mercoledì 31 agosto 2016

LAS PALMAS, (PER ORA) IL LEICESTER SPAGNOLO




Vedendo la foto dello stadio vuoto, i "miei 25 lettori" penseranno che quest'articolo parli dell'ennesima squadra in via di fallimento. E invece no, questo é lo stadio del Las Palmas, squadra delle Isole Canarie, che in queste settimane registra sempre il tutto esaurito, non per la felicità di giocare in Liga, bensí perché la squadra è capolista in campionato assieme a Barça e Real. Cosa che non accadeva da 36 anni a questa parte, quando nel 1978-79, il club era allenato da Miguel Muñoz, che dopo aver vinto tutto con i Blancos aveva deciso di venire qui, prima di chiudere la carriera da allenatore a Francia '84 come allenatore della Roja. Ma visto che nessuno vuole farsi cogliere di sorpresa riguardo a questa nuova, possibile, favola calcistica, andiamo a scoprire di più su "Los Amarillos"

L' ALLENATORE
Prima di due anni fa, 2/3 dei tifosi calcistici spagnoli non sapevano probabilmente neanche chi fosse Quique Setién. 57enne di Santander, da giocatore ricopriva il ruolo di centrocampista, in squadre più o meno blasonate come Racing Santander (31 gol in 207 partite), Atletico Madrid (7 gol in 73 presenze e CD Logroñes, dove realizzò 20 gol in 114 match disputati. Chiusa la carriera, dopo una breve parentesi di quattro partite al Levante nel 1996, Setién accettò di allenare la nazionale spagnola di beach soccer fino al 2001, anno in cui prima da dirigente e poi da allenatore prese parte alla promozione della squadra della sua città nell'allora Primera División. Prima di approdare al Las Palmas, tre anni passati a capo della nazionale della Guinea Equatoriale, ed i restanti come allenatore di squadre di Segunda División, quali Logroñes e Lugo. Nel 2015 la chiamata del Las Palmas, dove subentra a Paco Herrera, alla guida di una squadra pericolosamente in zona retrocessione, che però grazie a Quique conclude la stagione all'undicesimo posto. Dopo l'inizio di quest'anno, se la favola continuerà potremmo avere un Ranieri spagnolo.

IL MERCATO
Trovarsi a punteggio pieno dopo due giornate avendo speso 2.4 milioni di euro durante il mercato, dimostra ancora una volta come i soldi spesi non rappresentino il vero valore di una squadra. Il difensore Lemos, l'ex interista Livaja, e l'ex rossonero Boateng i tre grandi acquisti della rivelazione di inizio stagione in Liga.

IL PROTAGONISTA
Alle Canarie Boateng sembra rinato, e i due gol in due match lo dimostrano. Sarà il sole, sarà la voglia di rimettersi in gioco, insomma il Boa per ora sembra tornato quello di una volta. Due reti uguali, ambedue di testa, di cui una al Mestalla, stadio importante che però non ha impressionato l'ex 10 milanista, uno che si é giocato un quarto di finale di Champions al Camp Nou. Contro il Granada, dopo il gol, la dedica ai terremotati, che gli costerà una multa di 3.000 euro. KPB ha scritto via Twitter riguardo all'accaduto, dicendo che spera che la Liga doni quei soldi alle persone colpite dal sisma. Più tardi ha inoltre aggiunto che la maglia mostrata non conteneva alcun messaggio politico, e che fino a che questi soldi saranno destinati al Centro Italia, egli accetterà di pagare anche una multa di 6.000 euro.

LA ROSA
Un mix di giovani, giocatori più o meno affermati e veterani: ecco presentato il Las Palmas. L'esperienza é portata da giocatori quali il capitano Garcia, l'esterno sinistro Momo e il portiere Varas, tutti nati tra il 1982 ed il 1983. L'entusiasmo tipico giovanile é rappresentato da giovani in cerca di un trampolino di lancio, quali l'attaccante Sergio Araujo, il nuovo difensore Mauricio Lemos e l'ormai ex promessa croata, in cerca di rilancio, Marko Livaja. A questi due "gruppi" si aggiungono giocatori d'esperienza internazionale come il brasiliano Michel e il franco-marocchino El Zhar.

IL LEICESTER SPAGNOLO?
9 gol in due partite, di cui quattro al Valencia, più di squadre importanti come Atletico Madrid e Athletic Bilbao. Legati al Leicester da un doppio filo, bookmakers e umiltà. Los Amarillos, rispetto alle Foxes, sono quotati 1000:1 e hanno dalla loro parte, secondo i tifosi, anche "un nome più facilmente pronunciabile". "Dopo anni di sofferenza, dice Mono alla radio locale, dobbiamo andare avanti felici del nostro cammino attuale ma sempre con i piedi per terra." 
Intanto i tifosi gioiscono e sognano che a fine stagione la squadra verrà paragonata al Leicester anche per un terzo fattore, a.k.a. la vittoria del campionato.

domenica 28 agosto 2016

PREMIER LEAGUE REVIEW: MATCHDAY 3


E anche la terza giornata di Premier é praticamente andata. Tutte le big, tranne il City di Guardiola hanno già giocato, e allora andiamo a vedere come si sono comportate Chelsea, United e anche tutte le altre.



Chelsea-Burnley 3-0 [Hazard, Willian, Moses]

Esultano i giocatori del Chelsea, esulta Conte, esultano i fans. 9 punti in tre partite era possibile
aspettarseli ma non erano del tutto certi. É calcio champagne in quel di Stamford Bridge fin dall'inizio, visto che già al nono minuto Hazard sblocca il match con un tiro dal limite, dopo un'inarrestabile progressione palla al piede. In venti minuti, viene sfiorato due volte il raddoppio, prima con Hazard, il cui tiro viene salvato sulla riga, poi con Cahill che sfiora il palo con un bel tiro al volo dai 16 metri. Il secondo gol non tarda ad arrivare, a quattro minuti dall'intervallo, grazie a Willian che entra in area e scarica sul palo lontano una sassata sulla quale il portiere Heaton non può far nulla. Nel secondo tempo la musica non cambia: il Chelsea pressa, riconquista la palla, conclude, sciupando molto, prima con Costa e poi con Terry, che da due passi sbaglia clamorosamente. Il party sta ormai volgendo al termine, ma prima che tutti vadano a casa, Moses mette la sua firma sul match. Finisce 3-0, ed è già Champagne-Chelsea.





Tottenham-Liverpool 1-1 [Milner (L), Rose (T)]

L'essenza del calcio inglese in questa partita, ad altissima intensità dal 1' al 90'. Il match inizia subito a scaldare gli animi dei tifosi già al minuto 5, con Coutinho che vede la sua conclusione da pochi metri incredibilmente parata da Vorm. La risposta avversaria non tarda ad arrivare, con Eriksen che all'11' trova Mignolet che gli toglie la gioia del gol su punizione. Al 42' la banda di Klopp é andata in vantaggio su rigore grazie a Milner che, dopo le proteste dei giocatori del Tottenham che credevano, giustamente, che il fallo fosse accaduto fuori area, ha trasformato senza problemi. I primi venti minuti del secondo tempo sono ancora dominati dai Reds, che sfiorano il raddoppio prima con Matip e poi con Mané, il cui gol viene annullato per fuorigioco. I padroni di casa col tempo crescono, alzano l'intensità e trovano il pareggio con un bel tiro di Danny Rose. Il Liverpool, subìto il pareggio, cerca di trovare il gol del contro sorpasso, ma lo scambio Lallana-Firmino al limite dell'area si trasforma in un nulla di fatto.



Watford-Arsenal 1-3 [Cazorla (A), Sanchez (A), Özil (A), Pereyra (W)]

Anche l'Arsenal sblocca il match su rigore, anche l'Arsenal al nono minuto. Wenger vince su Mazzarri e finalmente trova i tre punti. Partita sbloccata appunto grazie ad un penalty, realizzato in scioltezza da Cazorla. Stordito dal precoce vantaggio Gunner, il Watford cerca di reagire, ma i tentativi di Amrabat e Deeney vanno a vuoto. Al 40' invece, l'Arsenal raddoppia con Sanchez, che cinque minuti più tardi offre l'assist a Özil che deve solo appoggiare di testa. Il gol di Pereyra, all'esordio dopo il suo arrivo dalla Juve, non serve a svegliare i compagni, che per ora hanno racimolato un solo punto in tre partite.



Hull City-Manchester United 0-1 [Rashford (M)]

Vincere al 93' deve essere stupendo. Chissà se l'avrà pensato anche Mou quando Rashford l'ha portato, con il suo gol nel finale, di nuovo in testa assieme al Chelsea. La partita per qunato riguarda le emozioni non é delle migliori: nel primo tempo due tentativi per parte, con Ibra e Rooney come protagonisti per lo United, e la coppia Hernandez-Diomandé per l'Hull. Nel secondo tempo, la pioggia non smette, come il possesso palla dei Red Devils. Per smouvere la situazione, Mou manda in campo Mkhitaryan, che sveglia i suoi compagni. A siglare il vantaggio ci tentano prima Pogba, con un tiro a giro di poco a lato, e successivamente Ibra con una punizione potente ma centrale. A cambiare veramente le sorti del match ci pensa Rashford che entra più o meno all 75', in tempo per vedere il tiro di Pogba schiantarsi contro i cartelloni. Ma il Fato ha già deciso che sarà lui l'uomo chiave e l'occasione di diventarlo arriva al 93' quando Rooney, dopo essersi liberato sulla fascia, va sul fondo, e mette in mezzo proprio per il ragazzino, che deve solamente appoggiare in porta. Un gesto semplice che porta ad impazzire di gioia. Anche questo é il calcio.

mercoledì 24 agosto 2016

LE ITALIANE E I PRELIMINARI : DUE RETTE PARALLELE CHE NON SI INCONTRANO (QUASI) MAI





Lo stadio pieno, l'attesa che cresce di ora in ora, i servizi da bordo campo, i giocatori che entrano sul terreno di gioco, l'inno risuona. É tutto pronto. La Champions sta per cominciare, ancora una volta senza la terza squadra, quella che dovrebbe qualificarsi dai preliminari. Stavolta é la volta della Roma, punita da un Porto che ha vinto meritatamente 3-0, anche grazie agli scellerati interventi di De Rossi e Emerson giustamente "spediti" sotto la doccia. Sui social si sono scatenati soprattutto contro Capitan Futuro reo di aver mandato all'aria, con la sua espulsione, le possibilità della Roma di accaparrarsi i famosi 50 milioni per il passaggio alla fase a gironi. 
Ma l'eliminazione della squadra capitolina non é la prima negli ultimi anni, visto che dal 2009 a questa parte solo il Milan, nel 2013 contro il Psv, ha superato i playoff di agosto. 
I motivi di questa maledizione sono più di uno: da una parte i club non hanno più ricavi "élite" da anni, non hanno stadi di proprietà, ecc. Il livello delle squadre, eccetto la Juventus, non é più quello di una volta, con i club che per risparmiare comprano a volte giocatori mediocri. Le squadre non più così competitive, Milan ed Inter in primis, lasciano in questo modo il posto, in passato loro, a squadre sicuramente meno attrezzate e con meno esperienza per affrontare un palcoscenico importante qual é la Champions. Un'annata storta delle big e una ottima delle "underdog" non significa sempre che pur meritando i preliminari, quest'ultime riescano a superarli pur venendo da una grande stagione.
Lo dimostrano la Sampdoria e l'Udinese, che a causa della minima, se non nulla, esperienza nelle coppe europee hanno buttato al vento tre splendide stagioni. 
I blucerchiati, terminati quarti nella stagione 2009-2010 grazie alla coppia Pazzini-Cassano, che aveva regalato lo scudetto all'Inter battendo la Roma all'Olimpico, aveva pescato il Werder Brema, una squadra temibile ma non imbattibile. Dopo l'andata, persa 3-1 in Germania, i ragazzi di Delneri avevano "sfornato" la prestazione della vita, riuscendo ad andare in vantaggio di tre gol, di cui uno di tacco firmato Cassano. Al 93' però, Rosenborg, e poi al 100' Pizarro, avevano spento i sogni dei tifosi sampdoriani, buttando all'aria una qualificazione praticamente certa.
L'anno dopo l'Udinese era uscito, pur lottando, contro l'Arsenal, ma ai ragazzi di Guidolin non si recriminò niente, perché comunque fino alla fine avevano dato filo da torcere agli inglesi. Il rammarico era invece il sentimento principale l'anno dopo, quando i bianconeri uscirono a sorpresa con il Braga: dopo l'1-1 in Portogallo, al ritorno la partita proseguì fino ai rigori ma Maicosuel, che aveva il match ball in mano, decise di tentare il cucchiaio. Risultato, traversa e addio qualificazione.
Le eliminazioni di Napoli e Roma hanno invece un fattore comune: la vendita di giocatori importanti oppure il mancato arrivo di adeguati rinforzi. Non si può vendere Pjanic ed aspettarsi che Strootman giochi alla perfezione, quando sono poche settimane che si allena col gruppo, così come non si può schierare Emerson in un match di Champions. Venduto Digne, serviva un rimpiazzo all'altezza. Per quanto riguarda il Napoli, secondo me, le riserve, ma anche alcuni titolari, non erano adatti a quei tipi di palcoscenici. Gargano e De Guzman, ma anche Gouhlam non valgono sicuramente un preliminare di Champions. 
Da sottolineare, allo stesso tempo, l'emergere di squadre medio-buone da campionati come quello portoghese, e il rafforzarsi di squadre provenienti da campionati più blasonati del nostro, quali Liga e Bundesliga. 
Ogni anno è sempre la stessa storia: la Uefa dà i biglietti di prima classe del treno Champions, ma le italiane, per un motivo o per un'altro non se lo possono mai permettere. Quando ci metteremo finalmente d'impegno per riuscire a comprarlo?

UN BLACK MAMBA A WALL STREET: KOBE LANCIA IL SUO FONDO DA 100 MILIONI





Cosa ci fa Kobe Bryant a suonare il campanello per l'apertura del NYSE? Solitamente lí ci sono le società che in quel giorno si quotano, ed é anche quello che il Black Mamba ed il suo socio, il businessman Jeff Stibel hanno fatto. In effetti suona strano, ma dopo vent'anni passati allo Staples Center in maglia Lakers, Kobe ha deciso di iniziare una nuova avventura nel mondo della finanza, creando appunto un fondo di venture capital dal valore di 100 milioni. In parole povere, i due soci hanno immesso del capitale per finanziare l'avvio di un'attività in un settore ad elevato potenziale di sviluppo. 
In realtà non si tratta della prima partnership tra i due, come scrive il Wall Street Journal, visto che collaborano dal 2013, ma solo ora dopo il ritiro dell'ex cestista hanno rivelato la loro collaborazione. Bryant e Stibel avevano già investito in The Players' Tribune, sito di news sportive, oltre che in Scopely, designer di videogiochi. Il WSJ continua dicendo che i due partner si sono già divisi i compiti: Stibel mette la sua esperienza nel settore, Kobe la creatività per quanto riguarda il marketing.
Il "Black Mamba" non é sicuramente il primo a "buttarsi a capofitto" nel campo finanziario: nel 2006 Curt Schilling, all'epoca all'ultima stagione in MLB, aveva creato la Green Monster Games, società di videogiochi, salvo poi chiuderla nel 2012 perché non riusciva a pagare il salario dei suoi dipendenti. Recentemente anche Shaquille O'Neal e Carmelo Anthony hanno iniziato ad investire nello stesso settore del connazionale, ma lo stesso Kobe assicura di non voler entrare in competizione con loro, bensì di volerli aiutare.

domenica 21 agosto 2016

"MICHY E DIEGO". CONTE RINGRAZIA E VOLA PRIMO





Le reazioni di Conte ai gol al 90' sono ormai diventate un habitué per i tifosi del Chelsea. Contro il West Ham era andato ad abbracciare i fans, contro il Watford di Mazzarri ha esultato assieme al suo vice. Anche i gol di Costa non sono nuovi per "Fire Ant", che in un modo o nell'altro vede sempre il suo bomber andare a rete. Contemporaneamente Batshauyi mostra, ma allo stesso riconferma il suo talento, mentre Fabregas, circondato da voci di mercato, é l'uomo che guida la sua squadra alla rimonta. 
I due manager italiani riconfermano le stesse formazioni dell'esordio, con Conte deve sostituire l'infortunato Willian e lo fa, mettendo in campo Pedro. Mazzarri si affida invece alla fantasia di Amrabat e al fiuto del gol di Ighalo e Deeney.
La partita é fin da subito a ritmi molto alti con attacchi e rispettivi contrattacchi da entrambe le parti. Al 7º minuto Holebas, ex Roma, prova a impensierire Courtois con un tiro di mancino, respinto però dall'estremo difensore belga. Quattro minuti più tardi é ancora il terzino greco a rendersi protagonista, stavolta in negativo, rischiando di buttare la palla nella propria porta deviando un tiro rasoterra di Hazard. Passano altri tredici giri di orologio e stavolta é Ighalo a sciupare la palla-gol dell'1-0. 20 minuti più tardi, ecco il primo episodio discusso della giornata quando su lancio di Oscar, il portiere del Watford Gomes blocca il pallone per poi riperderlo, chiamando quindi in causa il difensore più vicino, che secondo il Chelsea tocca la palla al suo compagno: calcio di punizione richiesto ma, alla fine non assegnato. 
Il secondo tempo inizia con un colpo basso ai Blues di Conte, perché Capoue non attende un secondo a scaraventare in porta, al 54', il gol dell'1-0. Dopo la rete subita, il Chelsea non perde tempo e attacca continuamente, costringendo il Watford a non uscire più dalla sua metà campo. Dopo 15-20 minuti di assedio, e soprattutto dopo un nettissimo rigore non dato, Hazard tira dal limite una sassata, con Gomes che non trattiene e con Batshuayi, entrato da poco assieme a Moses e Fabregas, che sigla il più facile dei tap-in. Tre minuti dopo é proprio lo spagnolo, in panchina nel match d'esordio, a servire Costa con un lancio illuminante: l'ex Atletico, in virtù anche dell'errore di Gomes, non sbaglia e ancora una volta segna il gol che sancisce la vittoria del Chelsea. 
Mettere in campo Batshuayi all'80' e tenere Costa sul terreno di gioco: 2 su 2 per Conte e per i suoi assi nella manica.

mercoledì 17 agosto 2016

PBP, LE PAGELLE DELLE BIG DI PREMIER: MATCHDAY 1





Chiamasi big, nel calcio, quelle squadre che nel proprio Paese vincono il campionato e comprano i migliori giocatori. Nel caso dell'Inghilterra le big "storiche" sono quattro, cioé Arsenal, Manchester United, Liverpool e Chelsea, ma grazie ai petrodollari degli sceicchi a questo quartetto se n'é aggiunta recentemente un'altra, il Manchester City. In questa rubrica, andremo a dare i voti, ogni giornata, alle prestazioni delle big della Premier League. 

MATCHDAY 1

Arsenal 5.5 : Prendere quattro gol in diciotto minuti, non é il modo migliore per iniziare la stagione. Per via di vari infortuni, tra cui quelli di Gabriel, Wenger é costretto a giocare con l'inesperto Chambers in difesa, e con Sanchez come centravanti. Questo non toglie alla brutta prestazione di domenica, resa meno amara dal risveglio a partita ormai finita, che in fin dei conti non é bastato.

Chelsea 7.5 : Intensità e adrenalina sono le parole d'ordine, o meglio ciò che vuole Conte durante la partita. L'esordio ha mostrato l'ottimo lavoro di Conte fatto soprattutto con giocatori che lo scorso anno avevano reso al di sotto delle aspettative, Hazard e Oscar in primis, che hanno mostrato di avere voglia di mettersi in gioco. Manca ancora un po' di fluidità al gioco, ma su questo ci si può lavorare.

Liverpool 8 : A tratti, il gioco del Liverpool di domenica, é stato sensazionale, capace di mandare "in palla" l'Arsenal per più di un'ora. Le magie di Coutinho, la velocità di Mané, la rinascita di Mignolet, gli inserimenti di Lallana. Ecco i pezzi forti del Liverpool, già in ottima condizione, senza contare che Sturridge non ha ancora giocato.

Manchester United 8 : Cinici. Una sola parola per riassumere la prima gara dello United di Mourinho, sempre in controllo della partita e dell'avversario. L'intesa tra Ibra e Rooney, a detta dello stesso svedese, cresce di giorno in giorno, De Gea rimane una certezza, Bailly per ora ripaga i 38 milioni per lui spesi. Per ora tutto va a gonfie vele, aspettando la prima di Pogba.

Manchester City 7 : Work in progress, o meglio Tiki-taka in progress. I principi cardine del gioco di Guardiola iniziano ad essere assimilati e già si vede. Le amnesie difensive restano, il rapporto non buonissimo con Touré pure. Il problema con Hart é stato risolto, con l'arrivo in settimana dell'ormai ex Barcellona Claudio Bravo.



martedì 16 agosto 2016

CONTE, VITTORIA AL CARDIOPALMA! WEST HAM BATTUTO SOLO ALL'89'





Chissà quanto e come dormirà stanotte Antonio Conte, a poche ore di distanza dal suo esordio, con vittoria, contro i concittadini del West Ham. Probabilmente felice, soddisfatto della sua squadra, che a un mese dal suo arrivo in quel di Londra ha già assimilato i suoi concetti. Un team, che ha ritrovato l'intesa persa lo scorso anno e che stasera ha fatto vedere le sue migliori qualità. Accelerazioni firmate Hazard e Willian, passaggi illuminanti di Oscar, goal di Diego Costa. Ricordando che questa è solamente la prima giornata.
Conte conferma la formazione titolare ormai da due anni a questa parte, con Kanté a sostituire Fabregas e con i soliti tre, Hazard-Oscar-Willian dietro a Diego Costa. In tribuna c'é Abramovich, c'é il super tifoso Boris Becker, c'é il tricolore in onore del nuovo allenatore, segnale di un feeling che si è già creato.
L'inizio non è dei migliori, probabilmente a causa della tensione, sia per i padroni di casa sia per gli ospiti. Diego Costa é il primo a cercare la via del gol, al 10', ma viene steso un momento prima della conclusione. Dopo solo tre minuti, Ivanovic scambia con Oscar, poi entra in area, salta Masuaku e sfiora il gol con un destro rasoterra ben parato da Adrian. 
Al 19' il fantasista brasiliano reclama il rigore dopo essere stato atterrato da Reid: penalty negato ed azione che continua. Dodici minuti più tardi Hazard per poco non sigla il vantaggio dei Blues con un destro a giro che termina di poco a lato. Prima della fine del primo tempo il West Ham perde Ayew, infortunato, sostituito da Tore.
Dopo quindici minuti di break, nei quali Conte ha probabilmente chiesto di aumentare l'intensità, il Chelsea rientra in campo più aggressivo e determinato trovando subito il goal al 47': Antonio abbatte Azpilicueta in area ed Hazard trasforma il rigore, segnando il gol nº5000 della storia del club in campionati vari con un tiro potente e centrale.
Per evitare di subire immediatamente la seconda rete, Bilic inserisce Byram, terzino più incline a difendere, al posto di Antonio e Payet al posto dello scialbo Nordtveit. In tre minuti i padroni di casa sfiorano il raddoppio, prima con la sassata di Willian ben respinta da Adrian, e poi con il colpo di testa di Terry finito a lato. Però proprio quando meno te lo aspetti, ecco che al 77' Collins pareggia trovando con il suo destro l'angolo giusto. 
A 13 minuti dalla fine, Conte inserisce Moses, Batshuayi e Pedro al posto dei tre trequartisti titolari, passando così da un 4-2-3-1 ad un 4-2-4. Questo schema super offensivo porta il Chelsea a creare più occasioni: la prima é con Pedro che, con un destro al volo non va lontano dal centrare lo specchio della porta. Poi all'89', a un minuto e poco più dal fischio finale ecco che Batshuayi lavora, gestisce e serve il pallone perfetto a Diego Costa che deve solo scaraventarlo in porta dal limite, mandando tutti in delirio, anche Conte che puntualmente inizia a saltare e a correre, esaltato più che mai. La partita finisce, le luci si spengono, la tensione invece si é già scaricata. Ora Antonio Conte può dormire sonni tranquilli.

PREMIER LEAGUE REVIEW: LE FOXES PERDONO IL PELO, GUARDIOLA VINCE IN EXTREMIS, MOU IN SCIOLTEZZA, SPETTACOLO KLOPP



É ufficialmente iniziata la Premier League 2016-17. Tra sorprese e certezze, il campionato più affascinante del mondo è cominciato. Vediamo come è andata fino ad ora.


Hull City - Leicester 2-1 [Diomande (H), Mahrez (L), Snodgrass (H)]



Pensare che una squadra con un presidente che non ha speso neanche uno spicciolo quest'estate, con una rosa di 13 giocatori totali, possa battere i campioni uscenti pare impossibile, ma è successo veramente. 
I ragazzi di Ranieri si schierano con Musa accanto a Vardy e con Gray al posto di Albrighton. Mike Phelan, allenatore con il contratto firmato solo per il primo match, schiera Hernandez davanti. 
Lo schema delle "Foxes" è lo stesso dello scorso anno, ossia puntare sulla velocità di Vardy e sul talento di Mahrez. L'Hull però non si scoraggia e tiene testa agli avversari, che al 19' rischiano di andare in vantaggio con il numero 9 che però liscia incredibilmente. Altri due errori in ventiquattro minuti, costano caro ai campioni al minuto 46', quando da calcio d'angolo i padroni di casa segnano un gol inenarrabile: doppia rovesciata di Hernandez e Diomande, dopo respinta di Schmeichel, e vantaggio in stile "Holly e Benji". Il gol sarà poi assegnato al norvegese, primo scorer del campionato inglese. 
Il secondo tempo inizia con il pareggio di Mahrez su rigore, provocato dal contatto Grey-Huddleston avvenuto in realtà fuori area. Il Leicester cerca di darsi una scossa, ma Schmeichel incappa in un errore clamoroso, regalando palla a Elmohamady che servendo Snodgrass, festeggia il 2-1 e la vittoria finale. Prima del match le proteste contro il tirchio proprietario, dopo il match la festa: è anche questo il bello di essere poveri.



Manchester City - Sunderland 2-1 [Agüero (M), Defoe (S), Mc Nair (AG)]



Inizio con vittoria per Pep Guardiola, nella sua nuova avventura Citizen. Gli uomini agli ordini del catalano iniziano subito schiacciando il piede sull'acceleratore e dopo appena due minuti dall'inizio del match, Sterling viene atterrato in area e Agüero realizza il rigore. Il City, in qualsiasi caso, non diminuisce la velocità d'azione, facendosi applaudire dal pubblico per l'atteggiamento mostrato. Il pressing alto porta vicino al raddoppio, mancato per poco da Nolito al 24' con un tiro a giro che finisce di poco a lato. Il primo tempo si chiude così, con il City in vantaggio. Nella seconda metà del match, tra il 45' e il 60', Agüero sciupa due volte la possibilità di incrementare il vantaggio. E qui entra in gioco l'antica regola del calcio "gol sbagliato, gol subito" che permette al Sunderland di pareggiare con Defoe al 71'. Gli "skyblues" però non si arrendono e cercano con insistenza il gol, che a tre minuti dalla fine grazie all'autogol di McNair. 
Vince il City, il tiki-taka non ancora. Prossimo esame domani a Bucarest contro lo Steaua nel preliminare di Champions. Sprecare così tanto non sarà possibile. Ballano 30 milioni...

Bournemouth - Manchester United 1-3 [Mata (M), Rooney (M), Ibrahimovic (M), Smith (B)]




Ricominciano come meglio sanno fare i due dei tre (Pogba era squalificato) protagonisti più attesi sulla sponda red di Manchester. Ibra e Mourinho, sempre a caccia di vittorie, domenica ne hanno trovata una, la prima, sul campo del Bournemouth. Un 3-1 netto, arrivato grazie al primo sigillo di Ibra in Premier, ma anche grazie al cinismo degli ospiti, capaci di sfruttare tutte le occasioni create.
Mourinho schiera in campo lo stesso Manchester visto in Community Shield, con Martial, Rooney e Mata dietro l'attaccante svedese. Ed è proprio lo spagnolo a sbloccare il match al minuto 40, sfruttando lo sciagurato retropassaggio di Francis, che dà campo aperto al nº8 dello United che non sbaglia. Esattamente 19 minuti dopo, Rooney, che in precedenza aveva già sfiorato il gol, raddoppia sfruttando un tiro di Martial tramutatosi in assist. Al 63' si sveglia Ibra, che rischia di siglare il 3-0 su punizione, parata da Boruc. Terzo gol che arriva un minuto più tardi, firmato appunto dal gigante svedese che da 25 metri lascia partire un tiro imparabile. Al 69' il gol di Smith a rendere meno amara la sconfitta, ma ciò non cambia le sensazioni post-gara: lo United è da titolo.


Arsenal - Liverpool 3-4 [Walcott (A), Coutinho (L), Lallana (L), Coutinho (L), Mané (L), Oxlade-Chamberlain (A), Chambers (A)]



Lo spettacolo della Premier é stato totalmente riassunto in Arsenal-Liverpool. Sette gol non ce li aspettavamo ma sono arrivati. Una partita stupenda, giocata sempre ad alta intensità, in certi tratti riassumeva l'essenza del British Football.
Gli spettatori hanno dovuto aspettare solo mezz'ora prima di godersi lo spettacolo, prima di vedere Walcott che, dopo essere stato atterrato in area, sbaglia dal dischetto, ma trasforma, un minuto dopo, una bella azione in gol. Passano sedici minuti e Coutinho pareggia con una punizione sensazionale contro cui Cech non può opporsi. 
L'inizio di secondo tempo degli uomini di Klopp è sensazionale, con tre gol in 18 minuti: prima Lallana al 49' che batte il portiere avversario con uno scavetto, poi Coutinho che al volo, sette minuti più tardi, concretizza il cross di Clyne ed infine Mané, che prima di concludere l'azione con un destro sotto il sette, salta metà difesa Gunner. La reazione dei padroni di casa c'é grazie a Oxlade-Chamberlaine e Chambers, ma non basta. Alla fine ad esultare è Klopp.

sabato 13 agosto 2016

PREMIER LEAGUE IS BACK






Il campionato più bello, ed italiano, di sempre sta per cominciare. Oggi alle 13.30, la stagione 2016-17 di Premier League sarà aperta da Hull City-Leicester. Poi via via tutte le altre: il City di Guardiola alle 18, Mou e Ibra contro il Bournemouth domenica alle 14, Wenger-Klopp alle 17, il Chelsea di Conte nel Monday Night contro i concittadini del West Ham. Questo l'antipasto della Premier meno anglosassone e più "spendacciona" di tutti i tempi. Scopriamone i protagonisti, in campo e in panchina, le neo promosse e il mercato fatto.

PROTAGONISTI "ON THE PITCH"
Due dei principali protagonisti si sono presentati in modo completamente diverso. Zlatan Ibrahimovic alla solita maniera, segnando e facendo vincere la sua squadra, stavolta in Community Shield. Pogba arrivando invece con una Chevrolet, ovviamente rossa. Ibra ha attirato subito a sé tutte le attenzione, come d'altronde fa sempre, solo che quest'anno è in Premier League, l'NBA del calcio, un campionato difficile, equilibrato e bellissimo allo stesso tempo, sicuramente più complicato della modesta Ligue 1. Non sono più ansioso di ammirare la coppia Vardy-Mahrez, come un anno fa, perché conosco già le loro qualità ed i loro difetti e ormai il tempo per parlare di tutto ciò è passato. Da Pogba mi aspetto che si ambienti velocemente, visto che conosce già il British football. 
Da vedere invece la stagione di Kane e Alli, delusioni all'Europeo in una nazionale ancora più deludente, ma capaci di stupire tutti nella squadra del quartiere ebreo londinese. Voglio capire fino a dove il talento di questi due baldi giovani arriverà, supportato da una squadra che ha cambiato poco o nulla in tre mesi di mercato. Il centrocampista è stato eletto miglior giovane della stagione, mentre il centravanti è stato indicato come miglior attaccante inglese da una leggenda come Alan Shearer. 
Voglio vedere se il gioiellino Stones, prelevato per 56.5 milioni dall'Everton si adatterà al calcio di Guardiola magari in un ruolo alla Mascherano. Particolare attenzione da dedicare anche a Xhaka e Wijnaldum, simboli di un Arsenal e un Liverpool che vogliono tornare ai fasti di un tempo, pagati tanto forse anche troppo soprattutto nel caso dello svizzero, prelevato dal Mönchengladbach per 45 milioni.
Payet, Llorente e Deeney i top player delle principali possibili sorprese. La stella francese tenterà a suon di punizioni magiche di riportare ancora gli Hammers in Europa, l'attacante un tempo galeotto proverà a trascinare Mazzarri alla salvezza, mentre "El Rey Leon" ex Juve e Siviglia porterà la sua esperienza ad una squadra ora orfana del capitano Williams. Sperando che il vento del Galles li guidi verso i 40 punti, sinonimo di permanenza in Premier. 

PROTAGONISTI "ON THE BENCH"
In questi anni, i tifosi hanno imparato che le star non sono solamente in campo ma anche in panchina. Gli allenatori, nel corso degli anni, a cominciare da Ferguson sono diventati una sorta di santoni, tanto che a volte i club pensano a ingaggiare prima loro degli stessi calciatori. Quest'anno la Premier vanta un'offerta ricchissima: a Manchester il derby degli "io odio tu, tu odi me" Mourinho-Guardiola, a Londra la lotta per lo strapotere cittadino tra il "sempreverde" Wenger, il giovane ma già bravo Pochettino e "The Man Born Under Pressure" Antonio Conte, a Liverpool il fattore K, come i nomi degli allenatori di Reds e Toffies, Klopp e Koeman. Poi gli altri italiani a cominciare dal campione in carica, Claudio Ranieri, per poi proseguire con l'uomo-salvezza dello Swansea, Francesco Guidolin, e per terminare con la "new entry" Walter Mazzarri, che diverte tutti con il suo inglese, diciamo un po' scolastico. A tenere alto l'onore britannico ci sono solo sette coach al servizio di Sua Maestà. Quattro inglesi, Howe del Bournemouth, Pardew del Crystal Palace, Dyche del Burnley e Phelan dell'Hull City. Di gallesi ne troviamo solamente due, Pulis del West Brom e Hughes dello Stoke City, mentre a sventolare la bandiera scozzese c'é Moyes, ex Everton e United ora al Sunderland. I proprietari stranieri in Premier sono 14 su 20, gli allenatori uno in meno, come a dire "Foreigners do it better".

LE NEOPROMOSSE
Negredo, Ramirez, Fischer, Guzan, Valdes, De Roon. Questa la buona campagna acquisti che ha dato il via alla nuova stagione del Middelsbrough, tornato nella massima divisione dopo sette anni, guidato da Aitor Karanka. Mercato non male per una squadra che punta alla salvezza. Sognare di arrivare sopra il 17º posto non nuoce.
Dentro Gudmunsson, fuori Joey "macellaio" Burton. Questo in breve il mercato del Burnley che quest'anno punta a salvarsi, cercando di evitare di ripetere l'annata di due anni fa, quando da neopromossa salutò dopo solo un anno la Premier terminando 19º. Al timone, ovviamente Sean Dyche a.k.a. Ginger Mou.
Trovarsi con tredici giocatori e senza allenatore alla vigilia dell'inizio di tutto deve essere abbastanza preoccupante. Se poi aggiungiamo un presidente che non spende uno spicciolo, perlopiù in rotta di collisione coi tifosi, ecco che la "frittata" è fatta. Ultimo posto quasi certamente assicurato per l'Hull City.


MERCATO E BILANCIO ENTRATE-USCITE
Brexit o non Brexit le inglesi spendono, e tanto. Il 23 giugno l'uscita del Regno Unito dall'Europa sembrava aver sconvolto anche il football, che però non ha fatto una piega. Delle venti squadre partecipanti, solo Everton, Southampton, Swansea e Hull City hanno chiuso l'annata in positivo, con le restanti sedici in perdita.
A guidare la classifica, ovviamente José Mourinho e il suo Manchester United, che segnano un bel -185 milioni riguardo al rapporto acquisti-cessioni. 190 milioni per i quattro giocatori, Ibra è arrivato a parametro zero, richiesti dallo Special One, che intanto si è assicurato un contratto da 60 milioni in tre anni. Spese comunque ammortizzate dai super sponsor dei Red Devils: Adidas garantirà ancora 800 milioni per i prossimi otto anni, mentre Chevrolet "solo" 401 fino al 2021. 
Il Manchester City di Guardiola non è da meno dato che avere più o meno 170 milioni di perdita ogni anno è ormai diventato un habitué da quando Mansour "manda avanti la baracca". Spendere per i giovani era lo slogan di quest'anno, rispettato alla perfezione grazie agli ingaggi di Stones e Sane per un totale di circa 90 milioni spesi.
La perdita di 1.7 milioni non spaventa i campioni del Leicester, che con i 150 milioni ottenuti dalla vittoria ne hanno di soldi da spendere. Il -45 che ad ora fa segnare il Chelsea credo fermamente che aumenterà perché due acquisti, seppur di ottimo livello, sono pochi per Abramovich.
Mané e Wijnaldum, nuovi arrivi in casa Liverpool, fanno si che il divario tra spesa e ricavo sia di -36.8 milioni, anche in questo caso destinato probabilmente a salire. Fa meglio il Tottenham che migliora i conti, comunque in rosso, di 11 milioni rispetto a Klopp con gli arrivi di Wanyama e Jansen. Peggio di quest'ultime due é l'Arsenal di Wenger che spende 45 milioni solo per Xhaka, ma non riesce a vendere nessuno, condannando il club ad una momentanea perdita di ben 52 milioni.
Tutto questo al 13 d'agosto, ma siamo sicuri che la Premier ci sorprenderà. Intanto "The Wait is finally over: the football's most captivating league returns for an other year of drama, beauty and suspence. PREMIER LEAGUE IS BACK" . 


mercoledì 10 agosto 2016

POGBA, ADDIO AMARO: LA "VECCHIA SIGNORA" PERDE TECNICAMENTE E NON FA UN AFFARE





Pogba non è stato l'affare del secolo e lascia la Juve a corto di "benzina". I tifosi bianconeri, erano tristi all'annuncio, ma soddisfatti di aver completato una plusvalenza monstre con la vendita dell'asso francese. In breve, spesi 94 milioni, ricavati 110, e sedici pronti ad essere reinvestiti. Ma la situazione non è così rosea perché la commissione pagata a Raiola ha scombinato i piani ed ora la Juventus si ritrova con saldo acquisti-cessioni negativo di circa 50 milioni, con pochi centrocampisti, a causa degli infortuni di Marchisio e Khedira, e con giocatori sul mercato tra cui Zaza e Lemina che non sono ancora riusciti a trovarsi una nuova "casa".

Plusvalenze, affari non economici, un vincitore: Raiola
Raiola, nel 2012, quando ha preso sotto la sua "ala" protettiva Pogba, sapeva di avere tra le mani un talento sconfinato: se in un futuro l'avesse venduto, avrebbe fatto una grande quantità di soldi. Per questo motivo, decise di dire alla Juve che in caso di vendita del suo assistito, a lui sarebbe stato dato il 20-25% della cifra finale. In totale dalla cessione, il famosissimo procuratore ha ricevuto 25 milioni dalla società bianconera, 10 milioni dai Red Devils, più altri 11 circa guadagnati nel corso di quattro anni, fanno sì che Raiola si porti a casa una cifra vicina ai 50 milioni. Un Van Gogh ora, di quelli veri, se lo può realmente permettere. 
Lo United dal canto suo, fa solo un affare dal punto di vista tecnico, perché sborsare 110 milioni per un giocatore lasciato partire a zero, mi sa molto di stupidaggine. Anche la Juve non può essere totalmente soddisfatta, perché in fin dei conti tra commissioni ed altro ricava dalla cessione solo 72.6 milioni. Non rientrare nella spesa fatta per Higuain fa male, ma pensare ai margini di crescita di Pogba ancora di più.

Witsel, Matic, Isco: sì ma con quali soldi?
Per sostituire la completezza di Pogba non basterebbe un solo centrocampista, bensì due: per ora i nomi caldi sono Matic e Witsel per la mediana e Isco come fantasista, ma nessuno al momento è accessibile, viste le grandi spese già fatte. Per la Juve, società praticamente basata sull'auto finanziamento, non chiudere l'anno in pareggio o comunque con una perdita minima sarebbe un duro colpo. In effetti i soldi potrebbero arrivare da due o tre cessioni, come quelle di Zaza, Lemina o Hernanes, ma per ora i giocatori in questione non hanno ancora accettato le offerte ricevute. E tutto questo continuo attendere, al mondo Juve, non giova.


martedì 9 agosto 2016

MANCHESTER CITY, NUOVO RECORD! ARRIVA STONES PER 56.5 MILIONI





Mercato dei difensori, nuovo record, 56.5 milioni più 4 di bonus. John Stones arriva finalmente alla corte di Pep Guardiola, nuovo allenatore dei Citizens. A mezzogiorno l'annuncio del passaggio del difensore dall'Everton, che firma fino al 30 giugno 2022, e poi l'update della rosa da parte della Uefa. L'inglese diventa così il difensore più pagato della storia superando i 49.5 di David Luiz nel 2015. 
Sesto acquisto per il City dopo Gundogan (27 milioni), Nolito (18 milioni), Zinchenko (2 milioni), Sané (45 milioni), Moreno (5 milioni) e Gabriel Jesus (30 milioni), che arriverà poi a gennaio.
Prima Pogba, ora Stones, giorno caldo di un'estate ancora più pazzesca in quel di Manchester.

POGBACK FA LA STORIA: POGBA TORNA ALLO UNITED PER 110 MILIONI





"I'm back", firmato Paul Pogba. Oggi alla 1.35 italiana è stato ufficializzato il ritorno del figliol prodigo alla casa dove lo avevano cresciuto. Due mesi di falsi annunci, visite mediche già effettuate e parole mai tramutate in realtà. Lo United ha deciso di annunciarlo il lunedì, e non nel weekend come solitamente si fa, per far sì che il proprio valore azionario salisse. L'annuncio è arrivato in un modo del tutto originale, che sa molto di hollywodiano, via Twitter con un video in cui Pogba indossa una felpa Red Devils che gli copre anche il capo. Poi, via il cappuccio et voilà le message:"Are you ready? Pogback..." Pochi minuti dopo il comunicato ufficiale da parte dei bianconeri:"Juventus Football Club S.p.A comunica di aver perfezionato l'accordo con la società Manchester United Football Club Limited per la cessione a titolo definitivo del diritto alle prestazioni sportive del calciatore Paul Labile Pogba per un importo di €105 milioni di euro pagabili in due anni. Il valore d'acquisto potrà incrementarsi di €5 milioni al verificarsi di determinate condizioni nel corso della durata contrattuale. Tale operazione genera un effetto economico positivo di circa €72.6 milioni, al netto del contributo di solidarietà e degli oneri accessori."
Pogba si è detto felice di tornare allo United, a cui ha riservato sempre un posto nel suo cuore, e contento di iniziare a lavorare con un allenatore come Mourinho. Il portoghese parla di lui come uno dei migliori giocatori del mondo, veloce, forte e abile davanti alla porta, meglio di giocatori più anziani di lui.
Il ragazzo percepirà un ingaggio di 15 milioni in cinque anni, più opzione per il sesto, mentre Raiola otterrà dieci milioni di commissione.

domenica 7 agosto 2016

YES IBRA, YES PARTY: LO UNITED SI AGGIUDICA IL COMMUNITY SHIELD






It's always Ibra-time, recitava un vecchio saggio. Ed in effetti, lo svedese non delude mai dovunque vada. Prima nell'Ajax, diventandone la sua nuova stella, poi nella Juve, vincendo due Scudetti, in seguito nell'Inter diventando l'uomo simbolo della prima era Mancini. E ancora al Barça, decidendo il Clasico, successivamente al Milan dando a Berlusconi il 18º scudetto. Poi a Parigi vincendo Ligue 1 in quantità. Bé ora, a Manchester, Ibra ha deciso ancora una volta di fare the puller, il trascinatore. E un trofeo, il primo da Red Devil di Mourinho, è stato aggiunto in bacheca.
Le due squadre si presentano con schemi praticamente banali: Ranieri schiera il Leicester campione con King al posto dell'ex Kanté. Mourinho schiera Ibra dal primo minuto, supportato dal trio Martial-Rooney-Lingard.
Niente emozioni fino al 10', quando Martial sfiora il gol mandando la palla sull'esterno della rete. Lo United continua a pressare ma le conclusioni di Rooney e Fellaini non spaventano Schmeichel.
Al 20', il primo squillo delle "Foxes", con Okazaki, che prima sfiora il vantaggio scheggiando il palo, e poi su calcio d'angolo, sbatte sulla traversa.
Dodici minuti più tardi, i Red Devils vanno avanti con Jesse Lingard, che salta abilmente i difensori del Leicester e poi buca il portiere danese. Per lui secondo gol in una finale, dopo quello nella scorsa Fa Cup contro il Crystal Palace.
La ripresa inizia subito con un gol, quello dell'1-1 firmato Vardy al 52'. L'attaccante inglese sfrutta uno sciagurato retro passaggio sbagliato di Fellaini, scarta De Gea e appoggia in porta.
Per la successiva mezz'ora non accade niente, poi ci pensa Ibra ad animare il match: al minuto 78 lo svedese sfiora la rete, con il suo tiro che viene respinto sulla riga da Drinkwater. Musa, entrato al posto di Okazaki, aspetta quattro minuti e il suo colpo di testa, di poco sopra la traversa, fa tirare un sospiro di sollievo a Mourinho, che però cambia umore sessanta secondi dopo. Sul cross di Valencia "mister 69 milioni", partito in leggero fuorigioco, fa valere la sua prestanza fisica siglando di testa il suo primo gol Red Devil. Poco impegno, tanta resa. Anche questo rende Ibra un campione. Intanto Mou aspetta Pogba, in arrivo lunedì, e guarda avanti al prossimo obiettivo, che fa di nome Premier e di cognome League.


giovedì 4 agosto 2016

BIG BOOM FOSUN: I CINESI PRONTI A COMPRARE IL MILAN CON L'AIUTO DI JORGE MENDES





Alcuni cinesi scompaiono altri riappaiono. É appena stata pubblicata online la prima pagina di domani della Gazzetta, e il titolo centrale è dedicato al Milan. Il titolo "Incredibile Milan" fa presagire a qualcosa di clamoroso e in effetti il giornale "rosa" non si sbaglia. Il gruppo Fosun, il più grande conglomerato cinese privato con un valore di 11 miliardi, che ha appena comprato il Cirque du Soleil e Palazzo Broggi, oltre che al grattacielo della JP Morgan Chase a New York. L'azienda ha stretto un'alleanza con Gestifute, la società dell'agente calcistico più famoso al mondo, Jorge Mendes, per farsi largo anche nel calcio, dove ha appena acquistato il Wolverhampton di Zenga per 64 milioni.
L'offerta sarebbe di 740 milioni, debiti compresi, cifra vicina a quella offerta dall'altro gruppo cinese, quello di Galatioto. Per i tifosi del Milan una buona notizia, dopo settimane di pura incertezza, tra mercato e vendita della società bloccati. L'entrata di Fosun nella trattativa per l'acquisto del Milan potrebbe sbloccare la situazione. A Fininvest, dopo i 700 milioni di Vivendi non ricevuti, servono soldi al più presto e se il gruppo di Galatioto non esce allo scoperto definitivamente, scommetto che passare da un cinese ad un altro non sia un problema...
Seguono aggiornamenti nella giornata di domani

lunedì 1 agosto 2016

BOLT, THE HUMAN FLASH





"I'm Barry Allen and I'm the fastest man alive." Così iniziano tutte le puntate della nuova grande serie firmata The CW, e credo che anche Bolt possa dire ciò prima di ogni gara.
A quattro giorni da Rio è pronto ad atterrare in Brasile, circondato da giornalisti e fan, pronto a fare ancora triplete, pronto a diventare di nuovo tricampeão. Mentre siamo in attesa, mentre siamo pronti a farci illuminare dalla sua falcata, ripercorriamo la carriera di Bolt, o meglio di "Lightning" Bolt.
Usain St. Leo Bolt nasce a Trelawny il 21 agosto 1986. La sua spiccata dote atletica viene dotata fin da subito, e dopo una parentesi in cui il ragazzo pratica cricket, i genitori lo spingono a diventare un "velocista". Nel 2001 giunge secondo nella finale dei 200 metri del campionato scolastico, mentre lo stesso anno fa il suo esordio internazionale ai Mondiali di Debrecen, nella categoria Allievi, dove però non si qualifica per la finale: migliora comunque il suo record personale scendendo sotto i 22". Tra il 2002 ed il 2003 batte numerosi record, tra cui il primato mondiale juniores, realizzando il tempo di 20"13, in assenza di vento.
Nel triennio 2004-2007 Bolt scende sotto i 20", prima nel meeting di Londra nel 2004 segnando il tempo di 19"99, e successivamente all'Athletissima di Losanna nel 2005 con il tempo di 19"88.
Prima delle Olimpiadi 2008 di Pechino ristabilisce il record sia nei 100 che nei 200 metri rispettivamente con i tempi di 9"72 e 19"67. 
Bolt parte da favorito, anche se molti indicano come probabili vincitori o Asafa Powell oppure l'americano Justin Gatlin. Invece Bolt non solo vince, anzi stravince, stabilendo nuovi primati: nei 100 vince in 9"69 e nei 200 in 19"30, battendo di due secondi il record di Michael Johnson. L'allenatore del giamaicano disse che "se Bolt non si fosse praticamente fermato, e se non avesse avuto la scarpa slacciata avrebbe potuto fermare il cronometro su 9"52. Dopo aver vinto il terzo oro nella 4X100, stabilendo anche qui il record del mondo, Bolt diventa la nuova icona dell'atletica leggera. L'anno dopo, ai Mondiali di Berlino, si ripete migliorando le sue prestazione in entrambe le gare: 9"58 nei 100 e 19"19 nei 200. Dopo queste due vittorie, Usain si ripromette di allenarsi per correre i 400 metri e per il salto in alto.
Dopo un anno passato ai box per i molti infortuni, Bolt torna più carico che mai ai Mondiali di Daegu in Corea del Sud. I 100 metri però non sembrano che quell'anno siano a lui adatti. Alla partenza della finale, infatti Bolt parte prima dello "sparo", venendo quindi squalificato. Con un getto di stizza si toglie la maglia e lascia lo stadio, evitando di assistere alla vittoria del connazionale Yohann Blake. Si riconferma comunque sui 200 e nella 4X100, ovviamente vincendo.
A Londra dice di voler diventare il più grande atleta di tutti tempi e in effetti non mente. 19"63 nei 100, nuovo record mondiale; 19"32 nei 200; 36"84 nella 4X100 stabilendo un nuovo record mondiale. Sei ori nei due mondiali successivi dimostra ancora una volta che Bolt a 30 anni sia capace di dominare tutte le gare. Ora a 30 anni e 345 giorni, si sta preparando per la solita "banale" routine. Pronto ad essere seguito da tutto, alle 3.25 del 15 agosto. 
Lo stesso Bolt afferma:"A lot of legends came before me, but this is my time" (Ci sono state molte leggende prima di me, ma questo è il mio momento). Che sia il suo momento è sicuro, che diventi una leggenda anche.