Alla fine Donnarumma ha scelto di non rinnovare con il Milan. Perde il calcio, perde il Milan, perde Gigio. L'unico che ci guadagna è Raiola
Il bacio è il segno di affetto e amore per antonomasia, che certifica un amore incondizionato per una persona, o per una qualsiasi squadra di un qualsiasi sport. Quando qualcuno bacia qualcuno o qualcosa, che sia una essere umano, uno stemma o un simbolo religioso, sta dando la prova di tenere con tutto se stesso a quest'ultimo, come se fosse la sua unica ragione di vita.
Il bacio, però, può anche essere considerato come un lampante esempio di un amore falso, fasullo, non vero, fatto solamente di promesse che in fin dei conti si rivelano false: il bacio è anche un segno di tradimento, e la storia ce lo conferma. La dimostrazione più conosciuta e che più ci viene alla mente è sicuramente quella di Giuda, che tradì Gesù con un bacio prima di consegnarlo alle guardie in cambio di trenta denari. Di alta infedeltà, nel calcio, ne abbiamo vista molta nel corso degli anni. Partendo da Collovati, che nel 1982 lasciò il Milan appena retrocesso per i cugini interisti, passando per Tevez, Higuain, Pjanic e Figo, la lista di atleti che ha cambiato maglia per la sete insaziabile di denaro è molto lunga, ma sicuramente l'esempio di Donnarumma fa discutere ancora di più. Fa discutere in particolar modo per l'età e per il denaro, perché fino a ieri pomeriggio nessun enfant prodige aveva mai rifiutato 22.5 milioni in 5 anni dalla sua squadra del cuore, dal club che affermava di supportare fin da bambino. Ma prima di approfondire il capitolo Gigio è meglio parlare di come il ragazzo con la sua scelta ha influenzato e influenzerà il calcio.
Dal 2009 in poi, the beautiful game è cambiato parecchio, a causa soprattutto dell'arrivo sulla scena degli sceicchi, che anche rispetto ai loro coetanei russi, hanno speso (e talvolta sprecato) quantità di soldi che farebbero sopravvivere una famiglia per più di qualche decennio. Con i contratti milionari, con super sponsorizzazioni e agenti simili più a slot machine che ad essere umani, le sorti del calcio e il rapporto tra quest'ultimo e il denaro sono cambiati definitivamente. Addio bandiere, tranne qualcuno che se n'è andato quest'anno come Totti e Lahm e qualcuno che resiste come Akinfeev, e benvenuti superatleti, che cambiano squadra seguendo i soldi e le vittorie al posto che la passione e gli ideali. Esempi lampanti come Higuain e Pjanic, sicuramente i più conosciuti, ci aiutano a capire come ormai la riconoscenza per un gruppo di persone che ti osannano e ti amano non esista probabilmente più e come ormai il romanticismo nel calcio sia qualcosa legato al passato. La memoria storica, e in questo caso calcistica, dovrebbe però aiutare i calciatori di oggi nel compiere le loro scelte. I vari Zanetti, Totti e Del Piero dovrebbero essere esempi da seguire, non da considerare obsoleti come molti al girono d'oggi fanno. Perché non è che l'offerta del Milan fosse ridicola o banale: 5 milioni non li guadagnano tutti e soprattutto non li guadagnano tutti i portieri. Accettando l'offerta del Milan, Donnarumma sarebbe diventato il più pagato in rosa, e il terzo estremo difensore meglio retribuito del mondo, dietro solo a due fenomeni come Neuer e Courtois e anche davanti al suo idolo Buffon (che guadagna attualmente 4 milioni).
Invece no, ha scelto di cambiare squadra, di accettare una proposta economica leggermente superiore, solo perché nella prossima squadra in cui andrà a giocare farà la Champions e vincerà trofei subito. Ha scelto di tradire, tradire tutti quei tifosi che fin dalla prima partita disputata gli avevano riservato parole al miele, parole d'amore, che si dicono solo a chi si pensa che possa diventare una bandiera, un simbolo del club. Le sue parole, sul suo futuro, avevano nel tempo rassicurato tutti, anche i più scettici, sulla sua permanenza. Voleva diventare come Totti e Buffon, rimanere con la stessa maglia per almeno 10 anni, o magari fino a 38, rifiutando nel corso del tempo il Barcellona e le altre big d'Europa. Invece no, nel giorno più importante ha preferito dire di no, rifiutare, e mettersi contro tutta una tifoseria, che si è riversata sui social per esprimere la propria rabbia. Non sono da credere quelli che affermano che Gigio non ha avuto libertà di scelta sulla questione, perché come ha ribadito ieri ben due volte Marco Fassone, la scelta è stata presa dal portiere e non dal suo agente. Agente che è stato chiamato da Donnarumma due anni fa e che fin da quel momento ha architettato il tutto, aspettando il momento più opportuno per riuscire a portare a compimento il suo piano. Ma mentre Raiola, pur non piacendo a molti per i suoi metodi di lavoro e per come gestisce i suoi giocatori, il lavoro suo lo fa nel modo corretto e che decide lui, chi probabilmente in tutta questa storia ha sbagliato è anche la famiglia. Se sai che tuo figlio ama la città, vuole vivere lì, è quasi nato e cresciuto con i colori rossoneri cuciti addosso, è possibile avere la vista così annebbiata da convincere tuo figlio a firmare un contratto con una macchina da soldi qual è Mino Raiola, conosciuto da tutti per portare dove vuole lui i suoi assistiti? Ed ecco che anche i genitori, non sono senza colpe, perché a 18 anni un ragazzo dovrebbe pensare a tutte altre cose, eccetto che ai soldi. Quelli tanto, cari padre e madre di Gigio, sapete già che li guadagnerà e in grande quantità, ovunque andrà: perché non potete fargli vivere il sogno della sua carriera ancora per qualche anno?
L'ultima a perderci, ma che non ha quasi nulla da recriminarsi, è la società. Dirigenza che ha fatto di tutto per trattenere il ragazzo, offrendogli prima 3, poi 4 e infine 5(!!) milioni a stagione. Fassone e Mirabelli l'hanno precisato: Gigio sarebbe diventato il simbolo del nuovo corso, della nuovi proprietari, della nuova era Milan, la prima senza Berlusconi e Galliani al timone. L'unica colpa che probabilmente hanno è stata la gestione dei rapporti con l'agente italo-olandese, con il quale la situazione non è mai stata delle migliori soprattutto tra Raiola stesso e Mirabelli, che tra tutti era quello più "ansioso" di chiudere i rapporti. Anche l'aspetto della clausola rescissoria è sicuramente stato uno dei punti di divergenza delle due parti, perché da un lato c'era il Milan che voleva che per Donnarumma si fissasse un prezzo di 100 milioni, mentre dall'altro c'era il noto agente internazionale che chiedeva molto meno. Il Milan, dimostrando di essere una società non schiava dei super procuratori di oggi, non ha accettato di sottostare alle richieste di Raiola, ed è questa probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso: il mancato accordo è stato la ciliegina sulla torta (in negativo) di una telenovela he ormai durava da qualche settimana.
L'unico sostanzialmente a uscirne vincitore è chiaramente l'agente di Gigio. Non esce da sconfitto, cosa che invece è capitata a tutti gli altri presenti nella disputa, perché alla fine Raiola ha puramente e solamente svolto il suo lavoro di procuratore di un calciatore. Poi, su come l'abbia svolto, si può aprire un discorso a parte, ma non possiamo non sottolineare come l'agente FIFA abbia fatto ciò che il suo lavoro richiede, ovvero parlare con il giocatore e con la società, confrontarsi con entrambi ed infine comunicare la decisione presa dal suo assistito. Raiola, da tutta questa questione, ne uscirà sicuramente arricchito, con le tasche piene di denaro e popolarità, perché con il caso Donnarumma, il suo nome verrà sicuramente nominato molte più volte di quanto già non lo si faccia ora. Il fatto che Carmine detto Mino, propendesse per un trasferimento non era qualcosa di nuovo, dato che non era molto sicuro e fiducioso sulla società tanto all'inizio quanto ora (le sue dure parole rimarranno scolpite nel marmo) e visto che storicamente i suoi assistiti si trasferiscono ogni 3-4 anni massimo, appena c'è una possibilità molto importante di vare soldi (vedi Ibra al Barcellona, Balotelli al City e Pogba allo United).
Non c'è quindi da sorprendersi che qualsiasi squadra l'abbia chiamato al telefono della sua casa di Montecarlo, abbia ricevuto un sì riguardante a un possibile incontro e a una possibile discussione. Perché nonostante in Spagna diano un pre-accordo tra Gigio e il Real già ad aprile (e questo secondo qualcuno è la ragione delle ultime non brillanti prestazioni del #99 milanista), probabilmente Raiola aveva iniziato l'opera di convincimento da molto prima, chi lo sa da quanto tempo.
Perché un conto è convincere un Ibrahimovic a cambiare squadra, uno che sicuramente non si fa gestire da un altra persona (almeno a proposito dei trasferimenti), un altro è invece farlo con un 18enne pieno di speranze e con talento da vendere.
Giocare con i sentimenti di qualcuno è qualcosa molto legato alle love stories e alle telenovele. Se però si pensa al calcio come qualcosa di passionale, ecco che allora un punto di contatto c'è, esiste. E ci dispiace non poco.

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