Il campionato più bello, ed italiano, di sempre sta per cominciare. Oggi alle 13.30, la stagione 2016-17 di Premier League sarà aperta da Hull City-Leicester. Poi via via tutte le altre: il City di Guardiola alle 18, Mou e Ibra contro il Bournemouth domenica alle 14, Wenger-Klopp alle 17, il Chelsea di Conte nel Monday Night contro i concittadini del West Ham. Questo l'antipasto della Premier meno anglosassone e più "spendacciona" di tutti i tempi. Scopriamone i protagonisti, in campo e in panchina, le neo promosse e il mercato fatto.
PROTAGONISTI "ON THE PITCH"
Due dei principali protagonisti si sono presentati in modo completamente diverso. Zlatan Ibrahimovic alla solita maniera, segnando e facendo vincere la sua squadra, stavolta in Community Shield. Pogba arrivando invece con una Chevrolet, ovviamente rossa. Ibra ha attirato subito a sé tutte le attenzione, come d'altronde fa sempre, solo che quest'anno è in Premier League, l'NBA del calcio, un campionato difficile, equilibrato e bellissimo allo stesso tempo, sicuramente più complicato della modesta Ligue 1. Non sono più ansioso di ammirare la coppia Vardy-Mahrez, come un anno fa, perché conosco già le loro qualità ed i loro difetti e ormai il tempo per parlare di tutto ciò è passato. Da Pogba mi aspetto che si ambienti velocemente, visto che conosce già il British football.
Da vedere invece la stagione di Kane e Alli, delusioni all'Europeo in una nazionale ancora più deludente, ma capaci di stupire tutti nella squadra del quartiere ebreo londinese. Voglio capire fino a dove il talento di questi due baldi giovani arriverà, supportato da una squadra che ha cambiato poco o nulla in tre mesi di mercato. Il centrocampista è stato eletto miglior giovane della stagione, mentre il centravanti è stato indicato come miglior attaccante inglese da una leggenda come Alan Shearer.
Voglio vedere se il gioiellino Stones, prelevato per 56.5 milioni dall'Everton si adatterà al calcio di Guardiola magari in un ruolo alla Mascherano. Particolare attenzione da dedicare anche a Xhaka e Wijnaldum, simboli di un Arsenal e un Liverpool che vogliono tornare ai fasti di un tempo, pagati tanto forse anche troppo soprattutto nel caso dello svizzero, prelevato dal Mönchengladbach per 45 milioni.
Payet, Llorente e Deeney i top player delle principali possibili sorprese. La stella francese tenterà a suon di punizioni magiche di riportare ancora gli Hammers in Europa, l'attacante un tempo galeotto proverà a trascinare Mazzarri alla salvezza, mentre "El Rey Leon" ex Juve e Siviglia porterà la sua esperienza ad una squadra ora orfana del capitano Williams. Sperando che il vento del Galles li guidi verso i 40 punti, sinonimo di permanenza in Premier.
PROTAGONISTI "ON THE BENCH"
In questi anni, i tifosi hanno imparato che le star non sono solamente in campo ma anche in panchina. Gli allenatori, nel corso degli anni, a cominciare da Ferguson sono diventati una sorta di santoni, tanto che a volte i club pensano a ingaggiare prima loro degli stessi calciatori. Quest'anno la Premier vanta un'offerta ricchissima: a Manchester il derby degli "io odio tu, tu odi me" Mourinho-Guardiola, a Londra la lotta per lo strapotere cittadino tra il "sempreverde" Wenger, il giovane ma già bravo Pochettino e "The Man Born Under Pressure" Antonio Conte, a Liverpool il fattore K, come i nomi degli allenatori di Reds e Toffies, Klopp e Koeman. Poi gli altri italiani a cominciare dal campione in carica, Claudio Ranieri, per poi proseguire con l'uomo-salvezza dello Swansea, Francesco Guidolin, e per terminare con la "new entry" Walter Mazzarri, che diverte tutti con il suo inglese, diciamo un po' scolastico. A tenere alto l'onore britannico ci sono solo sette coach al servizio di Sua Maestà. Quattro inglesi, Howe del Bournemouth, Pardew del Crystal Palace, Dyche del Burnley e Phelan dell'Hull City. Di gallesi ne troviamo solamente due, Pulis del West Brom e Hughes dello Stoke City, mentre a sventolare la bandiera scozzese c'é Moyes, ex Everton e United ora al Sunderland. I proprietari stranieri in Premier sono 14 su 20, gli allenatori uno in meno, come a dire "Foreigners do it better".
LE NEOPROMOSSE
Negredo, Ramirez, Fischer, Guzan, Valdes, De Roon. Questa la buona campagna acquisti che ha dato il via alla nuova stagione del Middelsbrough, tornato nella massima divisione dopo sette anni, guidato da Aitor Karanka. Mercato non male per una squadra che punta alla salvezza. Sognare di arrivare sopra il 17º posto non nuoce.
Dentro Gudmunsson, fuori Joey "macellaio" Burton. Questo in breve il mercato del Burnley che quest'anno punta a salvarsi, cercando di evitare di ripetere l'annata di due anni fa, quando da neopromossa salutò dopo solo un anno la Premier terminando 19º. Al timone, ovviamente Sean Dyche a.k.a. Ginger Mou.
Trovarsi con tredici giocatori e senza allenatore alla vigilia dell'inizio di tutto deve essere abbastanza preoccupante. Se poi aggiungiamo un presidente che non spende uno spicciolo, perlopiù in rotta di collisione coi tifosi, ecco che la "frittata" è fatta. Ultimo posto quasi certamente assicurato per l'Hull City.
MERCATO E BILANCIO ENTRATE-USCITE
Brexit o non Brexit le inglesi spendono, e tanto. Il 23 giugno l'uscita del Regno Unito dall'Europa sembrava aver sconvolto anche il football, che però non ha fatto una piega. Delle venti squadre partecipanti, solo Everton, Southampton, Swansea e Hull City hanno chiuso l'annata in positivo, con le restanti sedici in perdita.
A guidare la classifica, ovviamente José Mourinho e il suo Manchester United, che segnano un bel -185 milioni riguardo al rapporto acquisti-cessioni. 190 milioni per i quattro giocatori, Ibra è arrivato a parametro zero, richiesti dallo Special One, che intanto si è assicurato un contratto da 60 milioni in tre anni. Spese comunque ammortizzate dai super sponsor dei Red Devils: Adidas garantirà ancora 800 milioni per i prossimi otto anni, mentre Chevrolet "solo" 401 fino al 2021.
Il Manchester City di Guardiola non è da meno dato che avere più o meno 170 milioni di perdita ogni anno è ormai diventato un habitué da quando Mansour "manda avanti la baracca". Spendere per i giovani era lo slogan di quest'anno, rispettato alla perfezione grazie agli ingaggi di Stones e Sane per un totale di circa 90 milioni spesi.
La perdita di 1.7 milioni non spaventa i campioni del Leicester, che con i 150 milioni ottenuti dalla vittoria ne hanno di soldi da spendere. Il -45 che ad ora fa segnare il Chelsea credo fermamente che aumenterà perché due acquisti, seppur di ottimo livello, sono pochi per Abramovich.
Mané e Wijnaldum, nuovi arrivi in casa Liverpool, fanno si che il divario tra spesa e ricavo sia di -36.8 milioni, anche in questo caso destinato probabilmente a salire. Fa meglio il Tottenham che migliora i conti, comunque in rosso, di 11 milioni rispetto a Klopp con gli arrivi di Wanyama e Jansen. Peggio di quest'ultime due é l'Arsenal di Wenger che spende 45 milioni solo per Xhaka, ma non riesce a vendere nessuno, condannando il club ad una momentanea perdita di ben 52 milioni.
Tutto questo al 13 d'agosto, ma siamo sicuri che la Premier ci sorprenderà. Intanto "The Wait is finally over: the football's most captivating league returns for an other year of drama, beauty and suspence. PREMIER LEAGUE IS BACK" .

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