venerdì 19 febbraio 2016

LO ZAR DI MILANO: ANDRIJ SHEVCHENKO


19 Febbraio 2016- Milano




7 le meraviglie del mondo. 7 i vizi capitali. 7 i colori dell'arcobaleno. 7 i colli di Roma. 7 i giorni della settimana. 7 le note musicali. 7 è il numero di maglia del protagonista di questa storia:
Andrij Shevchenko.
Andrij Mykolajovyč Ševčenko nasce a Dvirkivščyna il 29 settembre 1976, ma il ragazzo non doveva in realtà fare il calciatore. Infatti il padre, meccanico dell'esercito, voleva per lui una carriera militare, la cui disciplina caratterizzerà Andrij per tutto il corso della sua carriera. A 14 anni riesce a firmare per la Dinamo Kiev, con cui vince il titolo di capocannoniere nel torneo "Ian Rush" vedendosi consegnare durante la premiazione un paio di scarpe proprio dal giocatore gallese. Lo stesso Shevchenko rivelerà:"Quelle scarpette le ho indossate fino a quando non mi sono usciti gli alluci." A 16 anni non viene ammesso all'Università nazionale di educazione fisica e sport, ma ciò non gli impedisce di esordire in prima squadra a 18 anni, segnando sette gol nella prima stagione. L'anno dopo si fa conoscere in patria, ma il vero salto di qualità avviene nella stagione 1996/97 quando si siede sulla panchina Lobanovkyi, conosciuto per far compiere scatti ai suoi giocatori in salita con il 18% di pendenza. Nel 1997/1998 entra nella storia esaltandosi nel 4-0 al Camp Nou siglando una tripletta, facendo capire che il lavoro paga. Tutti lo vogliono. Alla fine se lo porta a casa il Milan per 25 milioni di dollari. Il primo anno si fa subito amare dai tifosi rossoneri, segnando 24 gol diventando capocannoniere ancora una volta. Passano poi due anni bui in cui Sheva non viene sfruttato come dovrebbe.
Il biennio 2002-2004 è magico sia per l'ucraino sia per il Milan. I rossoneri vincono la Champions e il campionato grazie a Shevchenko: la stagione non può che concludersi nel migliore dei modi, con la vittoria del Pallone d'Oro.
Anche la stagione 2004-2005 può rendere soddisfatto l'ucraino che mette a segno 23 gol in totale tra Serie A e Champions. L'unica pecca è quella partita a causa di cui tutti i milanisti non hanno dormito la notte: vi dico solo Istanbul, il resto viene da sé. Il 2005-2006 è un buon anno per Sheva che segna 28 gol in tutte le competizioni ufficiali. L'anno seguente, nell'estate del Mondiale, succede l'inaspettato: l'ucraino passa al Chelsea, tra rimpianti e dolori. Ma al Chelsea sarà irriconoscibile, segnerà poco, tanto da essere definito, "il peggior affare di mercato degli ultimi 10 anni della Premier League."
Nel 2008 torna al Milan, con un ritorno che sa tanto di minestra riscaldata. L'anno dopo, non riscattato, torna in patria alla Dinamo.
L'Europeo 2012 è l'ultima grande competizione a cui Andrij partecipa, segnando 2 gol: l'Ucraina esce ai gironi e il suo campione dice addio.
La sua storia è riconciliante e triste allo stesso tempo. Da un lato ci sono i grandi traguardi raggiunti con un talento non paragonabile al suo contemporaneo Ronaldo, dall'altro il trattamento ingiusto spesso ricevuto.
Sarà difficile trovare un altro come lui, così strano, così complesso, così decisivo.
In ogni caso passeranno ancora tanti anni prima che la maglia numero 7 del Milan trovi un erede degno di indossarla.

Marco Ghilotti

Nessun commento:

Posta un commento