto alla vittoria della Coppa dell'Imperatore. Essere il quarto allenatore straniero in 4 anni di Premier League non lo aiutava. Il calcio inglese poi, non veniva da un momento particolarmente bello: l'Heysel aveva bocciato le squadre anglosassoni, che dal 1985 al 1990 non avevano potuto disputare la Coppa dei Campioni. La nazionale, a.k.a The Three Lions, era reduce dalla cocente delusione europea, dove la squadra di casa, guidata da Paul Gascoigne, era stata eliminata in semifinale dalla Germania futura campionessa europea. Anche il campionato era diverso, visto che tutto era allo stato primordiale: pochi stranieri, incassi dai diritti tv non stratosferici, spettacolarità in via di sviluppo. Arsène Wenger, però, di questo ancora non sapeva niente. Poi, durante l'estate del '96, la chiamata dell'allora vicepresidente Dein, e la firma sul contratto il 28 settembre. Una firma epocale, una firma che aprirà le porte alla globalizzazione calcistica nel paese di Sua Maestà: i 16 attuali allenatori stranieri in Premier dovrebbero dire grazie a quest'uomo.

I RISULTATI
L'era di Wenger all'Arsenal può essere sostanzialmente paragonata alla carriera di Ronaldo (O'Fenomeno). Spettacolare nel primo decennio di carriera, in declino, pur vincendo ancora, nel secondo: non c'é paragone più azzeccato. Mentre il brasiliano surclassa tutti prima al Barcellona, poi all'Inter e al Real, l'Arsenal di Wenger fa bottino pieno, portando a casa 3 Premier League, tra cui quella targata Invincibili nel 2003-2004, 4 Fa Cup, 4 Community Shield, ed il titolo di vice-campione europeo per la stagione 2005-2006. E pensare che quella partita, l'Arsenal la gioca in dieci dal 18' per l'espulsione di Lehmann, riuscendo addirittura a passare in vantaggio, grazie alla zuccata di Sol Campbell, contro il Barcellona del miglior Ronaldinho.
Tra le cause del declino durante il secondo decennio, il cambio generazionale: fuori gli Henry, i Ljunberg, i Pires, dentro Van Persie, Fabregas e Walcott, da aggiungere a un cambio epocale, cioé il passaggio dal tempio di Highbury al modernissimo Emirates Stadium. Le squadre non sono affatto male, giocano anche bene, ma non compiono mai quel passo utile alla vittoria dei trofei più importanti. In 10 anni, cinque quarti posti e tre terzi posti, escludendo l'exploit della stagione 2013-14, quando l'Arsenal domina per larga parte del campionato, salvo poi perdere il campionato in favore del Manchester City. Wenger riesce anche a condurre i suoi alla vittoria di due Fa Cup consecutive, tra il 2013 ed il 2015, contro Hull City e Wigan, e di una Community Shield, vinta contro il Chelsea dell'odiato Mourinho lo scorso anno.

ACQUISTI E CESSIONI
803 milioni spesi, 515 incassati. Questo il bilancio acquisti-cessioni durante l'era Wenger. 
Tra gli acquisti più costosi da ricordare Özil (47 milioni dal Real Madrid), Xhaka (45 milioni dal Borussia Mönchengladbach), Sanchez (42 milioni, prelevato dal Barcellona) e Mustafi, acquistato dal Valencia per 41 milioni. 
Tra le cessioni più importanti Overmars, venduto al Barcellona per 40 milioni, Anelka, per 34 milioni al Chelsea e Van Persie, ceduto ai rivali dello United per una cifra pari a 34 milioni di euro.

I CONTI
Il fatturato è aumentato in maniera esponenziale nel corso di 20 anni: l'Arsenal é passato dai 27 milioni della stagione 1996-97 ai 329 dell'ultimo anno. Negli ultimi cinque il brand Gunner é migliorato dal 2012 ad oggi, esattamente del 21.9%, passando da 388 a 858 milioni. Anche lo stadio aiuta: il passaggio da Highbury all'Emirates, ha fatto sí che l'Arsenal quadriplicasse i ricavi, passando da 25 a 95 milioni di sterline. Nell'ultima stagione, i ricavi totali da stadio, hanno portato nelle casse dei londinesi ben 132 milioni, mettendo i Gunners davanti a tutti in questa speciale classifica, davanti a club come il Real Madrid. E tutto ciò é anche possibile quando su 60.000 spettatori totali, l'affluenza media è di 59.944. Perché sentirsi un tifoso dell'Arsenal non é una cosa da tutti.

La scorsa settimana, Arsène ha ricevuto un premio speciale per i suoi due decenni sulla panchina dei biancorossi di Londra. Ma premio o non premio, riconoscimento o non riconoscimento, Wenger sa che niente sarà meglio dell'accoglienza dei suoi tifosi, per la sua partita d'addio. Che preceda l'arrivo sulla panchina in Nazionale, il ritiro, o l'inizio di un'altra storia, Wenger sa già che lui, della storia dell'Arsenal, fa già parte. E sa anche che una sua statua, a fianco a quella di Henry, é già pronta per essere costruita.

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